La Gazzetta dello Sport

Strage in Tunisia Il killer addestrato dall’Isis in Libia

Potrebbe aver lavorato negli hotel colpiti Cameron: «Pace in Siria e Iraq o resta la minaccia»

- Francesco Rizzo

allarme lo avevano lanciato a dicembre gli americani: l’Isis addestra miliziani nell’est della Libia, Paese politicame­nte in frantumi. Tra loro, secondo fonti di polizia tu- nisine, per tre mesi c’era anche Seifeddine Rezgui, il kamikaze della spiaggia di Sousse. Dalla Libia arriverebb­e anche l’arma della strage. Del resto le ricerche dicono che la Tunisia è il Paese che fornisce più miliziani all’Isis e ieri l’Algeria ha dispiegato 25 mila uomini alla frontiera

La Tunisia è il Paese che fornisce più all’Isis: fino a 3000, davanti all’Arabia Saudita (1500-2.500). Dalla Francia ne arriverebb­ero 1200 con i vicini. Si accavallan­o le voci su Rezgui: per Selma Elloumi Rekik, ministro del Turismo tunisino, potrebbe aver lavorato nei resort di Sousse, dove infatti si è mosso con sicurezza, «non era solo e non è arrivato dal mare, bensì con un’utilitaria». Arrestati sette presunti complici, in tre città: indaga anche un aereo-spia Usa che decolla da Catania o da Pantelleri­a.

WIMBLEDON In Italia, intanto, Confindust­ria Viaggi suggerisce ai soci di favorire le richieste di rimborso dei turisti italiani che non vogliono più andare in Tunisia (il calo di arrivi dal nostro Paese è stato del 20-40% già dopo la strage a

riferisce la Rekik) e tra le compagnie c’è chi non applica la penale per eventuali cambi di destinazio­ne. E se testimoni raccontano di civili tunisini che hanno cercato di fermare il killer, altri accusano la polizia di ritardi e inefficien­za: compagni di università di Rezgui lo dipingono come il capo di una cellula di 5 terroristi. Gli hotel pieni di occidental­i sono obiettivi-simbolo ma «è impossibil­e coprire tutti i luoghi a rischio. Non si può considerar­e luogo a rischio una spiaggia», a conferma di «come sia facile colpire», spiega Andrea Margellett­i, consulente del Copasir. E la paura tocca tuti: a Londra si temono attacchi a Wimbledon o il 7 luglio, anniversar­io della strage della metropolit­ana del 2005, tanto che il premier Cameron dichiara «finché l’Isis esiste in Iraq e Siria siamo sotto minaccia». La Francia ha espulso, da gennaio, circa 10 imam radicali, 40 dal 2012. E in Italia il governator­e lombardo Roberto Maroni rilancia: «Se la Tunisia ha chiuso alcune moschee, significa che è una strada che dobbiamo considerar­e».

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GETTY Un poliziotto tunisino controlla la spiaggia a Sousse durante la visita di funzionari del governo inglese

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