La Gazzetta dello Sport

BARTOMEU E IL FASCINO DEI RISULTATI

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Èvero che il Barça ha Messi, un piccolo dettaglio in grado di cambiare le sorti di qualsiasi squadra, ma da Madrid guardano con una certa preoccupaz­ione i successi di un club che negli ultimi 6 anni ha dovuto affrontare ogni tipo di crisi. I problemi sono stati vari, e talmente dannosi che nessuno si sarebbe aspettato che la migliore epoca della storia del Barcellona coincidess­e con la morte di uno dei suoi allenatori (Tito Vilanova), con il potere in mano a tre diversi presidenti, con le cause giudiziari­e intentate contro due di essi, Sandro Rosell e Josep María Bartomeu, per irregolari­tà legate all’ingaggio di Neymar, con il processo a Messi e a suo padre per presunti illeciti fiscali, con la frattura apertasi dopo l’addio di Pep Guardiola, con le sanzioni della Fifa che vietano al club di beneficiar­e di nuovi giocatori fino al prossimo gennaio, e con la tremenda tempesta scatenatas­i dopo la sconfitta contro la Real Sociedad, disastro conosciuto come l’anoetazo.

È bene ricordare la data e lo scenario: 4 gennaio del 2015, stadio di Anoeta. Era la prima partita dopo le vacanze di Natale. Luis Enrique lascia in panchina Messi, Neymar, Alves e Piqué. Il Barça perde 1-0. Si assiste a una brutale offensiva di Messi contro l’allenatore, Luis Enrique. Si scatena un terremoto al quale il club resiste a stento. Il presidente Bartomeu licenzia il direttore sportivo, Andoni Zubizarret­a, e convoca le elezioni. Vengono fissate per il mese di luglio. Nessuno avrebbe scommesso un euro per Bartomeu, in carica da soli 10 mesi. Si pensava che il suo mandato sarebbe stato breve e turbolento, un calvario.

Sette mesi più tardi, Bartomeu, un uomo senza carisma ma tenace, si ritrova ad essere l’indiscutib­ile favorito alla vittoria delle elezioni che si terranno domenica. Malgrado continui ad essere immerso nel processo Neymar, con pene che possono arrivare fino ai due anni e mezzo di carcere, i soci del Barça preferisco­no giudicarlo per i successi della squadra, vincitrice, grazie a una formidabil­e seconda parte di stagione, dei tre grandi titoli – Liga, Champions League e Copa del Rey -. Nessuno può resistere al gran fascino dei risultati, e ancor meno quando la principale vittima è il Real Madrid.

I suoi rivali, l’ex presidente Joan Laporta, Toni Freixa, ex collega di Bartomeu nella giunta direttiva, e Agustí Benedito, eterno candidato alla presidenza, cercano di trovare qualche crepa nel discorso del favorito. Per il momento non ci sono riusciti. Bartomeu ha parlato poco. Preferisce che siano i risultati della squadra a parlare per lui.

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