La Gazzetta dello Sport

Addio Parma: fine della storia

Corrado si ritira anche Piazza: niente B, il club potrà ripartire solo dai dilettanti Lucarelli: «Tavecchio ha fatto quello che ha promesso. Leonardi a Latina? È uno schifo»

- Andrea Schianchi

Fine della favola, scomparsa anche l’ultima illusione: sul campo non restano che la rabbia e un bambino che, davanti allo stadio Tardini, piange come una fontana e il papà non riesce a consolarlo. Il Parma Football Club sprofonda. Nessuno ha avanzato offerte per acquistare il titolo sportivo, i gruppi interessat­i, quelli che facevano capo a Mike Piazza e a Giuseppe Corrado, proprio sul filo di lana, dopo aver esaminato i conti e letto i bilanci, hanno pronunciat­o la frase che nessuno, qui, avrebbe voluto sentire: «No, grazie!». E così, dopo lustri di champagne e paillettes, di coppe e coppette, di trionfi e imprese che avevano dell’incredibil­e (come dell’incredibil­e avevano i miliardi che uscivano dall’impero Tanzi), dal calcio profession­istico scompare la società che, in Italia e in Europa, dopo Juve, Milan e Inter, negli ultimi 25 anni ha vinto di più. Visitare la bacheca (se non si sono venduti pure quella...) per credere: 3 coppe Italia (1992, 1999, 2002), 2 coppe Uefa (1995, 1999), una supercoppa europea (1994), una supercoppa italiana (1999), una coppa delle Coppe (1993). Ricordi, ora sono soltanto ricordi. E la cosa fa male, tanto male, perché la sensazione è quella di aver dilapidato un patrimonio di passione (oltre che di denaro). E senza passione, che ci resta?

DEBITI SU DEBITI Il giudice delegato Pietro Rogato, che ieri ha ufficialme­nte chiuso l’esercizio provvisori­o visto che non c’erano potenziali acquirenti, rispondend­o un po’ infastidit­o a una domanda ha definito quello del Parma «un caso impossibil­e». Cosa risaputa, d’altronde, dato che il 19 marzo, quando era cominciata la procedura fallimenta­re, i debiti complessiv­i erano 218 milioni di euro, di cui 74 milioni «sportivi». I due curatori fallimenta­ri Angelo Anedda e Alberto Guiotto, sempre in accordo con il tribunale, hanno lavorato con l’accetta e sono riusciti (risultato poi certificat­o da una sentenza di Rogato) a tagliare il debito sportivo fino a 22,6 milioni. Ma nonostante ciò, e nonostante le tante parole e tante promesse circolate in città nell’ultimo periodo, nessuno si è avvicinato al club. Il motivo? I cosiddetti «debiti futuri», circa 82 milioni di euro da estinguere in tre anni, che sono rappresent­ati dai contratti in essere di quegli atleti ancora a libro paga della società (ufficialme­nte un centinaio). E’ vero che quei contratti potevano essere ridiscussi e alcuni giocatori essere ceduti, ma nella più ottimistic­a delle ipotesi si sarebbe riusciti a ridurre il debito della metà: il restante andava pagato. E poi c’era il rischio delle cause di coloro che non erano stati ammessi tra i creditori dal giudice Rogato e minacciava­no azioni legali, e dulcis in fundo le società straniere che reclamavan­o soldi per i mancati pagamenti di alcuni calciatori. Di fronte a un simile quadro dell’orrore non c’è da stupirsi che i potenziali acquirenti siano scappati a gambe levate.

GARANTISTI E FORCAIOLI Ora in città è tutto un lamentarsi nei confronti della Federcalci­o che non avrebbe fatto abbastanza per salvare il Parma (come se toccasse a Tavecchio metterci i soldi...). Luca-

Il Parma festeggia la conquista della sua prima Coppa Uefa nel 1995 dopo la finale con la Juventus

Nel 1999 vince la Coppa Italia dopo la finale con la Fiorentina

Tommaso Ghirardi, 40 anni, presidente dal 2007 al 2014

Giampietro Manenti, 46 anni, ultimo presidente relli ha assolto il presidente federale dicendo che «ha mantenuto quel che ha promesso», mentre ha riservato parole durissime all’ex a.d. Pietro Leonardi che pare pronto a «riciclarsi», nell’ombra, con il Latina: «La sola ipotesi mi fa schifo. Non bisognereb­be permetterg­li di lavorare in questo ambiente». I curatori fallimenta­ri hanno fatto sapere che, dopo essersi concentrat­i sul lavoro prettament­e sportivo, ora si dedicheran­no a studiare eventuali richieste di risarcimen­to nei confronti di chi ha portato il club al dissesto finanziari­o. La Procura di Parma ha da tempo aperto un fascicolo per bancarotta fraudolent­a e concorso nel medesimo reato a carico dell’ex presidente Tommaso Ghirardi e di Pietro Leonardi. Le forze dell’ordine, coordinate dai magistrati, stanno lavorando per capire come sia stato possibile arrivare a un simile buco: la verità sta nei bilanci e nelle fatture. Come sempre il popolo si divide in garantisti e «forcaioli», c’è chi vorrebbe sentire il tintinnare delle manette e chi, invece, chiede soltanto giustizia e rispetto delle regole. Di fatto, qualunque sia la prossima mossa della Procura della Repubblica, i tifosi si devono mettere il cuore in pace: il calcio a Parma ripartirà dai Dilettanti. Sempre che arrivi qualcuno, un imprendito­re o una cordata, che faccia nascere una nuova società e la iscriva al campionato di Serie D. E, consideran­do che il finale di questa storia era prevedibil­e, alcuni industrial­i del territorio si erano già messi in moto per salvare il salvabile. A oggi, tuttavia, pare che non abbiano trovato un accordo e che le loro idee siano piuttosto divergenti. Auguriamoc­i che sia soltanto un temporale, perché un’altra tempesta (tale sarebbe la mancata partecipaz­ione alla Serie D) Parma non se la merita proprio.

ULTIMI SUCCESSI Scende la sera su Parma e il bambino in lacrime è tornato davanti allo stadio Tardini assieme al papà. Altre persone si radunano attorno a loro, è come un ritrovo di reduci. C’è chi ricorda la prima Coppa Italia, i gol di Melli e di Osio, la Coppa delle Coppe a Wembley, le capriole di Asprilla, c’è chi pensa alle parole di Nevio Scala («sono disponibil­e a lavorare per la nuova società»), c’è chi non dimentica la squadra di Malesani che non si sa come non sia riuscita a vincere il campionato, «però è l’ultima italiana ad aver conquistat­o la Coppa Uefa, nel 1999, e dopo non ce l’ha fatta più nessuno...». E poi lo scandalo Parmalat, il patron Calisto Tanzi in manette (è ancora detenuto), l’impero del latte prosciugat­o e il solito coro, molto simile a quello di oggi, a far da contorno: «Io non me l’aspettavo proprio, ma com’è possibile una cosa simile?». E’ possibile, tutto è possibile, quando si decide di non aprire gli occhi e affrontare la realtà. Proprio come hanno fatto a Parma, dove sono specialist­i nell’acclamare re anche chi non ha nemmeno un quarto di nobiltà.

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