Crocetta nella bufera: ma cos’è questa storia dell’intercettazione shock sulla Borsellino?
Governatore si autosospende per la frase che avrebbe detto il suo medico: «Va fatta fuori come il padre». La Procura smentisce
1Ma che cosa si dicono i due in questa telefonata?
Volendo dar retta ai giornalisti dell’Espresso, è il chirurgo a parlare. Dice che Lucia Borsellino «va fermata, fatta fuori. Come suo padre». Lucia Borsellino, classe ’69, una laurea in Farmacia, è stata assessore alla Sanità siciliana fino allo scorso 2 luglio. Suo padre era il giudice Paolo Borsellino, ucciso nella strage di via d’Amelio, a Palermo, il 19 luglio 1992. Proprio domenica ricorre l’anniversario della strage di via d’Amelio. Tornando alla telefonata, Crocetta rimane in silenzio e non
GOVERNATORE DELLA SICILIA
obietta alle parole di Tutino, non si indigna, nessuna reazione di fronte a quel commento macabro nei confronti dell’assessore della sua giunta, scelto come simbolo di legalità in un
MAXI MULTA settore da sempre culla di interessi mafiosi. C’è però un problema, perché il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi ha smentito l’esistenza della frase incriminata: «Agli atti dell’ufficio non risulta trascritta alcuna telefonata del tenore di quella pubblicata dalla stampa». Inoltre «i carabinieri del Nas hanno escluso che una conversazione del suddetto tenore sia contenuta tra quelle registrate nel corso delle operazioni di intercettazione nei confronti del Tutino». L’Espresso ribatte che la conversazione è contenuta in uno dei «fascicoli secretati» dell’indagine.
23E Lucia Borsellino che ha detto?
«Non posso che sentirmi intimamente offesa e provare un senso di vergogna per loro». Matteo Renzi le ha telefonato per esprimerle solidarietà, così come il Presidente Mattarella. Nei giorni scorsi le voci di un’intercettazione shock erano circolate con insistenza, giungendo all’orecchio della stessa Borsellino, che si è dimessa dal ruolo di assessore per ragioni «di ordine etico e morale» all’indomani dell’arresto di Tutino. Secondo la Procura, il primario di Chirurgia plastica della Clinica Villa Sofia faceva interventi estetici mascherandoli da operazioni necessarie e urgenti a carico del sistema sanitario nazionale. Aveva detto allora la Borsellino: «Non nascondo che il rapporto fra Crocetta e questo medico mi ha creato forte disagio in questi anni». E ancora: «Ora, se permette, torno a essere “la figlia di”. E la figlia di Paolo Borsellino alle commemorazioni del 19 luglio non andrà».
Invece Crocetta come ha reagito alla pubblicazione di questa intercettazione?
Si è autosospeso da presidente della Regione. Ha poi precisato all’Ansa che «quella frase al telefono pronunciata da Tutino non l’ho sentita. Se avessi sentito quella frase, non so... avrei provato a raggiungere Tutino per massacrarlo di botte, forse avrei chiamato subito i magistrati...». Quindi è scoppiato a piangere. Come può immaginare tutte le forze politiche di opposizione ne hanno chiesto le dimissioni, compresa una buona parte del Pd, il suo partito. Crocetta ha fatto sapere che «prenderò la decisione finale nel giro di pochi giorni, dopo gli accertamenti da parte della Procura. Non sono legato alla poltrona».
Mi ricorda brevemente chi è questo Crocetta e da dove viene?
È presto detto: nato a Gela nel ’51 in una famiglia modesta, comunista berlingueriano, cossuttiano e poi veltroniano, cattolico, omosessuale dichiarato, nemico giurato della mafia. Perito elettronico, prima di essere eletto alla guida della Sicilia nel 2012 ha lavorato per l’Eni, è stato per due volte sindaco di Gela ed europarlamentare. Corporatura massiccia (dall’amico Tutino s’è fatto ridurre chirurgicamente il giro vita), capelli nero corvino evidentemente tinti, tre anelli all’anulare sinistro, timbro di voce ora grave ora acuto. Insomma, un personaggio notevole.
Al di là delle note di colore, come ha governato la Sicilia finora?
C’è da dire che una maggioranza vera e propria a suo sostegno non l’ha mai avuta a causa dell’assurdo sistema elettorale siciliano. Il suo Pd, per intenderci, ha solo 39 seggi su 90. Il suo rapporto con Renzi è pessimo: «Sono l’unico governatore con cui non ha mai, mai parlato, neanche una volta». Detto questo, vanta il record di assessori dimessi o mandati a casa: trentacinque in trentadue mesi. Giusto per fare due nomi, le ricordo il cantante Franco Battiato e lo scienziato Antonio Zichichi, che sono durati solo pochi mesi a Palazzo d’Orléans. Ma il vero problema della Sicilia sono i conti pubblici. Non per annoiarla con i numeri, ma le cito solo gli ultimi dati della Corte dei Conti: l’indebitamento della Regione è di 6 miliardi 398 milioni di euro. Non solo. Il Consiglio regionale sta deliberando un nuovo mutuo da 1 miliardo 776 milioni per ripianare i debiti delle Asl e così si sale oltre i 7 miliardi. Tecnicamente questo si chiama default, come per la Grecia. Potrebbe essere un motivo per dimettersi, al di là della presunta telefonata con Tutino.