La Gazzetta dello Sport

Il best seller del calcio Da Savicevic a Pato da Suarez a Rivaldo Milan-barça = show

Tutto cominciò nel 1959 con una lezione di Herrera Poi la grande notte del 1994 e tante sfide-spettacolo

- GERMANO BOVOLENTA

La prima volta è una Coppa dei Campioni un po' lontana, 4 novembre 1959. Unbuon giorno, un pomeriggio splendido. Il 1959 è effervesce­nte, stiamo entrando nei favolosi Anni Sessanta con grandi novità. A Cuba Fidel Castro guida i suoi barbudos e rovescia il dittatore Fulgencio Batista. L'Alaska e le isole Hawaii entrano a far parte degli Stati Uniti. Viene venduta la prima bambola Barbie. Prima cintura di sicurezza su un'auto: la introduce la Volvo. Nasce Carlo Ancelotti, vincerà 4 Coppe dei Campioni con il Milan. Herrera e Suarez A San Siro il 4 novembre ci sono 60 mila spettatori e il Barcellona non fa tanta paura. I rossoneri si sono qualificat­i agli ottavi eliminando l'Olympiakos. All'andata ad Atene due gol di Altafini, nel ritorno tripletta di Danova. Il Barça è forte, è già famoso, è allenato da Helenio Herrera, l'hombre de la revolucion (ovviamente calcistica). E' leggerment­e favorito, ma non imbattibil­e. Sulla carta. Sul campo invece dà spettacolo, è «leggero e ficcante», i suoi uomini si muovono «in perfetta sincronia». Vince 2-0, quel Barça. Il primo gol è di Verges (mezza papera di Ghezzi all'esordio), il secondo di Luisito Suarez apprendist­a Pallone d'oro. Helenio e Luis entrano per la prima volta nello stadio che segnerà la loro storia con l'Inter. Liedholm e il rigore E' un pomeriggio particolar­e. Nils Liedholm, il grande Barone, sbaglia un rigore. Possibile? Sbaglia anche lui. Poi, più tardi dirà: sai, il loro portiere si è mosso con largo anticipo, è uscito sei metri dalla porta. Il pubblico non fischia, non può fischiare Liedholm, anche se sbaglia un calcio di rigore. Alla fine si alza in piedi e applaude Suarez per un gesto molto sportivo. Luisito sta attaccando, il difensore Zagatti è a terra infortunat­o e lui mette la palla a lato. Il ritorno è una passeggiat­a per il Barcellona. I nonni di Messi e Iniesta travolgono il povero Milan con lo scudetto sul petto. Manca Suarez, ma con il 10 c'è Kubala: 5-1, tanti pianti e tanta malinconia. L'allenatore dell'Edilnord Il Milan torna a Barcellona molti anni dopo, il 18 agosto 1986. Non è Coppa Campioni, non è manifestaz­ione europea. E' soltanto un torneo casalingo, il «Gamper». Ma lascia pesanti segni e segnali. Quella è l'alba dell'era Berlusconi. Lo chiamano ancora Sua Emittenza, il cavalier Silvio. Il Milan non brilla, l'allenatore è Nils Liedholm. Il nuovo presidente è presente e si nota. Si parla di alimentazi­one e fa molto discutere l'esordio della crostata sulla tavola rossonera. Il Barcellona batte il Milan 3-1, il gol della bandiera lo segna Mark Hateley. Berlusconi si esibisce nella prima esternazio­ne. Dice alla stampa (e non smentirà): «Questo è un Milan con un giuoco non funzionale al gol. Manca l'animus vincendi, vinceremo poco». Il Barone, soave e ironico, risponde a voce bassa: «Sì, lui molto bravo, capisce di calcio: è stato allenatore dell' Edilnord». Polemiche e attriti a parte, in quei giorni a Barcellona si accordano (a voce) con Ruud Gullit, impegnato nel torneo Gamper con il Psv Eindhoven. L'anno successivo il Barça, ospite a San Siro al Mundialito Club, è battuto in finale dal Milan 1-0, Virdis su rigore. Crujiff sull'Olimpo Ma la grande storia di Milan-Barcellona, dopo un felice intermezzo rossonero in Supercoppa d'Europa, riparte con la partita delle partite. La famosa finale di Atene 1994, forse la più bella di tutte. Una vigilia piena di tensioni e paure. Il Milan, senza Baresi e Costacurta, è supersfavo­rito (quasi come stasera), l'allenatore Crujiff non incoraggia nessun tipo di speranza. Attacca e accusa tutto il calcio milanista e italiano e dice ai suoi: «Io non riesco proprio a immaginare co- me si possa pensare di perdere questa partita». Quando arriva in Grecia, i giornali spagnoli (e non solo) lo salutano con deferenza: «E' arrivato il dio del calcio ed è salito direttamen­te sull' Olimpo». I giocatori-umani del Milan fanno cose divine e vincono e stravincon­o 4-0. Savicevic, il Genio, è autore di un pallonetto che entra nella leggenda senza fermarsi nella storia. Quei cambi di maglia Il Duemila porta altre vicende e altro calcio. C'è la Champions e un fantastico 3-3 a San Siro. Due gol di Albertini, tre di Rivaldo (quello buono, quando era al Barça). All'andata i rossoneri di Zaccheroni vincono al Camp Nou con gol di Coco e Bierhoff. Il ragazzo Coco gioca anche nel Barcellona e, come diversi altri rossoneri, attraversa la storia catalana con passaggi diretti o di rimbalzo. In blaugrana giocano anche i tre olandesi Kluivert, Reiziger e Bogarde. Il Barça è splendidam­ente allenato dal grande rossonero Frank Rijkaard, che chiama Albertini e gli regala sei mesi di buon calcio spagnolo. Dal Barcellona arrivano Zambrotta, Rivaldo, Ronaldinho, Ibrahimovi­c e il piccolo Bojan. Milan-Barça negli ultimi anni, e ultimi mesi, è stata una partita con buoni acuti rossoneri (Sheva nel 2004) e molto strapotere catalano. Abbiamo visto Pato e Thiago Silva, un po' di Ibrahimovi­c e tanto, troppo (per il popolo rossonero) Messi. Un re esagerato: stasera conoscerà un Faraone.

 ?? AP ?? 18 maggio 1994, finale di Champions ad Atene. Il Milan travolge i blaugrana 4-0. Sopra il quarto gol che porta la firma di Marcel Desailly
AP 18 maggio 1994, finale di Champions ad Atene. Il Milan travolge i blaugrana 4-0. Sopra il quarto gol che porta la firma di Marcel Desailly
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy