Addio a Nosetto, 50 anni di corse Con Lauda fece trionfare la rossa
Roberto Nosetto è morto ieri alle 9 a Villa Serena, a Forlì. Aveva 71 anni. Da sei mesi lottava contro un male incurabile. I funerali non sono ancora stati fissati
Era un ingegnere, nel senso più puro della parola. Maanche uomo brillante, spiritoso. Roberto Nosetto ha attraversa- to una cinquantina d’anni di corse a 2 e 4 ruote, mettendo sempre davanti la competenza assoluta sui regolamenti e l’inflessibilità. Insieme alla moglie Renata, con cui negli ultimi anni aveva impostato una nuova vita, inseguendo il sole. Loro, torinesi, avevano una casa a Gallipoli e un’altra in Thailandia, a Koh Samui. FattaccioNon faceva sconti, Roberto, e questo gli è costato l’addio alle corse, anche se dopo è seguita qualche stagione come direttore di gara della Superbike. NelGPdella 500 di Barcel- lona ’ 98, Biaggi e Barros si scambiano il comando alla prima curva con le bandiere gialle. Nosetto, direttore di gara, dà una penalizzazione: Alex fa il ride trough, Max (in testa al Mondiale) resta in pista, ignora anche la bandiera nera e viene squalificato. Biaggi lo accusa di avergli fatto perdere il campionato e a fine anno Nosetto viene allontanato. Ma lui era così. Si prendeva le responsabilità delle decisioni. Nel 1994 era stato il perito del Tribunale di Imola per l’incidente di Senna. Le 4 ruote erano state a lungo il suo mondo. Laureato al Politec- nico di Torino nel 1968, era entrato alla Csai per occuparsi di sicurezza e circuiti (per quasi 10 anni è stato anche direttore di Imola). E nel ’77 Enzo Ferrari lo chiama a dirigere la squadra che spopola: Mondiale costruttori e titolo piloti con Lauda. Colori Niki lo ricordava così: «Era così superstizioso che si vestiva sempre di verde. Prima del GP di Svezia, si chinò su di me per mettermi nell’abitacolo un pezzetto di stoffa verde: "Con questo potrai vincere". Gli urlai: "Se non avessi già le cinture allacciate ti ammazzerei!"». E Stefano Domenicali, capo della Scuderia Ferrari: «È stato importante nella mia vita, a Imola ho imparato tanto da lui».
(ha collaborato Maurizio Bruscolini)