«Sarò il secondo uomo bianco sotto i 10 nei 100»
La carica di Tumi: «Il 6"51 nei 60 vale 10"06 Ho migliorato il finale: volerò pure all’aperto»
Non ha festeggiato: «Perché sono arrivato a casa tardi e perché mi riservo di farlo dopo gli Europei di Göteborg». Michael Tumi, archiviato il grande 6"51 sui 60 di domenica ad Ancona, a 1/100 dalla miglior crono mondiale 2013, guarda avanti. «Punto a scendere sotto i 6"50 e all’oro continentale» aveva detto a caldo. E’ pronto a ribadirlo. Nessuna emozione? «Ho già pagato lo scotto due settimane fa, col record italiano portato a 6"53 dopo 22 anni. Adesso sono solo felice». Ha parlato di nuova fiducia, di crescita mentale: tutto qui? «Ho svoltato anche tecnicamente. Nell’approccio all’atletica, da alcuni mesi, sono molto più professionale». Cosa intende? «Il mio allenatore, Umberto Pegoraro, ex quattrocentista da 47"2 delle FiammeOro, è assunto in Polizia. Grazie anche all’intervento della Fidal, per seguire meglio me e il nostro gruppo, ha ottenuto alcune licenze speciali, qualche distacco. Oggi lavoriamo tutti meglio. In particolare abbiamo più tempo da dedicare all’assetto di corsa». Dove fate base? «A Vicenza sfruttiamo una struttura alla quale manca poco: c’è un rettilineo coperto di 60 metri, sul quale, considerando le protezioni possiamo, correre per 45. All’aperto, invece, siamoal campo scuola Ferraro. Da casa, da Bolzano Vicentino, è tutto a 10-15’ d’auto». Chi fa parte del gruppo? «Juarez, che domenica ha vinto i 400, Cappellin, che è stato 5˚ e i velocisti Pino e De Monte». In cosa è cresciuto? «Prima ero un buon partente. Adesso ho trasformato il mio limite, il tratto finale, in punto di forza. Raggiungo in fretta il picco di velocità e, grazie all’acquisita capacità di rimanere decontratto, non calo. Tutto ciò do- vrebbe permettermi di fare ottime cose anche all’aperto». E’ frutto di un processo? «Anche di un mirato lavoro in palestra. Comunque non faccio più di sei sedute alla settimana, di circa 2h30’ l’una». E’ pure leiun seguace della «forza lenta»? «No, non ci crediamo. Piuttosto guardiamo a quel che si fa oltreoceano. Studiamo e poi adattiamo. Col mio coach c’è un confronto continuo». Perché in luglio ha lasciato l’Aeronautica? «Per entrare in Polizia: ho modo di stare più vicino a Pegoraro, di avere qualche vantaggio economico e lui, di rimando, di godere di quella maggior autonomia».
COLOMBO Avete calcolato quanta vale 6"51 sui 100? «Intorno a 10"06-10"07. Sarà il mio obiettivo. Anche se il sogno è diventare un nuovo bianco sotto i 10"00». Ha qualche modello? «Mi piacciono l’entusiasmo di Bolt, le partenze di Powell e di Gatlin e il lanciato di Gay». Non le manca in calcio? «Giocavo a centrocampo. L’ho lasciato nel 2006 per l’atletica. Resto solo tifoso della Juve». La seguono, in famiglia? «Sono figlio unico: ad Ancona, in tribuna, c’erano mamma Susanna e papà Sami». Con chi se la vedrà in Svezia? «Col francese Vicaut su tutti: ha corso tre volte in 6"53. Poi con lo spagnolo Rodriguez, che vanta un 6"55. E non dimentico Chambers». Quanto conta la nuova Fidal in questa esplosione dell’atletica italiana? «Tanto: c’è un clima nuovo e molta voglia di ripartire».