La Gazzetta dello Sport

Milan, la decima perla Da un Barcellona all’altro Notti europee da Diavolo

Capello che umilia Cruijff, Allegri che riesce a ingabbiare Messi, e poi i Maldini, Super Inzaghi: la storia del mito rossonero è qui

- GERMANO BOVOLENTA Semifinale 1989:

L’ultimo Milan, con il suo cuore e la sua tattica, centra un’impresa che entra di diritto fra le prime dieci della sua euro-storia. La nostra classifica è ovviamente provvisori­a: new entry, decima posizione. Decimapart­ita più bella. Opiù grande. Comunque indimentic­abile. Targata Barcellona, come la prima, quella del 1994. Numero 1: Atene e Cruijff La più bella è piena di ansie e paure. Milan supersfavo­rito (come l’altra sera) e spernacchi­ato da Johan Cruijff. Dice in quei giorni il tecnico olandese del Dream Team catalano: «Dio è mio amico, i ragazzi devono solo divertirsi. Se il Barça vince è un bene per il mondo: è simbolo dello spettacolo, il Milan è l’anti-calcio». Il Milan è l’anti-Barcellona. Senza Baresi e Costacurta, travolge spocchia e storia: 4-0. Due gol di Massaro, pallonetto di Savicevic, chiusura di Desailly. Barça cancellato, mosse perfette, capolavoro tattico. Cruijff è costretto ad abbassare la cresta: «Ci siamo resi ridicoli agli occhi del mondo. Il Milan ha giocato al duecento per cento, i nostri attaccanti al di sotto delle loro possibilit­à». Numero 2: Il Real cancellato Restiamo in tema spagnolo. La seconda più bella è una semifinale (di ritorno) con il Real Madrid. Andata 1-1 con golazo di Van Basten. Milan-Real con Arrigo Sacchi in panchina e Juan Alberto Schiaffino in tribuna è, sulla carta, il super-show del calcio. Sul campo si trasforma in una fredda, spietata, impeccabil­e « esecuzione». Il Real in ginocchio: gol di Ancelotti, Rijkaard, Gullit, Van Basten, Donadoni. Il Milan Imperial cancella il mito Real. In Spagna scrivono: «Il Real ha visto El Diablo, sublime e mostruoso». Numero 3: ciao Steaua In Spagna, a Barcellona, un po’ di giorni dopo, ecco la consacrazi­one. Finale coppa Campioni: Milan-Steaua. Ottantacin­quemila tifosi rossoneri al Camp Nou. È il più grande esodo della storia del calcio: 5.000 auto, 100 aerei, 700 pullman. E una nave, la Regina Corsica, salpata da Genova. Le Ramblas sono un unico colore: rossonero. Da rilevare un pronostico di Cruijff, allenatore del Barcellona: «La Steaua ricorda un po’ il mio Ajax, il suo ritmo è elevato, asfissiant­e. Nonso cosa possa fare il Milan...». Cosa fa il Milan? Mercoledì 24 maggio 1989 frantuma la Steaua: 4-0. Due gol di Gullit, due di Van Basten, Sacchi in trionfo. Poi entra nella storia e l’Equipe scrive: «Dopo aver visto questo Milan il calcio non potrà più essere lo stesso». Numero 4: amarone Ferguson Unsalto avanti. Milan-Manchester 3-0. Stagione 2006-07, u n a cosa terribile, calciopoli, penalizzaz­ioni. Il Milan non è disperato, ma quasi.

Semifinale a Manchester contro Cristiano Ronaldo e Rooney. Buona partita ma perde 3-2. Il ritorno è altra musica. Tutto perfetto, la gara, il campo, la giusta pioggia, Kakà, Seedorf, Gilardino. Tre a zero, il maestro Ferguson torna a casa con un paio di bottiglie di Amarone, omaggio di Carletto Ancelotti detto Faccione. Numero 5: Pierino sulla Luna L’anno dello sbarco sulla Luna. Ancora Spagna, stavolta Madrid. Johan Cruijff non parla. Gioca. Sono le sue prime partite con l’Ajax che poi diventerà regina d’Europa. Nel 1969 però comanda il Milan di Rocco e di Rivera. Al Bernabeu gli olandesini sono spazzati via da tre gol di Pierino Prati e uno di Sormani, serviti da Gianni Rivera Pallone d’oro. È la conferma, il bis del calcio del Paron. Numero 6: trionfo nel tempio Al sesto posto, il primo Rivera, il primo Rocco, il primo Milan d’Europa. A Wembley, nel 1963, quasi 50 anni fa, i rossoneri vincono la prima Coppa dei Campioni. S’inseriscon­o nel duopolio Real Madrid-Ben- fica e superano nel tempio inglese i portoghesi. Vantaggio di Eusebio detto la Pantera, poi due gol del grandissim­o Josè Altafini. Wembley rimane negli occhi e nella mente per sempre. Rivera abbracciat­o da Rocco che dice: « El Giani xe i miei oci », Cesare Maldini che alza la coppa. Una libidine. Numero 7: derby italiano Una finale, derby d’Italia all’Old Trafford, lo stadio dei sogni. Milan-Juventus, 28 maggio 2003. Non bellissima, freni a manotirati, tensione e buco nero allo stomaco per tutti. Le grandi emozioni arrivano dai rigori. Vince il Milan, Dida e Shevchenko nella storia con parate e gol. Il popolo rossonero, soprattutt­o quello televisivo, non dimentiche­rà più gli occhi di Sheva prima dell’ultimo rigore. E Paolo Maldini, figlio di Cesare, che alza la coppa di famiglia. Ancelotti, che in precedenza aveva allenato (senza vincere) la Juve, si toglie un sassolino: «Tanti saluti dal perdente di successo». Numero 8: stress Ajax Aveva rischiato grosso due mesi prima Carletto. Nei quarti con l’Ajax (non sono reperibili dichiarazi­oni di Cruijff), colpi bassi e colpi di scena. Gli olandesi di Koeman, dopo lo 0-0 dell’andata, all’89’ sono qualificat­i: 2-2. Poi arriva il gol di Tomasson. Che stress. San Siro esplode e Ancelotti perde almeno tre chili.

Numero 9: la vendetta Sempre Ancelotti, sempre finale. L’ultima, quella della grande rivincita sul Liverpool, dopo la rimonta inglese (dal 3-0 al 3-3) e la sconfitta ai rigori di Istanbul. Atene 2007 è una finale molto tattica e poco spettacola­re. Ma ci sono Kakà e Inzaghi. Pippo fa due gol e il Milan chiude molto bene una stagione cominciata malissimo.

MILAN-BARCELLONA 4-0

MILAN-REAL MADRID 5-0

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Finale 1994:
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