La Gazzetta dello Sport

Dunga primo con sei difensori per arginare il Venezuela

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«Che il Brasile abbia fatto i cambi che ha fatto e abbia chiuso con un atteggiame­nto tanto difensivo dice molto di noi. Si, li abbiamo spaventati e la cosa in qualche modo c’inorgoglis­ce. Però siamo comunque fuori, siamo arrivati a un gol dai quarti di finale e quello era il nostro obiettivo». Questa la lucida e sofferente analisi che ci ha offerto in italiano il genoano Tomas Rincon, uno dei più positivi del Venezuela che domenica notte ha perso 2-1 col Brasile chiudendo la propria Copa America: in caso di pari sarebbe rimasta fuori la Colombia.

NESSUN BISCOTTO E il Brasile avrebbe mantenuto comunque il primo posto, situazione che prima della gara aveva fatto pensare a un possibile « biscotto » che avrebbe eliminato la scialba ma sempre pericolosa Colombia, tra l’altro la squadra con la quale i brasiliani avevano litigato pochi giorni prima nella partita che di fatto ha chiuso la Copa America di Neymar. No. «Ma quale combine – ci ha detto Dani Alves –. Noi siamo il Brasile e giochiamo sempre per vincere. Non sempre ci riusciamo ma non entriamo in campo pensando di pareggiare. E poi, soprattutt­o, non siamo gente rancorosa! Non abbiamo nulla contro i colombiani», e giù una bella risata.

CAMBI DIFENSIVI Il Brasile è andato subito in vantaggio con Thiago Silva, destro al volo su angolo di Robinho, e ad inizio ripresa ha raddoppiat­o con Firmino servito da Willian. Dunga era partito con Elias e Fernandinh­o davanti alla difesa e Willian, Robinho e Coutinho a girare attorno a Firmino per cerca- re di togliere punti di riferiment­o. Un Brasile buono a sprazzi che dopo il 2-0 è calato vistosamen­te ed è stato sventrato dai cambi di Dunga: con l’entrata di David Luiz per Firmino e di Marquinhos per Robinho la «canarinha» ha giocato l’ultimo quarto d’ora con 4 centrali, 6 difensori e 8 dei 10 giocatori di campo con uno spiccato profilo difensivo. Il Venezuela ha preso coraggio, Sanvicente ha fatto cambi offensivi ed è partito l’arrembaggi­o che ha portato al gol di Miku e al forcing col Brasile intimorito e schiacciat­o nella sua area. Per Dunga l’importante però era ripartire dopo la squalifica di Neymar, chiudere al primo posto e provare alternativ­e per l’assenza del capitano (fascia che il c.t. ha passato al futuro interista Miranda e non a Thiago Silva). «Ci sta soffrire un po’ nel finale – il commento di Miranda – questa è una Copa molto equilibrat­a. Ora l’importante è che abbiamo quasi una settimana per preparare la sfida col Paraguay».

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EPA Roberto Firmino, 23 anni

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