Con Nibali, Froome e Aru c’è il disco per la Vuelta
Prima volta in un grande giro per il nuovo sistema frenante, in fase di sperimentazione. Pesi, vantaggi, sicurezza, rischi: vi sveliamo tutto
Nibali, Aru, Froome, Quintana, Valverde, Rodriguez e Van Garderen gli uomini da classifica. Sagan, Cancellara, Degenkolb, Bouhanni e Gerrans per le tappe. La Vuelta come livello di partecipanti assomiglia sempre più al Tour de France. Tra i big manca solo Contador, vincitore uscente, ma in più c’è quel Fabio Aru che plana sulla Spagna con l’ambizione dichiarata di vittoria. Lungo i 3.356 chilometri che dividono Puerto Banus (Marbella) da Madrid, il via sabato, la conclusione domenica 13 settembre, sarà sicuramente spettacolo. Ma la corsa spagnola rappresenta anche il secondo banco di prova (il primo è stato l’Eneco Tour) per i freni a disco, componente per ora ammesso solo in via sperimentale dall’Uci. Tra le squadre, si sa già che li userà la Trek di Cancellara. A riguardo, la spinta commerciale dei costruttori di componentistica e dei telaisti è però enorme. Del resto, se i freni a disco passassero l’esame ed entrassero definitivamente nel gruppo, il ricchissimo mercato cicloamatoriale, sempre rapido nell’emulare in qualsiasi dettaglio il mondo dei pro’, si adeguerebbe immediatamente. Tutto il mercato dell’alta gamma sarebbe da rifare. Un business colossale, ma...
PUNTI CHIAVE E’ fuori discussione che, rispetto a quello tradizionale, il freno a disco presenti dei vantaggi. Però, al momento, ci sono anche svantaggi e non sono secondari tanto che, almeno alla vigilia, Sky, Astana, Etixx e Tinkoff per la Vuelta sembrano orientate a utilizzare bici tradizionali. Sostanzialmente, nel mondo dei pro’, ci sono due problemi. Il primo è il peso: una bici con freni a disco viene a pesare 300 grammi circa in più di una tradizionale. Questo aumento deriva da un telaio differente, visto che su forcella e carro posteriore ci sono gli attacchi per le pinze freno, da mozzi delle ruote più grossi e quindi più pesanti, da serbatoio, guaine e liquido per l’impianto idraulico oltre naturalmente al disco stesso ( dal diametro nella maggior parte dei casi di 160 millimetri) che per ora è in acciaio. E il peso è un fattore determinante nelle tappe di salita, tanto che si contano anche i grammi. In più, essendo su una parte rotante, il peso aumenta l’effetto giroscopico, quindi minore maneggevolezza e minore capacità di accelerazione. Il secondo problema è di ordine pratico. La sostituzione di una ruota è un’operazione più complessa perché bisogna ottenere un centraggio perfetto tra le pastiglie. Questione di 1-2 millimetri, mentre con il freno tradizionale questa distanza è anche cinque volte maggiore (con la possibilità, tramite una levetta, di «aprire» ulteriormente). Per questo, attualmente, in caso di avaria a una ruota, la scelta «obbligata» è quella di cambiare bici. Per ovviare al centraggio si stanno studiando soluzioni con perno passante, ma l’operazione di cambio diventa più lunga.
GRIP Ci sono però anche diversi vantaggi. Quello più evidente è che la frenata, soprattutto in caso di bagnato, è molto più efficace con i dischi. Anzi, in questo caso frenano, cosa che non si può dire con il sistema attuale e ruote in carbonio. Non per niente nella Mtb questi freni sono da anni insostituibili e anche nel ciclocross si stanno sempre più affermando. La frenata con i dischi è molto più costante, modulabile e potente (peraltro modulabilità e potenza attuali sono già ottime). Consente quindi una staccata ritardata, cioè si frena dopo. Questo, sempre che un tubolare di sezione da 20-23 millimetri garantisca un grip sufficiente per una maggiore decelerazione, alle alte velocità della discesa porta un guadagno di tempo. Infine, c’è un fattore che finora non è stato testato e riguarda i possibili danni in caso di caduta. Nelle gare su strada, spesso per errori macroscopici o per poca lucidità dei corridori, si assiste a paurose ammucchiate. In questo caso, più che in relazione alla temperatura elevata (anche se i rotori si scaldano oltre i 100 °C), i danni potrebbero derivare dalla forma dei dischi, vere lame rotanti.