Piano Grecia, c’è il sì tedesco E Tsipras cambia nove ministri
Approva gli aiuti: il Paese respira Esclusi dal governo tutti i radicali di Syriza Resta ancora il nodo del taglio del debito
Può respirare un po’ il fiero popolo greco, così tenace nella sofferenza da aver sciolto pure il cuore di pietra della Cancelliera: «Immaginiamo che i pensionati tedeschi stiano in attesa per ore davanti alle banche chiuse per 120 euro alla settimana di pensione. So che ci sono molti dubbi sul fatto che la Grecia possa stare di nuovo sulle sue gambe, ma sarebbe irresponsabile non dare una nuova chance», ha detto ieri al Bundestag Angela Merkel, mai così umana. Lì ha strappato un sì decisivo e tutt’altro che scontato: la potente Germania ha accettato, assieme ad altri cinque Parlamenti dell’Eurozona, il terzo salvataggio di Atene. E tanto basta per illudere la gente che presto tornerà la primavera. Eppure qualcosa si muove davvero: lunedì le banche riapriranno e per il momento verrà evitato un default dalle conseguenze imprevedibili per un Continen- te intero. Per quel giorno, infatti, arriveranno i denari freschi del prestito ponte, 7,16 miliardi di euro con cui il governo Tsipras pagherà gli arretrati al Fmi e la rata della Bce in scadenza il 20 luglio. DEBITO In ogni caso, con l’ok di Berlino e la vittoria della Merkel sui tanti falchi che in patria volano ancora sul cadavere greco, può partire ufficialmente anche il negoziato con la Troika (Commissione Ue, Bce ed Fmi) sul nuovo Memorandum. È il documento ponderoso che mette nero su bianco riforme assai dure a cui il governo ellenico si è legato mani e piedi per ottenere questo salvataggio da 82-86 miliardi. In gioco la sopravvivenza di Atene nei prossimi tre turbolenti anni, per questo Tsipras ha cambiato parte della squadra, uscita in frantumi dopo il drammatico Eurosummit di domenica scorsa. Per negoziare servirà meno demagogia e intransigenza degli ultimi cinque mesi, così nel nuovo esecutivo si contano nove sostituzioni fra mini- stri e vice ministri: addio ai duri e puri dell’ala di radicale di Syriza (su tutti, il ministro per l’energia e leader di «Piattaforma di Sinistra», Panagiotis Lafazanis), mentre i nuovi ingressi sono quasi tutti fedelissimi del premier. Le trattative, che si svolgeranno «con procedura accelerata», dureranno da due a quattro settimane e serviranno a «dettagliare le riforme macroeconomiche concordate e legate all’assistenza finanziaria del fondo salva-Stati». Tradotto: Tsipras ha le mani legate a pesanti catene e dovrebbe concordare qualsiasi mossa autonoma con l’odiata Troika che sta per tornare a piantare le tende ad Atene. Sullo sfondo ma ben visibile, resta il nodo del debito gigantesco, un argomento che sarebbe ancora sul tavolo secondo il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis. Se il direttore generale del Fondo Monetario Christine Lagarde insiste per un «alleggerimento del fardello», su questo tema la Merkel è molto meno umana.