Phelps torna a vincere nei 200 farfalla del cuore «Mezza gara da cambiare»
I200 farfalla sono per Michael Phelps la specialità del primo record mondiale, dell’imbattibilità decennale, della sconfitta più cocente, ai Giochi di Londra, della prima vittoria dai trials olimpici 2012 sabato notte a Santa Clara. Sono passati tanti ricordi per l’ormai prossimo trentenne leggendario campione (li compirà martedì 30) da 18 ori olimpici su 22, compreso un desiderio inconfessato: riprendersi lo scettro della specialità nella quale debuttò quindicenne con un 5° posto ai Giochi di Sydney, al cospetto del nuovo fenomeno del delfino, Chad Le Clos, che lo battè a Londra, ed in questi giorni proprio in Italia per gareggiare e preparare i Mondiali di Kazan. Dove Phelps non ci sarà, per la questione della squalifica a seguito della condanna per stato di ubriachezza: il più decorato campione della storia olimpica si sta preparando solo per i campionati americani dal 6 al 10 agosto a San Antonio. Tre secondi più veloce che a Charlotte ma un tempo (1’57”62) per battere Chase Kalisz che non è però neanche nei primi 20
posti del ranking mondiali.
SVOLTA E PIANI Una vittoria comunque simbolica, per dire che Phelps «is back» ma non sa ancora quali sono davvero le prospettive per i trials 2016 di Rio. Chiuso, appunto, nei 200 delfino da Le Clos, con il quale vorrebbe duellare nei 100 per tentare il poker d’oro in Brasile, in affanno nei 200 sl, preoccupato per l’enorme concorrenza nei 200 misti (da Hagino a Lochte), chiuso nei 100 sl che non ha mai digerito, e troppi pesanti ormai i 400 misti, Phelps ammette che sta tornando a pensare alla specialità che lo ha riportato sabato notte sul gradino più alto del podio nelle Pro Series. Il campione è «stanco di essere surclassato » e non si diverte affatto «a guardare gli avversari che mi sorpassano come nei 200 sl». Il campione che per il mentore Bob Bowman «ha lavorato bene da novembre, deve tornare a far bene solo le gare aprendo il gas». Ed infatti stavolta il campione la sprigiona a tratti come ai vecchi tempi, tanto da esprimere poi una certa «soddisfazione» per i 200 delfino tornati suoi: «Ho nuotato aggressivo e ho ottenuto ciò che volevo. Se continuassi a gareggiare in questa distanza, dovrei lavorare per nuotare la seconda parte di gara in meno di un minuto. In allenamento sto facendo cose che non ho mai fatto prima: è bello aver ritrovato la fiducia. Ora andrò 3 settimane in altura a Colorado Spring per rifinire la preparazione in vista dei campionati Usa». E sciogliere i dubbi sul futuro dell’ultimo Phelps.