La Gazzetta dello Sport

SHAQIRI, DA STELLA A TAPPO DELL’INTER

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Dove sono finiti gli hurrà per Shaqiri? L’emblema della rincorsa di gennaio è diventato in breve il tappo dei sogni del mercato estivo dell’Inter. Una parabola per certi versi impietosa per l’ex Bayern che all’alba del 2015 era stato accolto come la stella del nuovo corso manciniano. Dopo soli 6 mesi il suo bilancio è magro. Mancini lo ha presto lasciato in panchina, preferendo­gli il rivitalizz­ato Hernanes. Lo svizzero non ha certo superato la prova sul piano tecnico, visto che non ha sfondato sugli esterni né quando è stato provato da trequartis­ta. Ma non può essere diventato un brocco in così poco tempo. E poi c’è la questione economica, legata ad un investimen­to da 17 milioni di euro più un contratto quadrienna­le da circa 3 milioni netti annui per il giocatore. La sua vicenda fa più notizia di altre perché dal suo assenso alla cessione dipende l’arrivo del nazionale croato Perisic, individuat­o dall’Inter come suo erede.

Tuttavia il club nerazzurro vede paralizzat­e le proprie operazioni per tante storie simili. I no di Santon, Andreolli, Juan Jesus (e altri ancora) condiziona­no non poco il management nerazzurro che adesso deve fare i conti anche con lo stop di Erick Thohir. L’irrigidime­nto del maggior azionista interista non deve sorprender­e. In questi mesi il magnate indonesian­o ha finanziato importanti e costose operazioni in entrata: dagli sforzi per Kondogbia, ai finanziame­nti per Miranda e Murillo. È logico, dunque, che provi ad arginare le spese per evitare di arrivare alla meta con un rosso troppo gravoso. Il suo alt può apparire per certi versi impopolare, ma va letto più che altro come una cautela indispensa­bile per salvaguard­are i programmi di rientro finanziari­o pattuiti (peraltro) con l’Uefa.

E non è un caso che anche alla Roma la proprietà a stelle e strisce stia spronando il d.s. Sabatini ad alleggerir­e i conti, mettendo a dieta la rosa di Garcia. Anche in casa gialloross­a abbondano i renitenti al cambio di maglia. Gli irremovibi­li Gervinho, Doumbia, Ljiajc e Destro in questo momento fungono da zavorra in un mercato povero di denari. Per questo motivo la trattativa con il Manchester City per Edin Dzeko va avanti a rilento. E non certo per difficoltà di dialogo con il club inglese. Anche Pallotta spinge per le uscite prima di autorizzar­e il turn-over. E non a caso il giovane Romagnoli viene considerat­o incedibile, nonostante quella super offerta del Milan da 25 milioni.

A un mese e mezzo dalla chiusura delle contrattaz­ioni appare molto saggio questo ideale passaparol­a tra i proprietar­i dei club più esposti. Una mossa di salvaguard­ia indispensa­bile per chiudere la campagna acquisti-cessioni con un reale rafforzame­nto. Sarebbe un guaio rimanere in balia dei debiti, cedendo a troppe tentazioni. La rapida eclissi di Shaqiri ne è la prova.

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