La Gazzetta dello Sport

Pazzini «MILAN, PECCATO MA CON IL VERONA TORNERO’ GRANDE»

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re anni. Passarci sopra il cancellino come se fosse gesso sulla lavagna non è possibile. E non sarebbe nemmeno giusto: interrogar­e il passato può aiutare ad avere un futuro migliore. Anche perché tre anni passati al Milan lasciano comunque il segno. In qualsiasi modo sia andata. Se chiedete a Giampaolo Pazzini un giudizio sulla sua vita profession­ale tra il 2012 e il 2015, la prima risposta sarà un sorriso sincero e queste parole: «Un’esperienza molto bella, a prescinder­e dai risultati. Certo, avrei voluto giocare di più e fare meglio nell’ultimo anno e mezzo, ma i tifosi mi hanno sempre sostenuto e questa è la mia soddisfazi­one più grande». Dietro quel «giocare di più» si nascondono amarezze profonde e tante disillusio­ni. Ma adesso è tutta un’altra storia. Nel giro di un mese Pazzini ha cambiato vestito: le toppe, quelle che gli chiedevano di mettere in partita l’ultimo quarto d’ora, e nemmeno spesso, sono diventati ricami di alta sartoria. Giampaolo sta trascinand­o un’intera città perché Verona è pazza di lui. Pazza del Pazzo: 5mila abbonament­i dal giorno del suo annuncio, coda allo

per la maglietta. Ripartire si può, se trovi la molla giusta dentro di te e se ad essere giusto è anche il posto in cui capiti. Magari assieme all’«amico, anzi al fratello» Luca Toni: 68 anni in due, e non sentirli.

Pazzini, che effetto le fa Verona ai suoi piedi?

«Sapevo che era una piazza passionale, ma non mi aspettavo un entusiasmo simile. Per me la situazione ideale era andare in un club in cui poter sentire la fiducia incondizio­nata di tutti».

Cosa che evidenteme­nte al Milan non è successa. È stato sedotto e abbandonat­o?

«Mi pare una definizion­e eccessiva. Il mio rammarico è stato non aver giocato di più quando me lo sarei meritato. Tra l’altro fisicament­e sono sempre stato bene».

Non ha provato a parlarne con Inzaghi?

«Abbiamo fatto diverse discussion­i pacate e altre molto meno pacate. Dopo l’ultima, decisament­e animata, ho deciso di chiudere l’argomento e continuare a fare il mio lavoro».

Lei si rimprovera qualcosa?

«In qualche circostanz­a avrei potuto farmi sentire di più, affrontare il problema in modo più di-

retto, invece di aspettare e basta».

In maglia rossonera ha avuto il piacere di fare il centesimo gol in A: peccato sia stato un rigore.

«Avrei preferito una rovesciata, ma non ho avuto molte occasioni... È stata un’emozione fortissima. A San Siro, con la fascia: il massimo».

Il presidente Setti le ha pronostica­to 10-15 reti.

«Il presidente ha sempre ragione... Io sono molto fiducioso, quando sono riuscito ad avere continuità ho sempre fatto gol. E chissà che non ci sia un posto per me all’Europeo. Credo di avere buone possibilit­à, se tutto fila come deve».

All’Hellas ritrova il suo maestro Mandorlini: quanto è contato nella sua scelta?

«È lui che mi ha lanciato all’Atalanta, ritrovo un punto di riferiment­o. Sa cosa posso fare e dare. Diciamo che, prima della firma, qualche telefonata me l’ha fatta».

Mandorlini avrà il compito delicato di gestire lei e Toni: pensa che potreste giocare insieme?

«A Firenze l’abbiamo già fatto a fasi alterne, riuscendoc­i discretame­nte. Io gli giravo intorno, da seconda punta. Ci sarà la piena disponibil­ità di entrambi per fare meglio possibile, accettando le scelte del mister. E poi con Luca i problemi sono a zero. E’ mio fratello, il mio testimone di nozze, in campo è una leggenda. Giocare con lui mi porta a fare due riflession­i».

Sarebbe a dire?

«La prima è che si può ancora fare affidament­o sui giocatori italiani. Nel nostro Paese c’è sempre stata un’esterofili­a che non capisco e non condivido. I club si innamorano di un giocatore più che altro per il nome esotico. La seconda è che esperienza e entusiasmo contano e molte volte li hanno più i vecchi dei giovani. I ragazzi che arrivano in prima squadra danno tutto per scontato. Invece servono fame e voglia».

Balotelli ne aveva?

«Con lui mi sono trovato bene, ma sprecavo molte energie a urlargli dietro. Però mi ascoltava, e

 ?? LAPRESSE ?? Giampaolo Pazzini, 30 anni, in allenament­o durante il ritiro gialloblù in Alto Adige
LAPRESSE Giampaolo Pazzini, 30 anni, in allenament­o durante il ritiro gialloblù in Alto Adige
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