Ambro-muntari «nascondono» la palla a Messi
Leo Messi non è stato marcato a uomo, come aveva suggerito il presidente Berlusconi. Dunque Allegri non ha ascoltato il diktat, però ha predisposto una perfetta gabbia attorno al fuoriclasse argentino e la Pulce non è riuscito a liberarsi. Sono i numeri a dire che quello visto a San Siro non è stato il solito Leo: soltanto 82 palloni toccati, meglio di lui hanno fatto Xavi (151), Busquets (145), Iniesta (116), Jordi Alba (109), Dani Alves (102), Piqué (92). Se Messi risulta il settimo giocatore del Barcellona nella classifica degli interventi si capisce bene che i blaugrana non possono aver disputato una grande partita. Merito del Milan, ovviamente, e di Allegri in particolare. L’allenatore si è preoccupato di disegnare due mosse: 1) raddoppiare sempre sul fuoriclasse quando gironzolava davanti all’area; 2) tagliare le cosiddette «linee di passaggio» in modo che i compagni non potessero trovare Messi con passaggi facili. Determinanti, in questo scenario, i movimenti di Mexes, deputato al sistematico raddoppio di marcatura, e poi di Ambrosini e Muntari che avevano il compito di frapporsi tra Messi e il distributore di gioco avversario. Ambrosini si è dedicato alla zona centrale, andando a impedire che Xavi o Busquets pescassero immediatamente Messi, mentre Muntari si è sistemato in modo tale che fosse difficile per Dani Alves raggiungere la Pulce. Così la ragnatela di Allegri ha imprigionato il campione, grazie anche a una condizione atletica, quella del Milan, decisamente superiore a quella del Barça.
Andrea Schianchi