La Gazzetta dello Sport

Ruba, corre, punta: un lupo che va a caccia Come Roberto Carlos

Sulla fascia, uno contro uno, piedi brasiliani: meno tiro del suo modello, ma cross al bacio. E una fragilità da smentire

- Marco Guidi

Predatore di palloni, corridore solitario della fascia mancina. Non è un caso che nel nome completo di Alex Sandro ci sia il soprannome Lobo. Lupo, in portoghese. E dai lupi, l'ormai ex terzino del Porto ha carpito le tecniche di caccia: seguire l’avversario sulla corsia e sfiancarlo sulla resistenza. Nell'ultima edizione di Champions, Alex Sandro ha recuperato 39 palloni e si è guadagnato grazie alle sue estrose serpentine 22 falli. Più di ogni altro difensore in Europa.

GLI INIZI Tanta corsa, ma non solo. Perché Alex Sandro Lobo Silva è brasiliano vero (anche se non gli piace ballare...), piedi inclusi. Nato a Catanduva, stato di San Paolo, gioca per il piccolo Celt, finché durante un'amichevole contro l'Atletico Paranaense, viene notato dall'allenatore avversario, che lo ingaggia nell'intervallo. «Sei bravo, il secondo tempo lo giochi con noi». e Alex Sandro ve- ste per la prima volta la maglia rossonera. Ha appena 15 anni, ma già lo paragonano a Roberto Carlos, perché quando accelera sulla sinistra nessuno riesce a stargli dietro. Paragone scomodo, che tocca a ogni terzino verdeoro abile a spingere e dribblare. Alex Sandro però è bravo davvero, anche se il tiro non è quello di Roberto Carlos e gli appena 4 gol in 192 gare da profession­ista sono lì a di- mostrarlo. In compenso i cross sono di qualità e palla al piede sa il fatto suo. Nel 2008 debutta poco più che bambino nel campionato brasiliano. Entra stabilment­e in prima squadra a 18 anni, ma la valigia è già pronta. A sorpresa finisce al Deportivo Maldonado, Uruguay, dove Alex Sandro si rompe subito. I maligni parlano di trasferime­nto fantasma ( il club di Maldonado è «chiac-

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