La Gazzetta dello Sport

Sembra Vieri, ama Ibra Petagna lancia il Milan

- DAL NOSTRO INVIATO VINCENZO D’ANGELO VIAREGGIO (Lucca) Andrea Petagna

Il Milan c’è. E lo ricorda a tutti con un rotondo 3-0 allo Spezia, giustizier­e dell’Inter negli ottavi. Dopo l’ecatombe delle grandi favorite di martedì, la squadra di Aldo Dolcetti s’è presa sulle spalle il ruolo di favorita senza batter ciglio e senza farsi venire il «braccino». Tre gol nel primo tempo per archiviare subito la pratica e far rifiatare qualche stella in vista della semifinale di domani, quando a Viareggio affronterà il Parma, che ha steso 3-1 la Juve Stabia, col Milan che riavrà a disposizio­ne bomber Cerri dopo gli impegni con l’Under 17.

Super Petagna Milan-Spezia è durata appena 13’, il tempo di vedere un’occasione, l’unica, dei liguri in apertura di gara e di assistere al micidiale uno-due rossonero, con i gol di Petagna e Ganz al 12’ e 13’. E questa è l’altra grande notizia per il Milan: s’è sbloccato Andrea Petagna (autore anche del 3-0 finale), centravant­i classe ’95, potente e mancino, che ricorda un po’ un giovanissi­mo Bobo Vieri. Adriano Galliani ha già dato la sua investitur­a: lui e Cristante saranno in ritiro con la prima squadra il prossimo anno. «Le parole di Galliani mi riempiono di orgoglio — dice Petagna— e ora voglio ripagare la fiducia della società por- tando a casa un trofeo. Non ci spaventa il ruolo di favorita, vogliamo vincere». Sfrontato e senza paura, proprio come il suo mito Ibrahimovi­c: «Non ho mai avuto la fortuna di allenarmi con lui, ma lo guardavo attentamen­te, cercando di rubargli qualcosa. Ibra è il mio idolo, il numero uno in questo ruolo». Nonostante la stazza, Petagna ama dialogare palla a terra: «Mi piace entrare nel vivo del gioco, propormi e dialogare con i compagni. Oggi abbiamo dimostrato di essere competitiv­i, anche per lo scudetto». Intanto dall’altra parte del tabellone Canotto e Rosseti hanno trascinato il Siena alla semifinale con l’Anderlecht: dopo la Lazio, la squadra belga ha superato anche il Torino ai rigori. Ma non è solo questione di fortuna, l’Anderlecht è squadra vera.

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