I sassolini di Diaz «Giochiamo pulito» E zittisce Chilavert
Tecnico del Paraguay contro il mostro sacro «Chissà se ora ha capito la bontà del lavoro»
Una settimana fa, a nordest di Asuncion, è decollato il primo aereo a motore totalmente elettrico: ha un’autonomia di un’ora e mezza, giusto la durata di una partita di calcio senza tempi supplementari. Il Paraguay di Ramon Diaz ha fatto lo stesso in Copa America con una decina di giorni d’anticipo, ma a differenza di quel gioiellino meccanico non è ancora atterrato. Questa notte cercherà di prolungare il suo volo con destinazione Santiago, altrimenti scenderà a Concepciòn e lì si riposerà nell’hangar fino alla finalina di consolazione, che in realtà non ha mai consolato nessuno. A proposito di motori, El Pelado fa rotta verso l’Argentina senza poter contare sul suo propulsore abituale: Ortigoza, che concede qualcosa alla bilancia ma poco agli avversari, è out per infortunio.
ATTENTI A QUEI TRE L’assenza del Mutante (lo chiamano così) è una buona notizia per Gerardo Martino, che già dovrà impegnarsi per tenere a bada i senti- menti: un conto è incontrare il «suo» Paraguay all’esordio nel girone, come è accaduto il 13 giugno a La Serena, un altro è ritrovarselo di fronte quando in palio c’è un posto nella finale del torneo. A ricordare al Tata il passato da c.t. dell’Albirroja ci saranno tre pro-memoria in carne e ossa: il portiere Villar, il centrale Da Silva e la punta Santa Cruz. In tre sommano 100 anni tondi tondi, un’età sufficiente per riproiettarsi indietro fino al 28 giugno 2007, giorno in cui Martino, fresco selezionatore del Paraguay, debuttò a Maracaibo in Coppa America. Fu un trionfo: 5-0 alla Colombia, Villar e Da Silva tennero inviolata la porta e Santa Cruz impazzò con una tripletta. Gli altri due gol li segnò Cabañas, che una trentina di mesi più tardi verrà colpito da un proiettile alla testa in Messico e che oggi fa il panettiere nel negozio dei genitori a Itaugua.
DIAZ CONTRO CHILAVERT Martino contro la nostalgia canaglia, Diaz contro i pregiudizi. «Non giochiamo sporco», replica Ramon a chi gli ricorda i 22 falli commessi nel quarto di finale col Brasile. L’arbitro Ricci, quello del caso Jara, avrà gli oc- chi del mondo addosso anche quando si tratterà di disinnescare subito qualsiasi velleità di jugar sucio. Poi, sfruttando l’occasione di un’intervista con l’emittente paraguaiana TN, Diaz mette a sedere il monumento nazionale Chilavert e insacca: «Chissà se adesso che siamo in semifinale avrà iniziato a comprendere la bontà del lavoro che abbiamo fatto – graffia riferendosi all’ex portiere, da sempre iper-critico sull’attuale gestione della nazionale -. Non era semplice prendere in mano una squadra precipitata al numero 80 del ranking mondiale e arrivare fin qui. Se abbiamo convinto José Luis, piano piano faremo lo stesso con tutto il mondo». Intanto, pare che Ortiz abbia convinto lui ad affiancare Caceres in mezzo al campo, almeno a giudicare da quante attenzioni gli ha rivolto El Pelado nell’ultimo allenamento. Non sarebbe Aranda, dunque, il sostituto di Ortigoza dal primo minuto. Decollo previsto per l’una e mezza, ora italiana: motore da registrare per questo Paraguay, ma quando hai due ali come Derlis Gonzalez e Benitez, puoi anche sognare di volare fino alla finale.