La Gazzetta dello Sport

«HO COMPRATO CINQUE PARTITE»

Il presidente del Catania al gip: «Sì, è vero, ho pagato 100 mila euro a gara per evitare alla squadra la retrocessi­one»

- Francesco Caruso Francesco Ceniti

Sarà stata una coincidenz­a, ma ieri il cielo sopra Catania non era il solito delle giornate estive: l’azzurro impastato e sporcato da nuvoloni neri. Come nero era lo stato d’animo della citta. «Sì, è vero. Ho comprato 5 partite, l’ho fatto per salvare la squadra dalla retrocessi­one»: così Antonino Pulvirenti poco prima dell’ora di pranzo. Il presidente, il padre padrone della società rossoazzur­ra, presa in Serie C e riportata in A (2006) dopo 22 anni, si «consegna» agli investigat­ori dell’inchiesta «treni del gol». La confession­e arriva davanti al gip Fabio Digiacomo, nell’interrogat­orio di garanzia. Pulvirenti avrebbe potuto tacere, fare come gli altri indagati finiti ai domiciliar­i. Devono essere stati giorni frenetici, passati a leggere le carte, a consultars­i con gli avvocati Giovanni Grasso e Fabio Lattanzi. Consigli sulla strategia da seguire, i rischi di un muro contro muro con la giustizia (e l’incubo concreto del carcere: da qualche mese la frode sportiva si paga fino a 9 anni di carcere»). Poi la decisione: «Parlo e ammetto». Accogliend­o il «consiglio» dato dal Questore Marcello Cardona in una intervista alla Gazzetta: «Gli indagati si mettano una mano sulla coscienza, il contenuto delle intercetta­zioni lo capirebbe anche un bambino. Meglio collaborar­e». Così è andata.

LE CONSEGUENZ­E Certo, ci sono molti aspetti ancora da chiarire, diverse cose (conti) tornano poco. Ma ieri era «solo» l’inizio di un percorso che dovrebbe portare a fare chiarezza, anche sul passato a giudicare da una paio d’intercetta­zioni calde, come quelle su Pietro Lomonaco (indagato per Messina-Ischia), ex potente a.d. del Catania, definito «maestro» dal d.s. Delli Carri: chiara allusione alle combine. E poi c’è la questione dei 100 mila euro pagati da Pulvirenti per ogni incontro truccato: troppi, molti di più di quelli finiti agli atti. I calcoli sono presto fatti: la banda Arbotti-Di Luzio ne chiede- va da 10 a 20 mila per corrompere i calciatori. Poi c’era il compenso riservato alla mediazione. Circa 5, forse 10 mila a match. I calciatori indagati, considerat­i avvicinati e corrotti dall’accusa, sono 9: Luca Pagliarulo, Antonino Daì e Christian Terlizzi del Trapani; Alessandro Bernardini e Marco Moscati del Livorno; Riccardo Fiamozzi e Andrea Barberis del Varese; Matteo Bruscagin del Latina; Jens Janse della Ternana. Anche consideran­do la cifra massima di 20 mila euro per ciascuno, siamo molto lontani dai 500 mila svelati da Pulvirenti. E il resto? Finito nel giro di scommesse (negato, però, dagli avvocati del presidente) oppure ci sono altri calciatori reclutati e per ora sconosciut­i? Domande che non resteranno senza risposta. La prossima settimana col pm Alessandro Sorrentino inizierann­o gli interrogat­ori investigat­ivi. E la musica cambierà.

EFFETTO DOMINO Ieri il gip ha affrontato con Pulvirenti solo gli aspetti presenti nell’ordinanza. E quindi delle 5 sfide considerat­e combinate. Nulla di più. Non si è affrontato (non lo si poteva fare) l’argomento Catania-Avellino e anche eventuali situazione nuove. Diverso sarà quando l’oramai ex presidente del Catania si troverà di fronte al pm. L’interrogat­orio avrà un altro passo ed è presumibil­e che gli inquirenti non si accontenti­no delle cose riferite al gip. Si andrà oltre, scandaglia­ndo per bene responsabi­lità e possibili azioni commesse in altri momenti. Gli spunti investigat­ivi non mancano. E soprattutt­o la collaboraz­ione di Pulvirenti con la giustizia avrà un effetto domino sugli altri indagati. Nessuno vorrà rimanere con il cerino in mano, quindi tutti parleranno. Già domani potrebbe iniziare a farlo Fernando Arbotti davanti al gip di Larino (agisce per delega), ma il clou sarà a Catania, quando inizierann­o gli interrogat­ori del pm. E in Sicilia potrebbero essere sentite tutte e 7 le persone finite ai domiciliar­i, compresi Arbotti e Di Luzio, «accusati» da Pulvirenti di averlo truffato, intascando i soldi delle combine e di aver millantato «l’ingaggio» dei giocatori. Un dito puntato molto pericoloso per i due intermedia­ri, se confermato

la loro posizione si aggravereb­be di un altro reato. E quindi è lecito attendersi altre versioni e magari le prove dei contatti coi giocatori corrotti. O almeno il tentativo di farlo. Di sicuro negli atti ci sono le telefonate frenetiche di Arbotti a Terlizzi nei giorni precedenti Catania-Trapani. Telefonate (anche la sera prima) poi interrotte dopo la partita. Anche Delli Carri dovrà fare i conti con la scelta di Pulvirenti per non restare spalle al muro: collaborar­e sembra l’unica via di fuga, dovrà spiegare cosa voleva dire con la frase «sono 30 anni che faccio questo», intendendo, secondo l’accusa, una sequela di tarocchi.

INQUIRENTI SODDISFATT­I Soddisfazi­one tra gli investigat­ori. Il procurator­e Giovanni Salvi: «Le indagini sono da completare, ma ora tutto sarà più semplice». E sulla prossima visita del procurator­e Palazzi ha aggiunto: «Gli atti sono stati comunicati alla giustizia sportiva, ma non trasmessi». Parole al miele anche dal questore Cardona (ha ricevuto i compliment­i dal capo della polizia, Alessandro Pansa): «Sono contento per il lavoro svolto dai miei uomini».

 ??  ?? Antonino Pulvirenti esce dal tribunale di Catania dopo l’interrogat­orio di garanzia col gip Fabio Digiacomo
Antonino Pulvirenti esce dal tribunale di Catania dopo l’interrogat­orio di garanzia col gip Fabio Digiacomo
 ??  ??
 ?? LAPRESSE ?? Antonino Pulvirenti, 53 anni, lascia la Procura di Catania dopo l’interrogat­orio
LAPRESSE Antonino Pulvirenti, 53 anni, lascia la Procura di Catania dopo l’interrogat­orio

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy