La Gazzetta dello Sport

I NUMERI

- Massimo Lopes Pegna

Stavolta Jordan Spieth non stravince come al Masters. Dopo aver terminato l’ultimo round, è rinchiuso nel casotto dei punteggi a fissare la tv, dove si srotola davanti ai suoi occhi il drammatico finale. L’indecifrab­ile Dustin Johnson, con al seguito il suocero famoso, l’ex stella dell’hockey Wayne Gretzky, ha sul putt della 18 l’eagle con cui potrebbe superarlo. «Il golf è almeno per metà, se non di più, un fatto mentale», spiegherà Jordan poco dopo aver alzato la coppa al cielo. A Dustin, un recente passato con problemi di alcol, devono rimbalzare in testa come palline da flipper impazzitei­mpazzite i ricordi di altri tre Major finiti in malora per quel «braccino» che gli viene nei momenti chiave di una partita. Quell’eagle da una dozzina di metri, lo sbaglia. Poi si mangia anche il birdieb da un metro che avrebbe forzato i playoff. Era più facile di un rigore: spedito in cielo insieme ai sognis di riscatto.

GIOVANE E SAGGISAGGI­O Jordan, il birdie alla 18 non l’aveva ciccato e a soliso 21 anni diventa più precoce persino di Tiger Woods.Wo E’ il più giovane a vincere due Major da quandoquan ci riuscì Gene Sarazen nel 1922 e il più giovane a conquistar­e uno Us Open da Bobby Jones neln 1923. Ma quella è la preisto

ria del golf. Mentre lui è il presen- te e soprattutt­o il futuro. E ora chi gestisce i diritti tv e si era spaventato nel vedere il crollo di Tiger e degli indici di ascolto, può tirare un sospiro di sollievo. Jordan Spieth è il nuovo fenomeno che appassiona, proprio perché è l’anti-Woods: umano, umile e genuino. Alla sua età, già snocciola perle di saggezza:«Momenti come questi nella vita non capitano spesso, a me ne sono già successi due nell’arco di due mesi. Mi vengono i brividi pensando a come tutto stia accadendo così in fretta». Alla 16 aveva la vittoria in pugno: un birdie da oltre sei metri distanzia i rivali di tre lunghezze. Poi, però, alla 17 i suoi nervi vanno in panne e commette un paio di grosse fesserie: doppio bogey e tutto di nuovo in gioco. Spiega: « Alla 16 ho creduto di aver già vinto. E alla 17 mi son detto: “Cavoli, vuoi vedere che ho perso il torneo?”».

VIVA PAPA’ Le ambizioni le aveva raccontate al maestro a 12 anni: «Cosa voglio fare da grande? Vincere il Masters ed essere il migliore del mondo». Quanti bambini diventano quello che sognano di essere? Ora tutti vogliono studiarlo e imparare. Ma spesso la ricetta è la semplicità. Due genitori, Shawn e Chris, che non hanno mai cercato di trasformar­lo in un bimbo prodigio, come aveva fatto il papà di Tiger. Gli avevano regalato dei bastoni di plastica a 18 mesi: «Ma soltanto per tenerlo impegnato mentre io e mio marito ci occupavamo di Steven, l’altro fratello, appena nato», rivela la mamma. E poi c’è l’altro aspetto di Jordan: «Ha una so- rellina di 14 anni, Ellie, con problemi neurologic­i (soffre di autismo, lui è una persona così matura perché è cresciuto al suo fianco», racconta la mamma. «Questo colpo è per vincere il Masters», diceva Jordan agli amichetti radunati nel giardino di casa dei sobborghi di Dallas. Interminab­ili partite su quel green improvvisa­to, che finivano tutte nello stesso modo: con un putt che valeva un Major. A otto anni lo avevano iscritto in piscina, ma lui invidiava i coetanei che andavano al campo pratica. A 10 già batteva suo padre, handicap 7. Ed è a lui che ha dedicato il nuovo trionfo: «Nel giorno del papà, questo è per lui perché se sono qui è merito suo».

SOGNO SLAM In campo ti appassiona con quei colpi di prestigio che pensi siano impossibil­i. Fuori t’incanta con la spontaneit­à. Prima con la dedica allo sconfitto, Johnson, che avvilito ha rinunciato alla premiazion­e: «Sono profondame­nte dispiaciut­o per lui: meritava questo trofeo almeno quanto me». Lancia un messaggio ai ragazzini che non sono tanto più giovani di lui: «Non fissatevi su un unico sport. Io giocavo alcune buche con gli amici, poi andavamo a buttarci in piscina e a fare due passaggi a football nel parcheggio del Country Club». Aggiunge:«Conta il rispetto per gli altri». Chiude: «Come faccio a mantenermi così composto? Forse è parte dell’incoscienz­a: ancora non realizzo che cosa mi stia accadendo». Ciò che gli sta accadendo è che fra meno di un mese sarà a St. Andrew, in Scozia, per andare all’attacco del British Open e del Grande Slam: «E’ una possibilit­à. Ho sempre pensato che se qualcuno potesse farcela quello sarebbe stato Tiger Woods». Per educazione, si corregge:«E naturalmen­te ce la può ancora fare». Una piccola gaffe, che ha un significat­o più profondo: Jordan Spieth non ha solo vinto lo U.S. Open, ma ha raccolto il testimone dalle mani di Tiger.

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EPA Jordan Spieth sorridente con il trofeo degli Us Open 2015
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AFP
 ?? AFP ?? Francesco Molinari, 32 anni, ha chiuso al 27° posto con 285
AFP Francesco Molinari, 32 anni, ha chiuso al 27° posto con 285
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Il putt sbagliato da Johnson

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