Si corre giocando Così il Palermo inganna la fatica
Staff di Iachini integra il lavoro atletico e tattico simulando situazioni di gara. E gli «strappi» si pagano
«Giocala! Lega! Esci adesso! Difendila». Sul campo di Bad Kleinkirchheim praticamente si sente soltanto la voce di Beppe Iachini. Neanche con un joypad in mano, davanti a un monitor, riuscirebbe a fare di più. Comanda quasi ogni tocco dei suoi durante l’esercitazione tattica del mattino: si comincia con una partita su tre-quarti di campo, massimo tre tocchi, si prosegue con un’altra regola - corridoi laterali delimitati e sfruttamento del due contro uno sulle fasce con cross verso il centro, senza opposizione - si finisce col posizionamento difensivo su calci d’angolo e punizioni laterali, con occhio particolare alle coperture sul secondo palo. «Andrea, mettiti bene con i piedi, sei messo male, così ci vogliono due tempi per muoversi», il suggerimento di Iachini a Rispoli. Uno dei tanti. Non è pignoleria o fissazione. Lo staff rosanero – il tec- nico più sei collaboratori – lo chiama «peso cognitivo». Sono le istruzioni applicate nell’esercizio con il pallone, vincoli in partitella prima con stimoli individuali e poi collettivi, che vanno ad aggiungersi al lavoro atletico.
LAVORO INTEGRATO Ed è la grande svolta della preparazione atletica del calcio anche in Italia: all’avanguardia tatticamente, eravamo indietro nell’integrazione tra fisico e pallone. Ora non più. Esempio: per la resistenza alla velocità una volta si usavano le «navette a secco» (scatto di dieci metri, avanti e indietro, ovviamente senza palla), ora lo stesso effetto si ottiene con partitine in inferiorità o a piccoli gruppi su un campo di dimensioni ridotte (tre contro tre o tre contro due su un campo 25 metri per 15 è un buon esempio). La parte «a secco», utile perché ripristina le componenti organiche, resiste nell’allenamento della resistenza, che il Palermo cura con lavori intermittenti (30 secondi di corsa, trenta di riposo, ripe-
I metri di lunghezza (per 15 di larghezza) del campo sul quale Beppe Iachini fa disputare le fondamentali partitelle tre contro tre o tre contro due per «allenare» la resistenza alla velocità
tuti per venti o trenta minuti, a seconda del ruolo), che simulano meglio l’impegno della partita rispetto alle classiche «ripetute». La preparazione si completa con i lavori di forza, che il Palermo svolge usando le cosiddette macchine isoinerziali: niente pesi ma volani che sfruttano il peso del corpo e che migliorano le componenti eccentriche. Tradotto: il muscolo si contrae mentre si allunga.
MODELLO DI PRESTAZIONE E se Iachini comanda, il preparatore atletico Fabrizio Tafani controlla. A marzo ha vinto il «Cronometro d’argento», ma i suoi strumenti migliori sono gps e software con cui analizza i dati, che vengono confrontati
con il modello della prestazione «da gara», alla quale si cerca di avvicinarsi il più possibile già in preparazione. Niente vale come «l’occhiometro» per stabilire le condizioni del calciatore, ma i dati servono: anche a capire che uno come Franco Vazquez sembra lento, in realtà è tra quelli coi valori di potenza più alti. Categoria che comprende Belotti, uno che – dopo partite e corsa – ha ancora voglia di pallone. Vede i portieri che si stanno ancora allenando e chiede a Iachini il permesso di calciare in porta. Il tecnico gli chiede una bella sommetta da mettere in cassa comune. «Almeno tiro in porta…», dice Belo già col pallone tra i piedi.