La Gazzetta dello Sport

«Ho cercato l’uci ma nessuna risposta»

Acquarone, direttore generale del Giro, è molto critico dopo l’annuncio di portare a 19 le squadre del Protour

- LUCA GIALANELLA

La rabbia del Giro d’Italia dopo la decisione dell’Uci di allargare a 19 le squadre ProTour con l’inseriment­o della russa Katusha, a seguito della decisione del Tas (il tribunale arbitrale): Michele Acquarone, direttore generale del ciclismo di Rcs Sport, e Mauro Vegni, direttore operativo, non si tirano indietro. «Ho mandato un messaggio a McQuaid, presidente dell’Uci, e non ho ancora avuto una risposta. Ci stupiamo che nessun dirigente dell’Uci si sia mai preoccupat­o di informarci, per trovare una soluzione, prima di quel comunicato di lunedì pomeriggio — spiega Acquarone —. E’ un comportame­nto inaccettab­ile. Diciamo sempre che lo sport deve crescere, che dobbiamo essere sempre più profession­ali e organizzar­e tutto per tempo. E invece ci troviamo a campionato già iniziato, con il calendario già fatto, con una squadra in più a giocare». Il Giro è toccato pesantemen­te dal caso Katusha: «Perché le wild card (4, più le 18 ProTour, ndr) sono state annunciate l’8 gennaio proprio per favorire le squadre e aiutare la programmaz­ione. Abbiamo fatto i sopralluog­hi, le misurazion­i degli spazi per bus e ammiraglie, prenotato gli alberghi, definito i traghetti per Ischia— prosegue Acquarone—. Eadesso dobbiamo rifare tutto. A che cosa serve se Vegni e il suo gruppo si muovono già in estate quando poi arrivano queste decisioni? Aggiungere una 23ª squadra al Giro, al di là della deroga che deve dare l’Uci, ha dei costi, almeno 150 mila euro. Mi sarei aspettato dall’Uci di parlarne prima, invece che scaricare questo peso sulle nostre spalle». Intanto Christian Prudhomme, direttore del Tour, ha annunciato che le squadre al via resteranno 22: 19 ProTour più tre inviti. Quasi certamente per le francesi Europcar, Cofidis e Saur-Sojasun.

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