Riscossa Benedetti «È la volata del ritorno alle origini»
Negli Europei a squadre «Rinato a Trento col vecchio coach»
Balli tradizionali e discomusic, costumi storici e look super moderni: la festa di chiusura dell’Europeo a squadre conferma che la Russia di Cheboksary mischia il vecchio al nuovo. Il palaghiaccio (senza ghiaccio) che ospita le delegazioni è una bolgia. Ma appena fuori ci sono alcune panchine. È qui che Giordano Benedetti racconta le emozioni della scintillante vittoria negli 800.
Dica la verità: aveva mai sognato una volata così travolgente?
«È da quand’ero cadetto che negli ultimi 40-50 metri ho qualcosa più degli altri. Ma battere Bosse e Kszczot in una volta sola...».
Sa che pareva spacciato?
«Mi aspettavo una gara più lenta: sarei partito ai 200. Ho ragionato, ci ho creduto e non ho sbagliato».
Il francese, cronometricamente, è ai vertici mondiali da quattro anni, il polacco nelle grandi occasioni raramente tradisce: cosa significa questo successo?
«Significa che sono sulla giusta strada e che, crescendo ancora un po’, me la giocherò sempre con i migliori».
Che rapporti ha coi due?
«Con Bosse ottimi, l’anno scorso insieme abbiamo fatto anche uno stage a Lisbona. Kszczot, invece, fatica a salutare».
Cosa le ha detto Borzakowski?
«S’è complimentato, che onore. È uno dei più grandi specialisti di sempre, quante volte ho visto le immagini del suo trionfo olimpico ad Atene 2004... Quando ho esordito in questa rassegna, a Bergen 2010 con un 8° posto, lui vinceva».
A chi si ispira?
«A tutti e a nessuno, ma ho avuto la fortuna di conoscere alcuni dei migliori ottocentisti italiani, da Fiasconaro in Sudafrica, a Longo e Giocandi al quale, per un 1/10, col mio 1’44”67 di due anni fa, ho sottratto il record sociale delle Fiamme Gialle. Rosica ancora».
L’1’45”07 del Golden Gala, poi questoquesto exploit: come ha rag-rag
26 ANNI
giunto la nuova dimensione?
«A settembre, dopo due stagioni a Torino con Enrico Maffei, sono tornato nella mia Trento da Gianni Benedetti, coach, non parente, che mi segue da quando avevo 15 anni. Le nostre visioni non coincidevano più. Non rinnego l’esperienza con Enrico, anzi. Ma, rientrando, ho fatto la scelta giusta».
Benedetti l’ha riaccolta a brac-
cia aperte?
«Come sempre ci siamo detti poco, un’oretta di corsa insieme e siamo ripartiti. Io ho avuto l’umiltà di chiedere, lui di accettare. Ora tutta la mia vita è più equilibrata».
In che senso?
«A Trento ho preso casa con Francesca: stiamo insieme da otto anni. Lei a settembre, dopo la laurea triennale in economia, conseguirà quella in “Gestione ambiente e territorio”».
Aveva nostalgia?
«Sono legato alla mia famiglia e alle mie montagne. Siamo di Sorni, frazione di 250 abitanti. Alla domenica partiamo da casa, Francesca in auto e io di corsa e dopo 1h10’ siamo a pranzo da mamma Mirella e papà Silvano. Due volte alla settimana aiuto loro e mio fratello Gianfranco nella carrozzeria di famiglia. Una volta era sotto casa, sono cresciuto lì».
Gli allenamenti sono cambiati?
«Ho fatto un inverno completo, ho allungato la gittata e orga- nicamente sono cresciuto. Ma non sono ancora al top».
Dove «lavora»?
«Al campo di Trento. Oltre a me, c’erano Floriani, Bonvecchio, la Baldessari e mancava Chesani. Spesso si uniscono i fratelli Crippa».
Soddisfatto del risultato azzurro?
«Chi avrebbe detto che saremmo arrivati all’ultima gara davanti alla Gran Bretagna? È stato bello seguire la 4x400 in curva con tutti i compagni».
Sesto ai Mondiali juniores di Bydgoszcz 2008, quarto agli Europei under 23 di Ostrava 2011, poi tra i grandi semifinalista in due Europei e agli ultimi Mondiali di Mosca: è pronto per l’ultimo salto di qualità?
«Per quest’anno pochi appuntamenti, ma mirati. Entrare tra i migliori otto a Pechino non sarà facile, ma non impossibile. Anche se il mio mirino è su Rio 2016: dimostrerò di essere un vincente».