Scoppia «Grondonopoli» E Maradona: «Io alla Fifa»
Si candida alla presidenza mentre in Argentina le intercettazioni svelano la corruzione di Grondona, ex numero uno della Federcalcio
«Genio, genio, genio... barrilete cosmico, de que planeta veniste?». Aquilone cosmico, da che pianeta sei venuto? Mentre Diego Maradona disegnava in campo «la jugada de todos los tempos», cioè il secondo gol all’Inghilterra nei quarti del Mondiale ’86, Victor Hugo Morales - giornalista uruguaiano, non argentino - componeva nell’etere la telecronaca più ispirata ( e più consona all’evento straordinario che descriveva) di tutti i tempi. Il rapporto tra il giornalista e El Diez, da allora, si è fatto stretto, familiare quasi. È dunque fonte affidabile, Morales, quando comunica la candidatura di Maradona alla Fifa, come ha fatto durante «De Chilena», programma della Ts Sur del Cile, e poi ribadito sul suo profilo twitter. «“Sono candi- dato” sono state le parole che Maradona mi ha risposto quando gli ho chiesto della candidatura alla presidenza della Fifa», ha scritto in 140 caratteri Morales. «L’ho chiamato per chiedergli come stava suo padre e mi ha detto che si sarebbe candidato. E che ero autorizzato a comunicarlo. Diego ha scelto di combattere questa Fifa corrotta e sarà candidato alla presidenza per imporre un cambio di rotta».
SUL PRESIDENTE GRONDONA
GRONDONOPOLI Corrotta sembra essere anche la Federcalcio argentina. Le intercettazioni telefoniche in cui è rimasto impigliato su Julio Grondona, morto nel luglio scorso, hanno scosso il calcio albiceleste. L’allora presidente della AFA parla con procuratori e presidenti di club e in quelle chiacchere c’è di tutto: partite truccate, favori arbitrali (al Boca), direttori di gara spostati a piacimento, richieste di ignorare controlli anti-doping (succede con il presidente del Lanus, che chiede a Grondona di chiudere un occhio su un ragazzo che aveva assunto una sostanza proibita), traffici sporchi, evasione fiscale. Una sorta di « Grondonopoli». Adesso tutto è in mano del giudice argentino Ercolini, che aveva ereditato una vecchia indagine su passaporti truccati e cittadinanze italiane comprate. «Non mi sorprende niente di tutto ciò – ha detto Maradona –. Tutti sapevamo che col si lavorava così. Aveva il suo socio, che cono- scevo già dal 1976, e le cose si dovevano fare con la gente che proponeva lui».
COME I CILENI ALLE MALVINAS Il peggio arriva dopo, nelle parole del Diez: «Prima di giocare la finale del Mondiale ’90, ricordo che Grondona mi disse: ‘Siamo arrivati fino a qui’, nel senso che non c’era più nulla da fare. Io risposi: ‘ Domani in questo stadio io darò la vita e lei non sarà mai in grado di dirmi cosa fare in campo’. Ci aveva tradito, ci aveva consegnato, come hanno fatto i cileni con noi alle Malvinas (le Falkland per gli argentini, ndr). Il sistema di partite truccate funzionava quando il boss diceva che voleva quest’arbitro, oppure questi guardalinee. Giuro sulle mie figlie, Dalma, Giannina e Jana, che lui non si è mai opposto a Codesal, quel bastardo, come arbitro della finale. Era già tutto stabilito», ha concluso Maradona.