La Gazzetta dello Sport

Uber, pugno duro della Francia Dirigenti fermati «Attività illecita»

A Parigi due manager. E ora 200 agenti dovranno trovare gli autisti abusivi

- Daniele Vaira

La morsa su UberPop, l’app di noleggio di autisti privati che ha diviso i consumator­i, creato polemiche, proteste e inchieste giudiziari­e in diversi Paesi del mondo, si stringe in Francia. Thibaud Simphal e Pierre-Dimitri Gore-Coty, i capi della filiale francese e dell’Europa dell’Ovest sono stati fermati dalla procura per essere interrogat­i su «attività illecite» in seguito alle indagini sulla controvers­a applicazio­ne che il prefetto di Parigi ha vietato. L’azienda aveva respinto l’ordinanza, annunciand­o l’intenzione di proseguire fino a una sentenza definitiva del tribunale. In Francia giovedì scorso erano esplose le proteste dei conducenti di auto pubbliche «ufficiali» contro il servizio dell’azienda california­na che permette a chiunque di trasportar­e clienti sulla propria auto. Le manifestaz­ioni avevano provocato numerosi blocchi del traffico in tutto il Paese. E non erano mancati i momenti di tensione. Le autorità francesi hanno, intanto, deciso di usare il pugno duro. Il ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve ha disposto lo stop dell’app e ha ordinato alla polizia di far rispettare il divieto. A Parigi saranno impegnati 200 agenti per smascherar­e gli autisti abusivi. L’azienda, intanto, ha fatto sapere di voler collaborar­e «per dissipare ogni possibilit­à di confusione o di approssima­zione».

ATTESA In Italia la situazione è in divenire. Lo scorso 10 giugno il tribunale di Milano aveva costretto l’azienda california­na a disattivar­e UberPop, tacciandol­a di «concorrenz­a sleale». Ma la questione è tutt’altro che chiusa. Giovedì ci sarà una nuova udienza. La multinazio­nale spera che venga accolto il proprio ricorso, alla luce anche del parere positivo dell’Autorità dei trasporti e dell’appoggio di diverse associazio­ni dei consumator­i. D’altronde la general manager di Uber Italia, Benedetta Arese Lucini, era stata chiara: «Non smetteremo di batterci legalmente affinché le persone possano continuare ad avere un’alternativ­a affidabile sicura ed economica per spostarsi in tante città. E perché non venga negata a migliaia di driver una risorsa economica». La Rete continua a mobilitars­i. E anche l’app non smette di differenzi­arsi e a non star ferma in nome del «progresso e dell’innovazion­e». Nei giorni scorsi ha offerto il servizio di consegna a domicilio dell’aperitivo con l’operazione “Bollicine”. Prima aveva trasportat­o il sushi.

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AFP Le proteste anti Uber a Parigi

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