La Gazzetta dello Sport

Altafini ricorda Ghiggia «Il Maracanazo? Non se ne è mai vantato»

1Il brasiliano ricorda il compagno al Milan nel 1961, scomparso giovedì: «Non si vantò mai del Maracanazo e si scusò col portiere»

- Iacopo Iandiorio

«Non lo sentivo da 30 anni, poi un giorno mi chiamò al telefono con un suo collega da Las Piedras, in Uruguay, casa sua, e ci emozionamm­o. Parlammo di salute, famiglia e dei bei vecchi tempi...». José Altafini, 77 anni fra una settimana, ricorda così l’ultima volta che sentì l’uomo del Maracanazo, Alcides Edgardo Ghiggia, morto giovedì sera a 88 anni, proprio nel giorno del 65° anniversar­io della vittoria mondiale dell’Uruguay a Rio, contro il Brasile padrone di casa, nel match finale del torneo. Ghiggia arrivò in Italia nel 1953 e dopo 8 stagioni chiuse la sua avventura al Milan di Altafini, lì già da 3 stagioni. «Ma giocò poco con noi: solo 4 gare, però vinse lo scudetto del 1962. Era una persona squisita, simpatica, gio- viale ma anche modesta, non faceva mai pesare il suo passato. Anzi, una volta mi raccontò di aver chiesto scusa al portiere del Brasile Moacir Barbosa, al quale aveva segnato al Maracanà, perché il suo gol di fatto aveva rovinato la vita al povero portiere brasiliano». Modesto tanto da non scherzare mai con Altafini, brasiliano, su quello storico match di Rio davanti a 200 mila persone in lacrime: «No, né con lui né con Schiaffino, con me al Milan, parlammo mai del Maracanazo. Ripeto: non si vantavano mai». LEADER E come giocatore com’era? «Ai bei tempi un’ala destra veloce, alla Cuadrado per capirci, scattante, che amava l’uno contro uno. E poi un leader, una guida in campo. A Milano arrivò a 35 anni ma si integrò bene col bambino Rivera, come lo chiamava lui, Trap, Cesare Maldini, Sani, Radice…

«ALA FORMIDABIL­E. SQUISITO, GIOVIALE MA ANCHE MODESTO. CHIAMAVA RIVERA

“IL BAMBINO”»

JOSÉ ALTAFINI

CON GHIGGIA AL MILAN ’61-62

Peccato che arrivò tardi e vecchio. E anche con l’Italia fallì la qualificaz­ione al Mondiale 1958». Già, come ricordò proprio alla Gazzetta in quell’intervista del 2009 si confessò amaramente «uno di quelli che fallirono in azzurro, nella disfatta di Belfast. Ma che gran- de onore vestire la maglia di un altro Paese...». IL SEGRETO Nell’ultima intervista al Pais uruguayano nel 2012 Ghiggia, ieri vegliato nel Salón de los Pasos Perdidos, al Parlamento, svelò il segreto di quella vittoria del 1950: «Alla fine del 1° tempo mi avvicinai a Julio Perez, la nostra mezzala (l’unico dei 5 d’attacco che non giocava nel Peñarol, ndr) e gli dissi: “Non mi dare la palla sul piede, perché Bigode (il terzino brasiliano, ndr) mi si butta sopra. Tiramela lunga, che io lo batto in velocità”». E così fece: prima servendo a Schiaffino l’assist dell’1-1 e poi firmando il gol al Mondiale forse più famoso di sempre. Se n’è andato don Alcides, ultimo dei campioni del Mondo del 1950 e dei 22 in campo a Rio. Se n’è andato il suo giorno: il 16 luglio. A

las cinco de la tarde...

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Mario Götze, 23, del Bayern; Ivan Perisic, 26, del Wolfsburg; Edin Dzeko, 29, del Man City; Mohamed Salah, 23, del Chelsea
 ?? REUTERS ?? Il gol di Ghiggia il 16-7-1950 col Brasile al Mondiale. Nel riquadro qualche anno fa a Montevideo
REUTERS Il gol di Ghiggia il 16-7-1950 col Brasile al Mondiale. Nel riquadro qualche anno fa a Montevideo
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