La Gazzetta dello Sport

LAMPO KEITA

ENTRA, CORRE E VA IN GOL LA LAZIO DOMA IL BAYER KLOSE SI FERMA

- ARCHETTI, BERARDINO, CALABRESI, CIERI

Lo spagnolo decisivo nell’1-0 nell’andata playoff Champions. «Ma del futuro non parlo». Ansia per l’attaccante tedesco. Sentiti buu razzisti rivolti a Wendell

La sorpresa forse è più enorme per loro, i tedeschi: come se avessero visto Angela Merkel in fila all’anagrafe per chiedere una carta d’identità italiana dopo la gita all’Expo. La Lazio dall’estate traballant­e, trascinata­si di sconfitta in sconfitta, dal Mainz alla Juve, è invece forte di carattere e si fa ritemprare dal fascino allegro del playoff per la vera Champions. Che non ha giudizi definitivi – tra una settimana si rivedranno – però ha modi irrimediab­ili almeno nel primo match. Ciò a cui non credono quelli del Bayer Leverkusen è che l’avversario sia sempre capace di rimettersi in piedi anche dopo lo spavento più terribile, perché sembra spesso che stia per arrivare la sentenza che farebbe sfiorire l’ottimismo italiano. Invece no. Il numero delle occasioni da rete resta in equilibrio (6-6) però l’ordine cronologic­o vede quasi sempre prima i tentativi dei rossi e poi la replica. Quando però Keita se ne va in porta da metà campo, e non sbaglia come in precedenza, lo stupore dei rivali è così elevato che non riesce loro l’organizzaz­ione di una risposta. Anzi è Anderson a buttare il contropied­e del raddoppio, che avrebbe reso meno dubbiosa la trasferta a Leverkusen. Ma, visto come poteva andare, anche il vantaggio minino giustifica l’urlo a fine partita. Assolutame­nte incivili invece gli ululati a inizio gara della curva nord verso Wendell, brasiliano di colore del Leverkusen; lo speaker ha avvertito il pubblico di una possibile sospension­e del match. Poi si è arrivati fino al termine.

I MOTIVI Come molte squadre tedesche, il Leverkusen è generoso dietro e svelto davanti. Pioli avrà senz’altro spiegato come entrare nei difetti altrui: tenere palla, aspettare, ripartire veloci perché da Papadopoul­os, disastroso, a Wendell (doveva essere espulso) si vedono sgorbi tecnici e mancanze tattiche, anche passaggi senza pressing fuori misura, ma di tantissimo, o posizioni scentrate sui cross, più il regalo del Papa sulla rete. Spesso la Lazio non riesce a costruire un possesso omogeneo, non governa il pallone e gli scambi vengono interrotti dai rossi. I quali sfruttano la rapidità di Bellarabi e la genialità di Calhanoglu (ci prova anche dalla sua metà campo: fuori di poco) ma non riescono a impossessa­rsi della sfida. I motivi del confronto sono riassunti dal doppio palo dopo quasi mezzora: sassata di Bender, liberato dopo una riconquist­a e un palleggio non interrotto del Bayer; ma sulla respinta del legno, il contropied­e vibrante di Anderson e l’invito a Klose che fa stendere Leno ma allarga l’angolo per il tiro: il suo palo è soltanto esterno. Il tedesco si infortuna nell’azione (salterà il ritorno) e lascia poi il po-

sto a Keita, il sicario.

ANIMA LAZIO Troppo spesso però il vocabolo adatto è confusione, con numerosi omaggi agli avversari: sbaglio io, poi sbagli tu, poi risbaglio io. Sarà colpa dell’estate. Ma per Pioli adesso conta di più avere al ritorno due risultati su tre a disposizio­ne. D’altronde se non bastano le incertezze e i k.o. della preparazio­ne, il tecnico ha pure parecchi disturbi di formazione. Marchetti con le costole fratturate, Radu squalifica­to, Djordjevic fuori uso, Gentiletti lasciato fuori all’inizio e poi la

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ANSA Keita, 20 anni, nell’azione del gol che decide la gara
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IPP Il gol della vittoria della Lazio segnato da Keita Baldé Diao, 20 anni

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