Tuka il bosniaco d’Italia che vola «Un record per non dimenticare»
Allena a Bussolengo: nel ventennale di Srebenica, ha corso gli 800 in 1’43”81
Si chiama Amel Tuka, ha 24 anni ed è bosniaco. «Sono nato a Kakanj, dove ancora vive la mia famiglia, ma ora studio a Zenica. Sono quasi ingegnere meccanico, mi manca giusto la tesi di laurea». E’ cintura nera di karate. «Ma nel gennaio 2009, dopo una gara studentesca vinta con scarpe da passaggio, ho cominciato a correre». Fino a sabato scorso, quando a Madrid – con in mezzo un’escalation clamorosa e tanta, tanta Italia – ha vinto gli 800 della tappa del World Challenge Iaaf in uno stordente 1’43”84, miglior prestazione europea dell’anno e settima mondiale. Domani sera, a Montecarlo, al cospetto dei Nijel Amos e dei Mo Aman, debutterà in Diamond League.
IL MASSACRO A tutto il 2014 non aveva fatto meglio di 1’46”12, ma non arriva proprio dal nulla: «Sono stato bronzo agli Europei under 23 di Tam- pere 2013, sesto agli Europei di Zurigo 2014, in giugno ho vinto i primi Giochi Europei di Baku e a inizio mese, a Velenje, ho portato il personale a 1’44”19». Forse non è un caso che la super prestazione sia arrivata proprio sabato. Era l’11 luglio, giorno del ventennale del genocidio di Srebenica quando, durante la guerra dei Balcani, le truppe serbo-bosniache guidate da Ratko Mladic ammazzarono migliaia di musulmani bosniaci: ufficialmente 8372, secondo certe stime oltre 10.000. «Ecco perché, dopo l’arrivo, ho girato il pettorale: avevo scritto “Never forget”, “Per non dimenticare” e le due date. L’ho mostrato al mondo. Me la sentivo che avrei avuto l’occasione. Avevo
Tuka, con l’1’43”81 centrato sabato al meeting di Madrid, detiene la miglior prestazione europea stagionale sugli 800, la settima mondiale quattro anni, quel giorno: non ho ricordi diretti. Ma un bosniaco non può non sapere o far finta di niente. Sarò per sempre legato alla mia terra». A suggellare simbolicamente l’impresa, il fatto che il clamoroso crono varrebbe anche il record della ex Jugoslavia unita, sottratto dopo 41 anni al leggendario Luciano Susanj, 1’44”07 vincendo gli Europei di Roma 1974. «Luciano è croato, sarebbe bellissimo incontrarlo».
L’ITALIA Tutto questo non sarebbe stato possibile se, nell’autunno 2013, grazie a un connazionale di stanza a Trento e alla manager Chiara Davini, non fosse arrivato in Italia. «Da allora trascorro 20 giorni al mese a Bussolengo, in provincia di Verona, dove mi segue Gianni Ghidini, senza il quale non sarei quello che sono». Il tecnico azzurro, già mentore, tra i tanti, di specialisti del doppio giro di pista come Andrea Benvenuti, a sua volta oro continentale a Helsinki 1994 e dell’olimpionico di Pechino 2008, il keniano Wilfred Bungei. «Col gruppo di Gianni, tra italiani giovani e meno giovani e alcuni stranieri, lavoro benissimo. Non ho pressioni, abito in un appartamento vicino alla pista, a volte da solo a volte con altri atleti. Ho tutto quel che mi serve per crescere ancora. Devo solo migliorare il mio italiano... E in agosto, proprio prima dei Mondiali, so che arriverà Bungei. Non ho miti o riferimenti, ma a uno come lui è impossibile non ispirarsi».
IL COACH Ghidini, sul ragazzo, scommette da tempo: «Quel che sta facendo non mi sorprende – dice –: è serio, si è ben integrato, è molto razionale, ha un buon equilibrio, lavora con fiducia, è dotato di forza veloce e anche quando è stanco, sa restare in spinta. Quando è arrivato aveva poca tenuta, ma ha saputo trasformarsi. In gara, poi sa essere aggressivo e ha gran finali. A Madrid il suo ultimo 300 è stato quasi perfetto». Domani, a Montecarlo, gli servirà persino qualcosa in più. Il bosniaco Amel Tuka, 24 anni, nella foto grande mentre il 22 giugno a Baku, in Azerbaigian, vince gli 800 dei primi Giochi Europei; in quella sotto sabato scorso a Madrid, quando dopo il traguardo mostra il retro del pettorale con la scritta «Per non dimenticare»