Ma queste rivolte contro gli immigrati devono allarmarci?
Treviso a Roma si allarga la protesta per i trasferimenti di profughi. Riesplodono le polemiche sui piani di accoglienza
1Da dove iniziamo?
Da Roma. Siamo all’estrema periferia Nord della Capitale, precisamente a Casale San Nicola, sulla Cassia. Qui abitano circa 400 persone. Col supporto dei neofascisti di CasaPound, queste 400 persone sono scese in strada per opporsi all’arrivo di un gruppo di rifugiati nel centro di accoglienza allestito presso l’ex scuola Socrate. All’inizio si era parlato di un centinaio di migranti, si è poi scoperto che erano solo 19. Tra braccia alzate e tricolori alla mano, la situazione è presto degenerata. I manifestanti hanno bloccato la strada per impedire che passasse il pullman con i profughi. Dopo un inutile tentativo di trattativa, la polizia ha caricato per rompere il blocco, ricevendo in cambio un lancio di sassi, sedie e bottiglie. Cassonetti e balle di fieno sono stati dati alle fiamme.amme. Le immagini degli scontrintri fanno impressione soprattuttotto perché in mezzo si sono trovatiati anziani e donne. Duro il prefettoetto di Ro-Roma Gabrielli: «Non faremoremo passi indietro. Su Casale Sanan Nicola c’era un bando e una commis-commissione che ha ritenuto cheche que-questa cooperativa avessese i re-requisiti. Se c’è gente chehe non è d’accordo non possiamosiamo farci nulla».
2Come si è risoltata la faccenda?
Il pullman con a bor-bordo i 19 migranti ha rag-raggiunto l’ex scuola intornorno alle 14. Il bilancio finale è di 14 agenti feriti, due arrestati, una persona denunciata a piede libero e altre 15 identificate.
3E invece a Treviso cos’è successo?
Qui la protesta è scoppiata mercoledì , quando la Prefettura ha assegnato a 101 richiedenti asilo un residence sfitto a Quinto, un piccolo comune in provincia di Treviso. Gli abitanti, supportatiportati dda un gruppo di Forza Nuova, hhanno subito inscenato una rivolta,riv dormendo fuori dalle case.cas Nella notte tra mercoledìcoledì e giovedìg sono stati appiccaticati diversidive roghi fuori dalle palazzine e qualcuno di Forza Nuova si è introdotto dentro un appartamentoapparta portando via mobili, divani, tv e vestiti destinati ai migranti. «Un bottinono di guerrag da consegnare ai venetivenet colpiti dalla tromba d’aria»,d’ari lo hanno definito i neofascisti.neof Dopo due giorni e dudue notti di tensione, ieri pomeriggiopom i 101 migranti sonoson stati spostati nell’ex casermacase “Serena”, vicino Treviso, trasformata per l’occasione in un Cara.
4E che cos’è un Cara? Sa che non ho mai capito che differenza c’è tra centri di accoglienza, Cie e via dicendo?
In effetti il sistema di accoglienza in Italia è complicato, quindi ho bisogno che rimanga concentrato. Andando a leggere il sito del ministero degli Interni troviamo: «I cittadini stranieri entrati in modo irregolare in Italia sono accolti nei centri per l’immigrazione dove ricevono assistenza, vengono identificati e trattenuti in vista dell’espulsione oppure, nel caso di richiedenti protezione internazionale, per le procedure di accertamento dei relativi requisiti». Semplificando, le strutture d’accoglienza si dividono in: centri di primo soccorso e accoglienza (Cpsa) dove i migranti ricevono le prime cure, sono fotosegnalati e possono chiedere la protezione internazionale; centri di accoglienza (Cda), che dovrebbero ospitare gli stranieri solo il tempo necessario per l’accertamento sulla regolarità della loro permanenza in Italia; ci sono poi i centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) e i centri di identificazione ed espulsione (Cie), dove finisce chi non fa richiesta di protezione internazionale o non ha i requisiti per rimanere da noi. La questione le risulta più chiara ora?
5Direi di sì. Ma chi decide dove vanno a finire tutti questi migranti?
Esiste un piano nazionale d’accoglienza datato 10 luglio 2014, concordato insieme alle regioni: prevede la distribuzione dei migranti tenendo conto della popolazione, del Pil e del numero di persone già ospitate da ciascuna regione. Con l’ondata di nuovi sbarchi degli ultimi mesi e il rifiuto di alcune regioni ad accogliere altre persone il piano è di fatto saltato. Così il ministero dell’Interno a maggio ha inviato una circolare ai vari prefetti chiedendo di mettere a disposizione 7.500 nuovi posti, evidenziando l’obbligo per alcune regioni che finora erano “sotto-quota” a rispettare le direttive. Il riferimento era a Veneto e Lombardia. La risposta del presidente della Lombardia Roberto Maroni e di quello del Veneto Luca Zaia era stata un secco no, a cui sono seguite accese polemiche. Da allora le posizioni non sono mutate. Per dire, ieri Zaia ha parlato di «africanizzazione del Veneto». E questo pomeriggio a Quinto di Treviso arriverà Salvini. L’impressione è che episodi come quelli di ieri si ripeteranno presto.