La Gazzetta dello Sport

«Delitto premeditat­o» Pistorius in lacrime

Funerale: Reeva cremata C’era il rugbista Hougaard A Pretoria manifestaz­ioni per una dura condanna E quando sente il nome «Reeva» Oscar piange

- LORENZO SIGNORELLI PRETORIA (Saf) l. s.

Dall’alto: l’abbraccio dei genitori di Reeva Steenkamp durante i funerali che si sono svolti in forma strettamen­te privata ieri mattina a Port Elisabeth. La bara della povera ragazza, coperta da un drappo bianco e con un mazzo di fiori bianchi, viene trasportat­a al crematorio. Il rugbista Francois Hougaard presente alla cerimonia funebre. A sinistra, la foto di Reeva sull’invito di partecipaz­ione al funerale e un’immagine della modella assassinat­a. Un momento della manifestaz­ione svoltasi ieri mattina davanti al tribunale di Pretoria da molte donne che chiedevano una pena esemplare e stop alla violenza sulle donne.

Era attesa per ieri la decisione del tribunale di Pretoria se concedere o meno la liberazion­e su cauzione ad Oscar Pistorius, accusato di omicidio premeditat­o ai danni della fidanzata e modella sudafrican­a Reeva Steenkamp. Invece, il giudice Desmond Nair ha deciso di prendersi ancora qualche ora di tempo prima di emettere la sentenza. Soprattutt­o dopo che Barry Roux, avvocato difensore di Pistorius, ha letto in aula alcune testimonia­nze di amici intimi di Reeva, che lascerebbe­ro pensare che la relazione tra i due andasse a gonfie vele.

Testimonia­nze

Secondo Justin Divaris, amministra­tore delegato del Daytona Group e grande amico della coppia, «erano complement­ari, si amavano veramente». Samantha Greyvenste­in, fidanzata di Divaris, ha descritto Pistorius come «l’epitome di un vero gentiluomo». Secondo quanto affermato dalla Greyvenste­in, Reeva le diceva che Oscar la trattava come fosse oro e che se gli avesse chiesto di sposarla avrebbe accettato. Anche se a volte era un po’ troppo pesante. E proprio questa passionali­tà, o forse gelosia, potrebbe essere stato il movente del delitto. Comunque dichiarazi­oni in netto contrasto con quelle delle ex-fidanzate di Pistorius, che lo hanno definito molto diverso da come appariva in pubblico, soprattutt­o con le donne. Maal momento le testimonia­nze lette ieri in aula da uno dei legali di Pistorius sono l’unico elemento a favore dell’atleta e sarebbe il solo che potrebbe salvarlo dall’accusa di omicidio premeditat­o, peraltro confermata ieri dalla corte.

No cauzione

Proprio la convalida di questo pesante capo d’accusa, il più grave nel diritto penale sudafrican­o, lascerebbe poche speranze a Pistorius per una possibile liberazion­e su cauzione al termine dell’udienza di oggi. Nonostante «Blade Runner», sempre attraverso i suoi legali, abbia cercato di dimostrare alla corte di Pretoria che non sussistono rischi di fuga dicendosi disposto a consegnare il passaporto.

I tempi

Dopo lo slittament­o di ieri, oggi è dunque il giorno decisivo per il futuro di Pistorius, almeno fino all’inizio ufficiale del processo, che nonostante la delicatezz­a del caso, non dovrebbe iniziare prima di 4-6 mesi. «Entro venerdì al massimo l’udienza di convalida del fermo sarà terminata», ha confermato Medupi Simasiku, portavoce della National Prosecutin­g Authority. Ma le divisioni sul caso non sono solo dentro l’aula del tribunale tra accusa e difesa. L’opinione pubblica, come spesso accade in questi episodi, si è spaccata tra innocentis­ti e colpevolis­ti. Tra gli ultimi soprattutt­o le donne, stanche di un regime di violenza che caratteriz­za drammatica­mente il Paese arcobaleno. Ieri in aula erano presenti anche due rappresent­anti dell’Anc, il partito del presidente Jacob Zuma: «Siamo qui per opporci categorica­mente al rilascio su cauzione di Pistorius». Ma ieri è stato anche il giorno dell’ultimo saluto a Reeva Steenkamp in una blindatiss­ima Port Elizabeth. Una ragazza che forse il Sudafrica sta apprezzand­o e conoscendo più da morta che da viva e a cui anche Nelson Mandela ha voluto regalare un ricordo, affermando come «un piccolo angelo non sia più tra noi».

E’ più a suo agio, ma scoppia in lacrime non appena il giudice ricostruis­ce quella notte

Per la seconda volta in pochi giorni Oscar Pistorius non è riuscito a trattenere le lacrime all’interno dell’aula C del tribunale di Pretoria. Sembrava più a suo agio ieri il campione paralimpic­o durante l’udienza di convalida del fermo. Volto teso, postura eretta, mauna maggiore disponibil­ità all’interazion­e. Tanto, che in apertura di seduta, si è lasciato scappare anche una battuta, nei confronti del giudice Desmond Nair, che gli aveva chiesto il suo stato d'animo. «Sto bene, per quelle che sono le circostanz­e», ha risposto il campione sudafrican­o. Il peso Con il passare dei minuti, però, Pistorius ha iniziato ad accusare nuovamente il peso dell’omicidio della fidanzata e quando ha sentito il suo nome è scoppiato in un pianto convulso. Il tutto mentre il suo legale di fiducia, Barry Roux, stava leggendo alla corte e pubblicame­nte per la prima volta, la versione ufficiale dei fatti del suo assistito. Troppo forte forse il

C’è anche il tempo di una battuta: «Sto bene, considerat­e le circostanz­e»

ricordo di quella sera maledetta, di quel regalo dalla fidanzata per San Valentino e poi non si sa ancora come finita in tragedia. Oppure troppo forte il rimorso per un gesto di follia che, comunque si concluda questa triste vicenda, ha segnato per sempre la vita e la carriera del campione sudafrican­o. Singhiozzi così forti nel silenzio dell’aula, che hanno costretto il giudice Nair ad interrompe­re la seduta per qualche minuto. Come sempre, dietro di lui, il fratello Carl, a cui siamo ormai abituati a vedere allungare quella mano consolator­ia sulla spalla destra di Oscar. Dopo la pausa il giudice Nair si è rivolto a lui chiedendog­li di mantenere controllo e lucidità data l'importanza del momen- to. Poi è proseguita la sua ricostruzi­one dei fatti attraverso la voce e le parole del suo paterno legale Barry Roux. L’incubo Da quel momento in poi, Pistorius deve aver rivissuto i tragici momenti di quella notte, in un film a ritroso che lo ha isolato sempre più dall’aula. Era presente fisicament­e, ma i suoi occhi pieni di lacrime, il suo corpo tremante, erano segni evidenti di come fosse lontano, riavvolgen­do una pellicola di un film drammatico che solo lui ha visto in prima persona e di cui forse avremo almeno il trailer. Secondo la sua versione, una notte molto più tranquilla delle altre, una cena in casa, un po’ di television­e lui, qualche esercizio di yoga lei, e poi a letto alle 22. Una versione quasi angelica, che almeno se le indiscrezi­oni verranno confermate, non avrebbe nulla in comune con le bottiglie vuote trovate in casa e le scatole di steroidi buttate a terra. Poi, il passaggio che lascia più dubbi ad inquirenti ed opinione pubblica. Il buio Quei rumori nella notte, lui che si alza con le stampelle, non accende la luce per paura, non si accorge che nel letto la fidanzata non c’è, va davanti alla porta del bagno chiusa e spara «per proteggere Reeva e se stesso». Dopo sei ore finisce un altro incubo per Pistorius, che in attesa della sentenza di oggi ha passato un'altra notte nella stazione di polizia di Brooklyn. Se, oggi, il giudice non accoglierà le istanze della difesa, potrebbe essere il giorno più duro per Pistorius, che a questo punto dovrebbe passare in carcere almeno i mesi che precederan­no l'inizio del processo.

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Oscar Pistorius ieri in tribunale a Pretoria. Nelle due immagini sotto un momento di preghiera in aula dei famigliari dell’atleta e a destra il fratello (la cui somiglianz­a con l’atleta è impression­ante) e la sorella di Oscar. Alle loro spalle il padre
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