Pronostico ribaltato Neopresidente in volata
Dalla gaffe di Carraro alla scheda che alle 10.42 decide tutto: Pagnozzi esce sconfitto per 40 voti a 35
Alle 10.41 il presidente del Collegio dei revisori dei conti, Raffaele Squitieri, in veste di scrutinatore, legge per la trentasettesima volta il nome di Giovanni Malagò. Manca un solo voto per il clamoroso colpo di scena, visto che una scheda nulla ha fatto abbassare a 38 il quorum per l’elezione del presidente del Coni. Nel salone d’onore il gelo e l’incredulità. In quel momento, forse, Malagò pensa a ciò che ha detto alle sue due figlie prima di andare al confronto, raccontato poi da una di loro, col nome profetico, Vittoria: «Se ce la faccio, è come se la Roma vincesse oggi la Champions League, ma io ci credo». Già, la Roma che in questa stagione nemmeno gioca in Europa! L’altro candidato, Raffaele Pagnozzi, e i suoi sostenitori sono bloccati, lo sguardo che vaga, quasi alla ricerca dei tanti insospettabili Scilipoti che hanno operato il ribaltone: 31-37 contro il prospettato 50-26 della vigilia. Non c’è tempo nemmeno per l’ultima speranza di rimonta. La scheda successiva viene fuori alle 10.42 e stronca tutto: Malagò, 38 voti, che diventeranno 40 alla fine, è il nuovo presidente del Coni. Tensione e gaffe I segnali che sarà una giornata imprevedibile e indimenticabile, comunque, ci sono sin dall’inizio. Alle 9.30 si alza il sipario sul Consiglio nazionale del Coni, una rappresentazione che si crede scontata, un’opera con lieto fine per Pagnozzi, ma che si trasforma subito in Commedia dell’arte, in cui il copione viene stracciato e ogni attore se ne va per proprio conto, inventandosi le battute e spiazzando tutti. Per acclamazione, Franco Carraro è nominato presidente dell’assemblea e fa subito una gaffe da lapsus freudiano: «Saranno consegnate le schede con i nomi dei due candidati, Petrucci e Malagò»! Risatine di circostanza, correzione, ma sembra una profezia: Pagnozzi che svanisce. I discorsi Si passa ai discorsi dei due candidati, a ognuno sono concessi 8 minuti. Il primo è Pagnozzi che però sfora e arriva a 10’15", due volte si interrompe per bere acqua e dà soprattutto indicazioni tecniche e burocratiche. Carraro comunica aMalagò che può prolungare il suo discorso di 1’30", anche se dovrebbero essere 2’15" in più. Comunque, non serviranno. Malagò si ferma addirittura a 6’45", parla da politico e da «inventore» di emozioni. Conclude con un richiamo al coraggio: «Mi rivolgo a chi è indeciso. In certi momenti dela vita bisogna avere coraggio». E pare tanto un richiamo esplicito a chi ha dichiarato il voto per Pagnozzi. La votazione Si comincia alle 10.10, è sorteggiata la lettera «u», il primo a votare è Urso, seguono gli altri in ordine alfabetico. Si chiude alle 10.27 e alle 10.30 comincia lo spoglio. Ma dopo la lettura delle prime cinque schede si blocca tutto. Chi deve registrare sul computer il voto non tiene il passo. Si ricomincia. Primo voto per Malagò, poi Pagnozzi va 2-1 e 5-4, ma c’è il nuovo sorpasso di Malagò che va sul 18-8. Pagnozzi si porta sul 21-24, ma si ferma lì. Al 27-22 si ha la conferma che qualcuno ha detto bugie a Pagnozzi. Malagò va a 35-27, frena un po’, 35-31, ma poi scatta a 38. C’è un timido applauso, Malagò sa di aver vinto, si alza, dà la mano a Pagnozzi e comincia a correre verso il fondo della sala per abbracciare le sue figlie in stile «tutti insieme appassionatamente». E l’applauso diventa fragoroso. Il gran finale Nel clamore, si perde la lettura degli ultimi voti, finisce 40-35. Poi, la rappresentazione diventa quasi normale: le elezioni della Giunta, con il «mescolato» fra uomini di Malagò e Pagnozzi, la prima seduta della stessa Giunta con le nomine. Il tutto fra la sorpresa, lo sbalordimento e gli interrogativi sul futuro. Sul quale, però, ha le idee chiare l’altra figlia di Malagò, Ludovica: «Trasformerà lo sport italiano, lo renderà più moderno, farà una rivoluzione».