Phinney, il disegno più bello
Devastante nel maggio 2014, carriera a rischio. Poi la scoperta dell'arte durante la riabilitazione: ieri lo statunitense, «artista di strada», ha vinto in Colorado
Taylor Phinney è a piedi nudi sul terrazzo del suo appartamento di Boulder, Colorado. Ha i pantaloni sporchi di vernice e con spatole e pennelli riempie di colori una grande tela prima di indietreggiare e rimirare assorto la creazione. Il video «gira» in rete e bisogna stropicciarsi gli occhi prima di credere che quel Taylor Phinney sia lo stesso che ieri ha anticipato tutti sul traguardo di Steamboat Springs, sempre in Colorado, conquistando la prima tappa dello Usa Pro Challenge. Per riallacciare i fili, è necessario tornare indietro di quasi 15 mesi.
LA CADUTA È il 26 maggio 2014, Phinney non ha ancora compiuto 23 anni ed è da due giorni campione nazionale a cronometro. Nel Tennessee cerca la vittoria anche nella prova in linea, ma è vittima di una tremenda caduta in discesa che gli costa la frattura di tibia e perone e una lesione al ginocchio sinistro. La carriera del «big boy» (è alto 1,97 metri per 85 kg) della Bmc, astro nascente del ciclismo, vacilla paurosamente. La riabilitazione è lunga, la gamba fatica a riacquistare il tono muscolare e la data del suo rientro slitta fino al Tour dello Utah, dove il 3 agosto scorso debutta con un terzo posto. Ieri il trionfo a sigillare la rinascita 449 giorni dopo. Ma nel frattempo tutto è cambiato.
UN'ALTRA VITA Si possono ricostruire questi 15 mesi di Phinney attraverso i social, su cui lo statunitense è straordinariamente attivo. Tra video in palestra e foto delle prime pedalate (esilarante quella scattata alla partenza dello Usa Pro Challenge 2014 in sella a una bici da passeggio), ci si imbatte anche in quadri e dipinti. «All'inizio ero concentrato sul ritorno alle gare — ha spiegato a un magazine americano —, ma ho capito che stavo sbagliando. Così mi sono totalmente alienato dal ciclismo e ho cercato qualcosa per riempire il mio tempo». Questo «qualcosa» l'ha trovato prima in una scuola per piloti di aereo («per riassaporare l'adrenalina delle gare»), poi, a quattro mesi dall'incidente, nella pittura. Grazie all'amica Sophie, ha scoperto un talento nascosto: «Sono felice di avere trovato un modo per esprimere la mia anima diverso dalla bici» ha gioito su Twitter, prima di ammettere: «Mi sento un'altra persona». Phinney riesce a dipingere anche per otto ore di seguito, con la musica del dj inglese Bonobo nelle orecchie. Le sue creazioni vengono ricondotte a Jean-Michel Basquiat e al graffitismo americano. Più concretamente, le fonti d'ispirazione sono un amico artista sudamericano e gli acquerelli di mamma Connie.
Le cicatrici sulla gamba sinistra di Taylor Phinney, nato a Boulder (Colorado) il 27 giugno 1990.
Alcune opere dello statunitense, che sul terrazzo di casa contempla un quadro appena finito
Questo volto è stato fatto da Taylor il 14 febbraio, San Valentino L'urlo di gioia in Colorado BETTINI RIALZARSI SEMPRE Connie Carpenter è stata la prima olimpionica di ciclismo a Los Angeles '84, papà Davis un buon velocista negli Anni 80. I geni non mentono, anche se da piccolo, quando viveva a Marostica, in Italia, Taylor preferiva il calcio. L'amore per le due ruote scatta al Tour del 2005 di fronte a Lance Armstrong, che fiuta il talento del ragazzone di Boulder e più tardi lo inserisce nel suo team Under 23. Alle prime confessioni di doping, Phinney rompe i legami con il padre putativo («Vi dimostro che si può arrivare ai vertici con il duro lavoro»). Nel frattempo, vince due titoli iridati nell'inseguimento, debutta tra i pro' e veste la maglia rosa al Giro 2012, a 21 anni, con il trionfo nel cronoprologo di Herning. Quel Giro dice tutto sul suo carattere determinato e sensibile: le prime tappe sono funestate da cadute; in una, un raggio gli perfora una caviglia, ma lui stringe i denti e arriva a Milano. Poi confida: «Avevo 10 anni quando a mio padre è stato diagnosticato il Parkinson. Per me è una continua fonte di ispirazione. Pure quando cado mi capita di pensare a lui. Abbiamo sempre la possibilità di rialzarci». Taylor lo sta facendo anche stavolta: dopo il Colorado, correrà nel Tour of Britain, poi il Mondiale. A Richmond insegue la vittoria, il tocco d'artista: un colpo di pennello per collegare le tante linee spezzate.