Strage in Tunisia Il killer addestrato dall’Isis in Libia
Potrebbe aver lavorato negli hotel colpiti Cameron: «Pace in Siria e Iraq o resta la minaccia»
allarme lo avevano lanciato a dicembre gli americani: l’Isis addestra miliziani nell’est della Libia, Paese politicamente in frantumi. Tra loro, secondo fonti di polizia tu- nisine, per tre mesi c’era anche Seifeddine Rezgui, il kamikaze della spiaggia di Sousse. Dalla Libia arriverebbe anche l’arma della strage. Del resto le ricerche dicono che la Tunisia è il Paese che fornisce più miliziani all’Isis e ieri l’Algeria ha dispiegato 25 mila uomini alla frontiera
La Tunisia è il Paese che fornisce più all’Isis: fino a 3000, davanti all’Arabia Saudita (1500-2.500). Dalla Francia ne arriverebbero 1200 con i vicini. Si accavallano le voci su Rezgui: per Selma Elloumi Rekik, ministro del Turismo tunisino, potrebbe aver lavorato nei resort di Sousse, dove infatti si è mosso con sicurezza, «non era solo e non è arrivato dal mare, bensì con un’utilitaria». Arrestati sette presunti complici, in tre città: indaga anche un aereo-spia Usa che decolla da Catania o da Pantelleria.
WIMBLEDON In Italia, intanto, Confindustria Viaggi suggerisce ai soci di favorire le richieste di rimborso dei turisti italiani che non vogliono più andare in Tunisia (il calo di arrivi dal nostro Paese è stato del 20-40% già dopo la strage a
riferisce la Rekik) e tra le compagnie c’è chi non applica la penale per eventuali cambi di destinazione. E se testimoni raccontano di civili tunisini che hanno cercato di fermare il killer, altri accusano la polizia di ritardi e inefficienza: compagni di università di Rezgui lo dipingono come il capo di una cellula di 5 terroristi. Gli hotel pieni di occidentali sono obiettivi-simbolo ma «è impossibile coprire tutti i luoghi a rischio. Non si può considerare luogo a rischio una spiaggia», a conferma di «come sia facile colpire», spiega Andrea Margelletti, consulente del Copasir. E la paura tocca tuti: a Londra si temono attacchi a Wimbledon o il 7 luglio, anniversario della strage della metropolitana del 2005, tanto che il premier Cameron dichiara «finché l’Isis esiste in Iraq e Siria siamo sotto minaccia». La Francia ha espulso, da gennaio, circa 10 imam radicali, 40 dal 2012. E in Italia il governatore lombardo Roberto Maroni rilancia: «Se la Tunisia ha chiuso alcune moschee, significa che è una strada che dobbiamo considerare».