La Gazzetta dello Sport

League a Montecarlo Gatlin ride ai boicottagg­i «Contano solo ori e tempi»

Statuniten­se non invitato a Londra ed escluso dall’«Atleta dell’anno» stasera sui 100 contro Gay, Vicaut e la novità Brommell

- Simone Battaggia

Laveranda dell’hotel Fairmont, affacciata alla curva del Mirabeau e all’imbocco del tunnel più famoso del mondo, è il posto giusto per parlare di velocità, anche senza i bolidi di Formula 1. Justin Gatlin e Jimmy Vicaut tengono la scena da attori navigati. Sanno che i 100 di stasera al meeting Herculis, sontuosa decima tappa di Diamond League, li vedranno protagonis­ti. Il primo è il re 2015, il solo a essere sceso sotto i 9”80 ben tre volte, il secondo si è appena preso il record europeo, con un 9”86 che l’ha proiettato al di là della rivalità nazionale con Lemaitre. Saranno protagonis­ti, ma non saranno soli.

PARTERRE DE ROI Cinque degli otto al via stasera hanno uno stagionale sotto i 9”90, altri due si sono fermati a 9”91 (Ashmeade e Ogunode). Non ci sono Bolt e Powell, altrimenti sarebbe una finale mondiale anticipata. Certo, lo spirito di Usain aleggia. «Si farà trovare pronto – spiega Gatlin –. Vuole l’oro. Non credo che mi stia evitando. E’ un grande showman, Pechino sarà il posto giusto per mostrare al mondo lo spettacolo più bello». L’olimpionic­o di Atene 2004 ha parole belle per Vicaut: «A Parigi mi ha impression­ato, ha fatto un grandissim­o rientro». E affronta le domande più scomode. «Al meeting di Londra non mi hanno invitato per il mio passato? E’ un problema loro. Mi colpisce però vedere gente nella mia stessa situazione che invece è stata chiamata». E la decisione della Iaaf di estromette­rlo dai candidati ad atleta dell’anno? «A me interessan­o i tempi, i titoli, non i premi».

PROSPETTIV­A Vicaut non lo ammetterà mai, ma il 9”86 di Parigi gli ha cambiato prospettiv­a. «Sì, ho lavorato molto sulla seconda parte della gara – confessa – ma continuo a impegnarmi anche per migliorare l’uscita dai blocchi. No, non mi aspettavo di correre 9”86. Ero concentrat­o sull’azione e preoccupat­o di non sentire dolori alle ginocchia. Se ho un tempo in mente? Sì, ma per ora mi concentro sui vari Gatlin, Gay e Bolt». Se il Gatlin degli ultimi mesi sembra imbattibil­e, a suo fianco oggi ci saranno almeno un paio di connaziona­li pronti a fare il botto. Certo, c’è Tyson Gay, ma la curiosità più grande è per Trayvon Bromell. Il 19enne della Florida, iridato ju- niores 2014 dei 100, a giugno ha infiammato la pista di Eugene, prima scendendo a 9”90 agli Ncaa, poi a un clamoroso 9”84 nei quarti dei Trials, seguito dal 9”96 del secondo posto in finale, che gli ha garantito una maglia ai Mondiali. Per la prima volta gareggia in Europa e per la prima volta partecipa alla Diamond League. Cappello all’indietro e tatuaggi in bella vista, a iniziare dal simbolo della federazion­e statuniten­se sulla spalla destra («E’ il primo che ho fatto»), il nuovo fenomeno mostra maturità. «Qui è bellissimo, e ho la possibilit­à di allenarmi per la 4x100». «Bromell? E’ veloce come lo si vede in tv, e ha un’uscita dai blocchi pazzesca», lo battezza Gatlin. Nella staffetta saranno al via anche Ferraro, Demonte, Manenti e Riparelli. Uno spicchio di azzurro nel tempio della velocità.

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AFP Justin Gatlin, 33 anni, sul traguardo di Eugene ai Trials americani

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