La Gazzetta dello Sport

Dalle valigie ai gol la rivincita di Ljajic

Doveva partire, segna e aspetta la nazionale Il c.t. Mihajlovic: «Gioca solo se canta l’inno»

- LUCA CALAMAI FIRENZE

Il ragazzo cresciuto a pallone e nutella si gode la sua rivincita. La doppietta realizzata contro l’Inter è il biglietto da visita del nuovo Adem Ljajic (in basso nella foto Forte). Strana storia quella del talento serbo acquistato da Corvino bruciando sul tempo il Manchester United. Un investimen­to da sei milioni e mezzo, una cifra da giocatore importante. Jo-Jo, tanto per capirci, è costato poco di più. Soldi che sembravano bruciati dopo la rissa da far-west con Delio Rossi. Una delle pagine più amare della gestione Della Valle chiusa con l’esonero del tecnico e col giovanotto messo in castigo con le valigie già pronte. Bocciato dalla società, dallo spogliatoi­o, dalla stragrande maggioranz­a dei tifosi. «Lo portiamo in ritiro in attesa dell’offerta migliore», avevano spiegato a luglio gli uomini mercato della Fiorentina. E qualche proposta intrigante c’era già: il Torino, pronto a mettere sul piatto anche Bianchi. Al terzo allenament­o lo scenario è cambiato. «Lasciatemi il tempo di valutare meglio Ljajic». Parole e musica di Vincenzo Montella. E’ stato un innamorame­nto lampo quello tra l’aeroplanin­o e il talento serbo. Fatto di sfide sui calci piazzati e di continui consigli tattici. Il ragazzino ha capito al volo che per lui stava passando un altro treno. Offerte interessan­ti sul fronte mercato sono continuate ad arrivare, anche dalla Spagna, ma Adem ha ordinato al suo procurator­e di lasciar perdere. Dopo le tante incomprens­ioni con i suoi vecchi allenatori finalmente aveva trovato il maestro giusto. Il fratello maggiore Anche il destino gli ha dato una mano. Montella in estate aspettava un attaccante rapido e di talento da affiancare a Jo-Jo. Ma dal mercato era arrivato solo El Hamdaoui che, tra l’altro, durante il ritiro poteva allenarsi solo in maniera parziale per il Ramadan. E, allora, avanti con Ljajic. Piedi buoni e in più un feeling naturale con Jovetic, una specie di fratello maggiore. L’aeroplanin­o lavora su questa coppia slava. Per qualità tecniche e tattiche può funzionare. Il problema, come ha spiegato lo stesso Montella alla vigilia della partita contro l’Inter, è che «Adem deve imparare a essere più decisivo nella fase conclusiva». Beh, fino alla doppietta contro l’Inter il bilancio era di una sola rete contro il Bologna. Una miseria. E tante occasioni bruciate. «Non crescerà mai» era stato il commento di quasi tutto il pianeta viola. Ma, stavolta, Ljajic non si è chiuso in se stesso, non ha mollato la presa. Segno di una nuova maturità. E’ andato in panchina, ha aspettato il momento giusto che è arrivato nella magica notte del Franchi. Una doppietta che riapre i giochi. Per il presente ma anche per il futuro. «Ljajic è in un momento di grande crescita come calciatore e come uomo. Noi dovevamo darlo via ma dopo i primi giorni di ritiro è venuto a parlarci e ci ha stupito. Il contratto di Ljajic scade nel 2014 e noi stiamo lavorando per rinnovarlo. Non dovrebbero esserci problemi visto che lui vuole restare a Firenze» ha spiegato il diesse Pradè. L’avvisoe Ma se Ljajic vuol tornare in Nazionale dovrà ricomincia­re a cantare l'inno: è quanto ha detto il ct della Serbia ed ex allenatore della Fiorentina, Sinisa Mihajlovic in un'intervista rilasciata al quotidiano Novosti.«Le porte della Nazionale sono aperte a tutti, anche per Ljajic. Ma lui sa che tutti devono rispettare l'inno nazionale, il paese, la maglia. Se Ljajic canta l'inno e se è in forma io lo convoco. Se non vuol cantare, non può giocare».

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