I Lakers piangono papà Buss Con lui dieci titoli in 34 anni
I Lakers hanno perso il loro papà. Ieri al Cedars Sinai Hospital di Los Angeles è morto Jerry Buss, 80enne proprietario della franchigia gialloviola dal 1979, quando la comprò da Jack Kent Cooke per 67,5 milioni di dollari (nel pacchetto c’erano anche i Kings della Nhl, il Forum e alcuni terreni in California, oggi secondo Forbes i Lakers valgono attorno al miliardo), trasformandola nella seconda più vincente nella storia della lega (16 titoli dietro ai 17 dei Celtics, 10 dei quali arrivati con lui ai comandi). Grandissimo uomo d’affari, capace di crearsi una fortuna con un investimento iniziale di 1000 dollari, spesi nell’acquisto di una quota di appartamenti quando arrivò a L.A. dal Wyoming, se non ci fosse stato il tetto salariale avrebbe probabilmente portato altri titoli a Los Angeles, tanto era il suo desiderio di vittoria, senza star troppo a guardare al portafogli. Generoso (fu un suo prestito a permettere a Donald Sterling di comprare i Clippers), amante della bella vita e soprattutto delle belle donne, gran giocatore di poker (arrivò terzo nelle World Series del ’91 nel 7 card stud), è stato il creatore dello Showtime, con cui Magic Johnson e Kareem Abdul Jabbar non solo vinsero 5 anelli ma entusiasmarono l’America dei canestri, trasformando una città che era di proprietà esclusiva dei Dodgers di baseball, nel regno dei Lakers. Buss era malato di cancro e ultimamente il controllo della franchigia (per quanto riguarda gli aspetti cestistici) era in mano al figlio Jim, non esattamente fatto della stessa pasta, mentre la figlia Jeanie, futura moglie di Phil Jackson, si occupa della parte finanziaria. Ed è anche per questo che la sua morte lascia un vuoto ancor più indelebile tra i tifosi gialloviola. Senza il genio e l’inventiva di Jerry Buss i Lakers non saranno più gli stessi.