Dall’Igna: «Ducati, calma La vittoria non è lontana»
D.g.: «Fino al Mugello tutto è stato estremamente positivo. I problemi ce li aspettavamo ma li risolveremo. E nella seconda parte di stagione...»
Laurea in ingegneria meccanica con tesi sulla scocca in carbonio di una Gruppo C. Lavora da Michelotto.
Assunto nel reparto corse Aprilia. Responsabile motore 2T (‘94), poi di 125 e 250 (‘99) e MotoGP (‘03).
Direttore tecnico Derbi.
Direttore tecnico competizioni Piaggio.
In novembre diventa direttore generale Ducati Corse.
22 in 125 (12 piloti e 10 costruttori), 20 in 250 (10+10), 5 in Sbk (2+3).
Sposato con Lucia, ha due figli.
Da buon ingegnere, Gigi Dall’Igna non perde mai la calma, nei momenti belli come in quelli difficili. Dopo un inizio a dir poco esaltante, la Ducati negli ultimi tre GP ha sofferto oltre ogni aspettativa, tanto che l’obiettivo di conquistare almeno una vittoria pare essersi trasformato in un sogno irrealizzabile. Ma il direttore generale di Ducati Corse spiega perché non è così, argomentando la sua tesi con dati e considerazioni. Per uscire da una situazione comunque difficile, la ricetta di Dall’Igna è sempre la stessa: calma, metodo e lavoro.
Ingegnere, qual è il bilancio a metà campionato?
«È comunque positivo. Direi che fino al Mugello è stato estremamente positivo, poi c’è stato qualche problema in più che non ci ha permesso di ottenere i risultati sperati nella gare successive e si è persa un po’ di fiducia e di feeling nel box. Ma, lo ripeto, il bilancio è soddisfacente: abbiamo un pilota (Iannone; 3° in campionato e abbiamo conquistato parecchi podi (6, 4 con Dovizioso e 2 con Iannone; ».
Ha parlato di poca fiducia nel box: qualcosa di preoccupante?
«Assolutamente no. È chiaro che quando pensi di raggiungere certi risultati e non ci riesci non sei contento, vedi le cose meno positivamente».
E i problemi della GP15?
« Ce li aspettavamo. Con la GP15 abbiamo risolto le negatività più accentuate della GP14: la moto ora gira molto meglio di prima. Resta il problema della gestione della derapata e del grip al massimo angolo di piega. Era un difetto anche della moto 2014, ma minore rispetto al fatto che la GP14 non curvasse e abbiamo dovuto dare delle priorità per adattare la nuova Ducati alla maggior parte delle piste. A Barcellona e Sachsenring, dove ci sono tante curve lunghe, si sta tanto piegati e con il gas in mano abbiamo sofferto».
Per risolvere questi inconvenienti bisogna intervenire radicalmente sul progetto?
«No, bisogna lavorare sulla base, sull’elettronica e sui vari aspetti della moto per far gestire meglio la derapata al pilota: nella seconda parte di stagione non vedo piste così critiche per la GP15».
Una provocazione: non è che i risultati di inizio anno sono stati determinati più dalle difficoltà di Marquez, Pedrosa e Lorenzo che da meriti propri?
«Non credo siano scaturiti da circostanze particolarmente
«SONO MOLTO SODDISFATTO» favorevoli. Vero, mancava Pedrosa, ma al di là della posizione, il nostro distacco dal primo era contenuto: significa che il pacchetto moto- pilota era competitivo. Ad Austin, Marquez ha dominato, ma Dovizioso è arrivato a poco più di 2”; in Argentina Marc è caduto, ma noi siamo stati con Rossi quasi tutto il GP».
È innegabile, però, che il distacco negli ultimi GP sia stato pesante.
«È vero, ma credo dipenda soprattutto dalla conformazione della pista. Detto questo, chiaro che dobbiamo migliorare la moto, lavorare con calma e metodo per eliminare, o quanto
«RIVALI FORTISSIMI» meno ridurre, le problematiche. Non pretendo che la mia moto sia la migliore in ogni punto della pista, bisogna trovare un buon bilanciamento».
Honda e Yamaha sono cresciute più delle aspettative?
«Direi di no. La Yamaha ha il miglior compromesso e hanno consolidato la moto con la grande esperienza che hanno sull’M1; per quanto riguarda Honda è difficile da fuori capire cosa hanno fatto. Ma non mi sembra che ad Austin, o anche in Argentina, andassero così male… Il pacchetto Marquez/ RC213V può sempre vincere ogni GP».
E qual è il giudizio sui due Andrea?
«Iannone sta facendo una stagione bellissima: anche in passato è sempre stato un pilota veloce, ma sbagliava tanto. Adesso gestisce bene la gara: la reputo la crescita più importante che potesse fare. Dovizioso ha fatto gare meravigliose e anche lui è migliorato rispetto al passato, perché adesso ci prova sempre, non si accontenta. È stato sfortunato, perché le rotture sono sempre successe in gara, quando potevano benissimo capitare in prova».
La vittoria è un’ossessione?
«No, un obiettivo, anche se difficile, perché sia tecnicamente sia sportivamente ci confrontiamo con realtà dal livello altissimo. Credo che la MotoGP non sia mai stata così difficile, ma noi dobbiamo pensare di potercela fare».