LeBron, stella d’umanità Premia Still dei Bengals Sua figlia lotta per la vita
Sul palcoscenico degli Oscar dello sport, gli Espy, LeBron James ha incupito la voce e accolto a braccia aperte il collega del football Devon Still dei Cincinnati Bengals. Il Prescelto non è solo il miglior giocatore della Nba, pur non avendo ricevuto quest’anno riconoscimenti personali, è il campione che non si tira mai indietro anche quando non scende in campo: per prendersi cura degli altri. Il Jimmy V Perseverance Award che ha messo nelle grandi mani di Still non c’entrava con palla ovale e armatura. E’ il trofeo dedicato all’ex coach di North Carolina State, Jim Valvano, che su questo palco nel 1993, ormai sconfitto dal cancro, pronunciò parole rimaste scolpite nella memoria: « Non mollate, non mollate mai!». Moriva due mesi dopo, ma da allora gli Espy premiano chi come lui lotta con il coltello fra i denti.
LEAH Devon, stritolato da un completo azzurro troppo stretto per la sua taglia, si è più volte commosso nel raccontare di non essersi mai arreso anche se issare bandiera bianca poteva essere la via più semplice. Nel giugno scorso, a sua figlia Leah di 5 anni era stato diagnosticato un cancro allo stomaco e poco dopo lui era stato tagliato dai Bengals. «Avevo due possibilità: perdere la fede o creare attenzione a questa battaglia con il male che ha colpito mia figlia sfruttando la posizione di giocatore della Nfl». Devon era stato subito reintegrato in squadra e Leah, dopo numerose rica- dute, adesso sta un po’ meglio. Standing Ovation e l’abbraccio di LeBron quando la bimba è apparsa in video e ha ringraziato la folla di celebrities.
FU BRUCE L’altra standing ovation più lunga è toccata a Caitlyn Jenner, fu Bruce, salita sul palco in abito bianco e lungo («La scelta del vestito, delle scarpe, del trucco: non è stato facile. Ok, ragazze ora ho capito cosa significhi», ha ironizzato, ma intanto il rating televisivo si è impennato del 250% rispetto al 2014 ). Era la sua prima apparizione in pubblico dopo aver rivelato un mese e mezzo fa con una foto sulla copertina di Vanity Fair l’avvenuta trasformazione. L’ex olimpionico del decathlon a Montreal ’76 ha evitato il tappeto rosso e l’incontro con i media, ma il suo discorso è stato potente: «Non avevo mai conosciuto un transgender prima di diventarlo. Ho scoperto che molti teenager vengono picchiati e uccisi o si suicidano. I trans meritano rispetto. E’ da questo concetto che nasce una comunità più indulgente». A Caitlyn è andato uno dei premi più ambiti: quello del coraggio, intitolato al tennista Arthur Ashe.