IL FONDO AZZURRO È ALL’ANNO ZERO NON ABBIAMO SAPUTO PROGRAMMARE
zero? Il rischio di un altro tonfo azzurro in Val di Fiemme come nel 2003? Lo capiremo già dalle prime giornate dei Mondiali, al via oggi. Se persino il presidente federale Flavio Roda, non si aspetta medaglie, bisogna affidarsi allo stellone. Anche se con i giovani non si sa mai: un’Italia verde, senza pressioni o aspettative, con un’atmosfera comunque festosa, potrebbe regalarsi qualche sorpresa. Per la prima volta dal 2002, davvero, gli sciatori della fatica partono senza punte accreditate dal pronostico: a meno che si voglia lasciare questo peso sulle spalle del quarantenne Giorgio di Centa. Alessandro Pittin (combinata nordica) è l’unico medagliato olimpico in gara (l’altro, il fondista Piller Cottrer, è a casa infortunato): ma è reduce da una stagione al buio, con una sola vera gara. L’unica medagliata dell’ultimo Mondiale, la saltatrice Elena Runggaldier, dopo Oslo 2011, non ha raccolto che piazzamenti e spera di sfruttare, come Pittin (nella foto), il fattore gara-secca. Dentro o fuori. Il settore rosa del fondo, perse le leader Follis e Longa, è stato rifondato e in due stagioni ha raccolto come miglior risultato un settimo posto con Marina Piller. Il settore maschile con 4 podi in Coppa del Mondo si fa forza e lancia la generazione-Pellegrino: ma a 22 anni l’approccio o la reazione (magari l’esaltazione) in un evento in casa è imprevedibile. Perché si è arrivati all’anno zero dopo aver raccolto in serie nelle ultime 3 Olimpiadi (12 medaglie) e negli ultimi 4 Mondiali (11 medaglie)? Perché il buco generazionale è diventato una voragine? Perché l’Italia, durante le gestioni federali, non ha saputo programmare ma ha saputo solo sfruttare la continuità di certi fenomeni ormai al tramonto (Zorzi, Piller, di Centa). I Giochi di Torino 2006 con gli ori e i bronzi anche femminili sono stato il momento più alto della storia azzurra del fondo, ma proprio in quei giorni nessuno ha pensato di lavorare seriamente nelle retrovie. Non ci sono stati investimenti nel salto, se non il fenomeno delle ragazze gardenesi tenute insieme, non s’è intuito che la combinata nordica poteva avere una base ed un leader come Pittin, venuto quasi dal nulla. L’Italia verde non è al verde in prospettiva Giochi di Sochi 2014, ma certo non ha un azzurro splendente. Come sem
pre, ci affidiamo allo Stellone.