Brasile, c’è il vuoto oltre le macerie
Ancora sotto shock per i verdeoro. Al rientro, fischi per tutti meno David Luiz. Luci per il futuro? Poche
«Devo rivedere il mio modo di saltare». Se a dirlo fossero Wallace, Wendell o qualche altro ragazzino delle Under sarebbe anche accettabile, ma queste sono parole di Thiago Silva. E simboleggiano le certezze minate della Seleçao. Fallo di mano da rigore in Psg-Chelsea, bis in Copa America nel disgraziato quarto di finale col Paraguay. Con fischi al ritorno nell’aeroporto di Guarulhos, San Paolo, per Thiago come quasi tutti i verdeoro, con la bizzarra eccezione di David Luiz. La peggio l’hanno avuta il c.t. Dunga («vattene») e Firmino, il carissimo neoacquisto del Liverpool («sei un mercenario»). Facciano gli scongiuri gli interisti, ma la in- dossata a Concepción da Miranda sembra maledetta: di Thiago Silva che la sfoggiava nell’era pre-Dunga si è detto, Neymar non ne ha retto l’impatto emotivo. Dopo il Mineirazo in sua assenza, O Ney deve aver pensato che fosse necessario caricarsi tutto il Brasile sulle spalle, ma il vestito da vendicatore non gli dona.
ROMARIO E FELIPE Proprio sulla maxi-squalifica a Neymar è intervenuto in tackle un ex bomber, oggi deputato. «Dimostra che la nostra federcalcio, corrotta e incapace, a livello internazionale non conta nulla», ha affondato Romario, che vuole le dimissioni di Del Nero, presidente CBF. E ancora: «Una volta il Brasile avrebbe potuto schierare due nazionali competitive, ora fatica a metterne in piedi una decente». Neymar e Romario sono esempi del fuoriclasse ortodosso: come Ronaldo e Rivaldo, si formano in patria, decollano al Barça e si abituano a dominare i palcoscenici più prestigiosi. Ora, invece, vestono la giocatori che battono le nuove vie del denaro e vanno in Cina (Tardelli) o negli Emirati (Everton Ribeiro) men che trentenni. Ritorno al jogo Servono anni, mentre in ottobre cominciano le qualificazioni al Mondiale e il Brasile non spaventa più nemmeno Venezuela o Bolivia. Da dove ripartire, allora? Dagli assenti Oscar, Luiz Gustavo e Danilo? O dalla lista degli esclusi eccellenti (Ramires, Paulinho, Lucas Moura, Hulk, Luiz Adriano)? A livello giovanile c’è poco di pronto: forse Lucas Silva e Rafinha, che hanno già assaporato Real Madrid e Barça. Più probabile che sia giunta l’ora di Felipe Anderson, se in Champions farà l’ultimo salto. La ci spera, perché qui, dopo il Mineirazo e il Concepcionazo, rischia di essere ribattezzato con la desinenza «azo» ogni stadio in cui il Brasile dà un calcio alla sua storia.