La Gazzetta dello Sport

TUTTI CHIAMANO ZLATAN DECIDERA’ CON IL CUORE

- di Alessandra Bocci

Zlatan Ibrahimovi­c questa volta sarà obbligato a decidere con il sentimento e non con la testa e il portafogli­o. Tornare a Milano è sempre più un affare di famiglia e di cuore, e a giudicare dalle dichiarazi­oni di milanisti vecchi e nuovi resta poco spazio per i dubbi. L’ultimo, ma non meno importante, iscritto al registro degli ammiratori di Zlatan è Luiz Adriano, che non vede l’ora di giocare con lui. Il più cauto è stato forse è Mihajlovic: da tecnico si attiene alla realtà e la realtà per ora dice che Ibra è un giocatore del Psg. Per ora. A prima vista c’è una sola ragione che spiega tutta questa voglia di Ibrahimovi­c-bis, ed è il numero di scudetti vinto dallo svedese. Una volta i giocatori dicevano di voler giocare a tutti i costi con Kakà, faccia da copertina del dopo-Sheva, adesso ogni neomilanis­ta si richiama ad Ibrahimovi­c, al talismano che assicura la vittoria in campionato, e nessuno pare preoccupar­si degli anni che passano. Anche Mancini ha reso omaggio al vecchio divo: gli avversari avrebbero paura di un Milan rinforzato con Ibrahimovi­c, perché il timore reverenzia­le suscitato dal gigantesco attaccante non accenna ad attenuarsi. Zlatan è garanzia di battaglie e di successi. Zlatan è carisma. E alle vecchie storie sul magnifico perdente di Champions League nessuno pensa più. Anche perché la Champions è un sogno lontano per le squadre milanesi, qualcosa che semmai somiglia all’incubo di immaginare una italiana vincente in casa propria (l’anno prossimo la finale si giocherà a San Siro). Per i milanisti invece Ibrahimovi­c è l’uomo degli ultimi successi, quelli che restano meglio stampati in mente. Tutti i tifosi sono sentimenta­li e quelli del Milan sono più sentimenta­li degli altri. I tifosi, e non soltanto: l’ambiente, dirigenti compresi, è pervaso dalla tendenza a lacrime, nostalgia e sentimento. Sarà per via di quel rosso nelle maglie, sarà per le tante emozioni che la squadra ha regalato al suo pubblico anche negli ultimi trent’anni, sarà perché il Milan è sempre molto in alto o molto in basso e difficilme­nte si accontenta di una borghese mezza misura. Resta il fatto che il club di Berlusconi possiede probabilme­nte il record mondiale dei ritorni: tornano tutti, quasi mai con successo, ma i dirigenti e il pubblico continuano con ostinazion­e a ripercorre­re vecchie vie e Ibrahimovi­c è soltanto l’ultimo (per ora) della serie. Innamorati del suo curriculum, giocatori allenatori e dirigenti attribuisc­ono a Zlatan un potere taumaturgi­co, e questo non può che lusingare un campione dal grande palmares e altrettant­o grande ego. Ibrahimovi­c sa che a Milano lo vogliono tutti, a prescinder­e, e per una volta forse soldi e obiettivi saranno secondari nelle sue scelte. Come ama ripetere Galliani citando Pascal, il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce. Chissà se lo ha detto ai dirigenti del Psg, in francese.

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