LA SAMP E LA DOPPIA SFIDA DI ZENGA
con la complicazione di un presidente fuori dagli schemi come Massimo Ferrero. Il Viperetta è l’elogio della follia blucerchiata, e in questo senso Coach Z, versione 2.0 dell’Uomo Ragno, ha molto da perdere. Mihajlovic ha fatto sfracelli sino a quando la squadra ne ha retto i ritmi altissimi, in campo e fuori.
Zenga non cerca il confronto con Sinisa, ben sapendo tuttavia che non potrà sottrarsene, ma possiede al tempo stesso il carisma e quel pizzico di pazzia da lui spesso evocata, che potrebbe permettergli di scalare la montagna della Serie A in arrampicata libera. Fra l’altro, concessi a Mihajlovic tutti i grandi meriti della sua gestione, lui partiva da una posizione di vantaggio. C’era una Samp alla deriva, destinata a naufragio certo. Ora no, caro Walter: hanno rifatto lo scafo, corretto la rotta, scelto un equipaggio esperto. L’ex portiere della Samp pare più attratto dal gusto di misurarsi di nuovo con la Serie A, che non dal timore di dover far meglio dei numeri di Sinisa. Perché Miha è il passato: più carota e meno bastone, più democrazia e condivisione del progetto, sperando nel medesimo risultato.
Nessuna lista della spesa sul mercato: spetterà a Carlo Osti mediare fra il portafoglio e una rosa da completare. Zenga uomo dell’azienda, ma non necessariamente aziendalista. Lavorerà su ciò che gli metteranno a disposizione, pronto anche a cambiare modulo, visto che per ora il tridente è utopia. S’è circondato di uno staff che profuma intensamente di Sampdoria. Cagni incarna la saggezza del fratello maggiore, Bellucci è il miglior gregario che potesse scegliersi per una corsa a tappe. Il preliminare di Europa League fra un mese esatto è una roulette, ma si tratta di un rischio consapevole. Zenga è stato chiaro: pazzo, ma sino a un certo punto. Perciò a oggi l’idea di un Fantantoniobis a Bogliasco pare un’ipotesi molto remota.