L’uomo giusto per crescere con pazienza
La rivincita di Allegri non è soltanto una straordinaria storia di calcio. E’ una storia che deve servire da esempio per tutto lo sport e non soltanto per quello. Una storia che si basa tutta sulla fiducia. Quella che Galliani non ha mai fatto mancare al suo allenatore. A fine ottobre, esattamente 119 giorni prima della notte magica di San Siro contro il Barça, Allegri era un allenatore morto e un uomo in crisi. A Malaga aveva collezionato la terza sconfitta di fila dopo quelle con l’Inter e la Lazio, le avversarie che adesso si ritroverà di fronte in un’altra settimana decisiva per la classifica del Milan. In quei momenti non lo avrebbe volentieri messo alla porta soltanto Silvio Berlusconi. In rete, sui blog dei tifosi, la marea contraria all’allenatore stava assumendo proporzioni allarmanti. Marea che aumentò dopo la sconfitta con la Fiorentina del 10 novembre che lo riportò ad avere più di un piede fuori dalla porta di Milanello. La Gazzetta non si unì al coro, in quei giorni titolò «Esonerarlo ora è inutile». Galliani, soprattutto Galliani, fece il resto trasformandosi in salva Allegri e quindi in salva Milan. Gli scivoloni d’assestamento non sono mancati (la sconfitta di Roma, l’eliminazione dalla coppa Italia), ma Allegri è riuscito a costruire e a dare futuro ad una squadra che sembrava ormai al capolinea dopo le svendite estive. Ha sopportato i soliti stonati attacchi presidenziali e alla fine ha completato un’incredibile rimonta in campionato e lo scacco (non ancora matto) al Barcellona. Facile, è esploso El Shaarawy e gli hanno comprato Balotelli, diranno i suoi detrattori. Ma il Faraone andava accompagnato nella sua crescita con intelligenza e Allegri non ha sbagliato quasi nulla; Balotelli andava e va maneggiato con cura per salvarlo soprattutto da se stesso e anche qui Allegri ha finora fatto meglio di tanti altri. Capolavori che andranno puntellati nel prossimo mese perché ci vuole un niente a restare con un pugno di mosche (o di pulci...) in mano quando hai all’orizzonte il derby, la partita con la Lazio e il ritorno al Camp Nou. Ma di una cosa ormai anche Berlusconi dovrebbe essersi convinto: Max Allegri è un allenatore di sostanza e l’uomo giusto con cui ricostruire il Milan attorno ai suoi giovani di grandi speranze. Quando capirà che in mezzo al campo oltre ai muscolari ci vogliono anche dei piedi buoni (e Galliani glieli fornirà), sarà addirittura perfetto.