«NAPOLI MEGLIO DI MONACO SARRI MI PIACE, IO IL LEADER»
diverbi, ma preferisco dire sempre ciò che penso ogni giorno. Non mi piace tenermi le cose dentro, accumulare tensione e rinfacciare tutte insieme le cose che non mi sono piaciute. Sono una persona schietta, franca. Voglio sempre la verità, è il mio modo di affrontare la vita e mi sembra che il mister la pensi allo stesso modo. Quindi benissimo così».
Visto da fuori, cosa è mancato lo scorso anno al Napoli?
«La continuità. E la forza di sfruttare il calo vistoso della Roma, non riuscendo mai a sfruttare l’occasione per accorciare le distanze. Ma alla fine il Napoli ha sbagliato due partite importanti. Con più fortuna, all’andata col Dnipro, finisce 4-1. E con la Lazio c’è stata la possibilità di andare in Champions all’ultima giornata».
Beh, senza quel rigore di Higuain magari…
«Gonzalo è un fuoriclasse. A un giocatore che segna 30 gol a stagione non credo si possa chiedere di più».
Magari più freddezza sui rigori. A proposito, lei è stato il primo a fermare Balotelli…
«Ho sempre detto che un rigore calciato bene è impossibile da parare. Noi dobbiamo capire cosa ha in mente il calciatore e magari indurlo all’errore, ma un rigore tirato bene non si prende mai».
Reina lo batterebbe un rigore?
«Non durante una partita, non è il mio compito. Però se dovessimo andare oltre i supplementari una volta, potrei anche essere tra i 5 a calciarlo. Non amo i portieri che tirano rigori e punizioni. Passeranno alla storia per quello, io spero di essere ricordato per le parate decisive».
Molti la ricordano pure per l’abilità da cerimoniere sul palco dopo le vittorie con la Spagna e per la presentazione a Dimaro di Albiol. Ce ne fa una adesso?
«Il momento giusto è quando si vince, si è in festa e si alzano titoli. Lì se me lo chiede la squadra lo faccio. Ma così, non mi viene. Non sono un attore, sono un uomo spogliatoio e per la squadra faccio tutto».
Un fioretto per un grande traguardo?
« Abbiamo una buonissima squadra, con tanti giocatori di livello. Sono ottimista, ma non dobbiamo metterci pressione da soli. Pensiamo a lavorare con pazienza. Non dobbiamo dire dove arriveremo, ai tifosi non possiamo promettere di vincere ma garantire il nostro meglio sempre. Non importa ora cosa fanno le altre squadre, chi comprano. Partiremo tutti alla pari e alla fine tireremo le somme».
Rafael e Andujar lo scorso anno hanno faticato. Ma è così difficile fare il portiere a Napoli?
«E’ un ruolo ingrato. Basta esserne consapevoli, saper reagire alle difficoltà, stare sempre lucidi. Loro non hanno fatto male, semmai è tutta la squadra che ha avuto difficoltà».
Chi è il portiere più forte della sua generazione?
«Buffon è stato super, come Casillas, Kahn, Julio Cesar. Il mio mito era Molina. Ma oggi il migliore è Neuer».
Curiosità. E’ vero che colleziona maglie da calcio?
«Ne ho più di 400 a casa. Da Messi a Zidane, passando per Pirlo, Figo, Iniesta…».
Qual è la sua preferita?
«Impossibile scegliere. Sono felicissimo di avere quella dei miei amici Paolo Cannavaro, Mertens e Xabi Alonso».
A proposito di Xabi. Ha detto di lei: «Reina non è un semplice giocatore, ma è una squadra».
«Lo ringrazio. Ricevere complimenti da chi ha vinto tutto ti riempie di orgoglio. Mi piace essere leader. Mi viene naturale. Cerco sempre di dare il meglio, come persona nello spogliatoio e poi in campo. E’ importante avere uno spogliatoio unito, umile, che lavora, che ha voglia di migliorare e che sappia sudare la maglia». Rieccola la frase magica che rimbomba tra le montagne di Dimaro. Dopo «la squadra ha un’anima» di mazzarriana memoria e il «ci può stare» di Benitez, l’era Sarri ha già trovato il suo tormentone.