La ricerca dei vincenti per sostituire i leader
Mandzukic, ora la caccia a Götze. La Juve continua il rinnovamento: accanto alla linea verde, servono profili già affermati
Sostituire i vincenti con i vincenti: è questa la linea che segue la Juventus per rimediare alla perdita di tre califfi come Carlos Tevez, Andrea Pirlo e Arturo Vidal. Non è assicurato che ci riesca, in estate nulla è certo, e sarà fondamentale la mano di Massimiliano Allegri negli innesti. Però il rischio d’impresa è attenuato dai 17 punti rifilati alla seconda nell’ultimo campionato, senza elencare i record dell’era Conte. E chi arriva ha già sbaciucchiato decine di trofei.
IL RICORDO E’ chiaro come il trio in partenza abbia donato ai bianconeri tonnellate di esultanze feroci, figlie di una classe testarda. Restando all’ultima stagione, la sassata di Pirlo a sei secondi dalla fine del derby d’andata; quella di Carlitos in avvio della corrida di Dortmund; il rigore che Vidal decide di battere, « rubando » il pallone, nel quarto con il Monaco. Ne aveva sbagliato uno strozzaqualificazione con l’Olympiacos, non ha fallito l’unico gol delle sfide che hanno portato alla semifinale. Sono gesti che valgono più di mille statistiche (51 reti su 104 da Pirlo-Vidal-Tevez-Llorente): sono momenti che danno l’impronta, gridano personalità. Mancheranno, ma la ricerca del rimedio è avviata. IL FUTURO VERDE La rivoluzione in casa Juve è in parte obbligata (Pirlo, Tevez), in parte dovuta alle circostanze, vedi l’ultimo Vidal difficile da disciplinare. Sono state seguite due strade: rinnovare con i giovani, tipo Dybala, Rugani, Neto, Zaza; escludendo l’argentino, ritenuto titolare, il resto è gente che dovrà capire il nuovo livello per potersi inserire. Poi andare a cercare i vincenti. Dieci titoli in carriera per Sami Khedira, fra cui il Mondiale e l’Europeo Under 21. Nove allori, con una Champions, per Mario Mandzukic, dal 2012; se arriva, nove per Mario Götze, dal 2011, incluso il Mondiale e quattro Bundesliga. E Julian Draxler, esterno più che fantasista, in Brasile c’era, seppur per accumulare esperienza.
IL SISTEMA DIVERSO Si è capito da tempo che la Juve vorrebbe evitare errori dettati dai sen- timenti, tipo quelli dell’Inter dopo la tripletta del 2010. I mutamenti a Torino sono stati prima più traumatici, il cambio improvviso dell’allenatore nel luglio scorso (l’addio fra Mourinho e Moratti era già chiaro prima della fine dell’annata), mentre ora sono più ragionati. Centrocampo e attacco sono i settori più colpiti, per la difesa il futuro è in costruzione, non immediata. Il sostituto naturale di Vidal è Khedira. Pur se spostato a secondo centrale nel 4-2-3-1 di Löw e del Real Madrid mourinhano, Sami diventa grande nello Stoccarda da interno incursore, non da guardia giurata davanti alla difesa: nel 2008-09 segna sette volte in 27 partite. Mandzukic non se la gioca con Tevez (ma con Llorente, altro in partenza, sì) come soluzione individuale, ma ne può offrire molte ai compagni, con sponde e lo sgobbare da scavatore di spazi. Sia Dybala sia Götze possono illanguidire i nuovi clienti con l’assist o la conclusione. Con Morata come socio, invece, toccherebbe allo spagnolo il frullio fuori dall’area. Nella prima annata di Allegri, le posizioni offensive erano spesso a triangolo e i vertici bassi erano il trequartista di movimento (Vidal, Pereyra) e la punta più disposta al lavoro ovunque, il Tevez tuttofare. Il tecnico ora dovrà saper dare quell’imprevedibilità che i califfi potevano creare in un secondo. Ci prova con i vincenti, quelli che hanno visto tante volte dal vivo come basta un attimo per conquistare il mondo.