LA SERIE TORNA PRIMA
Dopo anni di prestiti e fine contratto, il calcio italiano riprende a investire. Restano dietro Spagna (231 milioni), Inghilterra (188), Germania (161) e Francia (44). Per far quadrare i conti, ora bisogna anche vendere
Sarà perché l’Italia è fuori dalla recessione economica: nel primo trimestre del 2015 il pil, prodotto interno lordo, è cresciuto dello 0,3 per cento sugli ultimi tre mesi del 2014 (più 0,1 se si guarda allo stesso periodo dell’anno scorso). Sarà perché la Juve in finale di Champions ha creato l’effetto emulazione. Sarà quel che sarà, ma oggi, quando mancano due mesi alla fine del mercato, la Serie A ha già investito 266,35 milioni di euro. Un anno fa, a fine giugno, si viaggiava molto al di sotto, 126,4 milioni, meno della metà. C’era il Mondiale in corso e il mercato stava relegato in seconda fila, però... Un anno dopo nessuno, neppure la Liga di Spagna «ferma» a 231,3 milioni, fa shopping compulsivo come la Serie A. Certo, sottile è il confine tra spendere e spandere. A oggi il disavanzo del nostro campionato tra uscite e entrate è pari a meno 132,27 milioni, contro i meno 115,9 della Spagna, ma presumiamo che arriveranno cessioni a bilanciare gli acquisti.
PANORAMA
Siamo ritornati spendaccioni, l’austerità sembra finita. La Juve ha i titoli per farlo perché l’accesso alla finale di Champions ha rimpinguato le casse. Altri si sono esposti oltre le proprie attuali possibilità: l’Inter dovrà vendere per evitare ulteriori sofferenze al bilancio, il Milan è in attesa dei milioni thailandesi. In controtendenza il Napoli: basta caviale, De Laurentiis ha scoperto i discount italiani. La Roma a fari spenti, per adesso ha preso soltanto un giocatore rilevante, Iago Falque. Per tutti vale un’avvertenza: questa è soltanto la fotografia di fine giugno, il mercato chiuderà il 31 agosto e in sessanta giorni altri affari prenderanno forma. C’è da aspettarsi di tutto, anche in fatto di vendi- te. Nell’attesa, ecco lo stato dell’arte nei quattro grandi club per ora più attivi.
MEGLIO DYBALA Se il campionato cominciasse oggi, dubbi non ce ne sarebbero: Juve strafavorita. Se ne è andato Tevez, ma è stato preso Dybala, che in prospettiva può diventare un Carlitos al cubo. Il ragazzo ha quasi dieci anni di meno e dubbi sul suo repertorio non ce ne sono. Potrebbe avere delle difficoltà di ambientamento, un conto è il Palermo e un altro è la Juventus, e di sicuro nell’immediato non garantirà leadership come Tevez, però la freschezza dei suoi 21 anni sarà un valore. Dybala può formare con Morata una coppia di infinite potenzialità, capace di trascinare la Juve in territori inesplorati. Sarà soltanto questione di tempo, il tempo necessario al giovane per capire la nuova realtà. Allegri avrà da guadagnare anche dall’altro cambio in attacco e qui andrà all’incasso nell’immediatezza. Mandzukic è un centravanti fatto e finito, con peso specifico internazionale, e non ci metterà molto a sbianchettare il ricordo di Llorente, destinato a sicura cessione. A proposito, la Juve va tarata su quel che accadrà nel reparto vendite. Pogba e Vidal a oggi sono in squadra: ci resteranno o uno dei due o ambedue saranno ceduti? Basterà Khedira come rinforzo di reparto? Marchisio surrogherà Pirlo? Su questi interrogativi poggiano molte speranze della concorrenza. Consiglio: non sentirsi invincibili.
MANCIO REVOLUTION Kondogbia, Miranda, Murillo. No, Zukanovic, non lo consideriamo perché troppo fresco è il ricordo di Gresko: prima vedere che effetto farà San Siro a «Zuka», poi valutare. Kondogbia, Miranda, Murillo e forse non è finita, altre facce nuove saranno arruolate ad Appiano. Mancini ha usato tutto il suo carisma per convincere Thohir a fare debiti ulteriori, ma gli sarà difficile impedire la partenza di qualche pezzo grosso. Dal punto di vista economico, affiorano per-
plessità, l'Inter non ha i conti in ordine. Sotto l’aspetto sportivo, Mancini è obbligato a riportare la squadra in Champions per permettere al club di incassare soldi vitali. La squadra finirà per essere rivoluzionata e una rivoluzione non si compie dalla sera alla mattina. Tenere a mente che Kondogbia non è un play - al Monaco il francese delegava la regia a Moutinho - e che spesso sarà ancora Medel a giocare la prima palla di un’azione, anche se forse quella del non-regista è una scelta di Mancini. Con Miranda e Murillo, bella sistemata alla difesa. Consiglio: contare fino a dieci prima di pronunciare la parola scudetto.
LA PREVALENZA DEL PIANO B Troppe B in questo Milan: Berlusconi, mister Bee, Bertolacci, Bacca, forse Baselli. Finora il Milan è stato costretto a rifugiarsi nei piani B. Jackson Martinez? No, Bacca. Kondogbia? No, Bertolacci. Molti milioni sono già stati impegnati. Troppi quelli per Bertolac- ci? Forse, ma se l’ex genoano fosse straniero e avesse un cognome esotico, ci faremmo meno problemi. Il Milan non ritornerà competitivo sul serio finché nel campetto estivo della probabile formazione comparirà la coppia Paletta-Alex. E’ lì, davanti al portiere Diego Lopez, che bisognerà intervenire, e l’eventuale rinnovo di contratto a Mexes non basterà (anzi, potrebbe fare danni). Consiglio: ogni sana ricostruzione deve ripartire dalla difesa.
NAPOLI FA RIMA CON EMPOLI Presi dall’Empoli l’allenatore Sarri e il regista Valdifiori. Resiste l’interesse per Saponara, altro pezzo pregiato empolese, però bocciato nella sua prima esperienza in una grande squadra (il Milan). Se un astronauta napoletano planasse oggi nelle acque davanti a Mergellina dopo un anno nello spazio, avrebbe un attimo di smarrimento: sogno o son desto? Napoli o Empoli? L’«americano» De Laurentiis, uso a frequentare la bella gente del cinema a Hollywood, si è innamorato della campagna toscana, infatuazione del resto comune a molti americani veri. Il problema non è tanto chi arriva - Sarri conosce il mestiere, Valdifori è un Pirlo di provincia e non un Cigarini di ritorno -, ma chi partirà. Per fortuna è rientrato Pepe Reina, portiere che da solo vale 10 punti, quelli che sono mancati al Napoli di Benitez nell’ultima stagione per avere la certezza della Champions. Consiglio: convincere Higuain che Sarri e Valdifiori non lo costringeranno a trasformarsi in Maccarone.
CONCLUSIONI Questo precoce attivismo sul mercato regalerà vera gloria, porterà al rinascimento della Serie A, o dispenserà illusioni, sarà il colpo di coda di un sistema calcistico, il nostro, che di base resta malato? Difficile rispondere oggi. Consiglio: godetevi l’estate, stagione in cui tutti vincono e nessuno perde. Soltanto in autunno cominceremo a capire qualcosa di preciso.