FESTA NAZIONALE DEL NOSTRO SPORT
abbraccio sincero e tutto pugliese fra Flavia Pennetta e Roberta Vinci nel centrale di Flushing Meadows, dove vincitrice e vinta per una volta hanno quasi lo stesso sorriso, suggella a tarda sera una giornata e una settimana fra le più intense e travolgenti dello sport italiano. Dai trionfi europei del basket alla trionfale Vuelta di Fabio Aru siamo al culmine di una serie di emozioni che hanno riportato lo sport italiano in prima pagina nel mondo dove sventolano come un refrigerio alle tante notizie tristi che offre la cronaca quotidiana. Per la verità una brutta notizia arriva anche da New York dove Flavia, con la coppa della felicità fra le mani, annuncia al microfono che questa sarà la sua esibizione agli Us Open lasciando intendere che il ritiro più volte annunciato sta per arrivare davvero ma c’è sempre spazio ai ripensamenti e il giorno dei giorni dello sport italiano deve lasciare da parte ogni ombra di tristezza. Il 12 settembre festa nazionale (o pugliese) dello sport? Se fossimo nei panni del presidente del Coni Giovanni Malagò cominceremmo a pensarci. Ci dev’essere una congiunzione astrale speciale che in questa data colpisce in particolare gli sportivi della Puglia: è un caso se la prima finale tutta italiana degli Slam del tennis fra le pugliesi Flavia Pennetta e Roberta Vinci coincide con l’anniversario, festeggiato ieri su tutte le piste italiane, del record mondiale dei 200 metri stabilito dal loro corregionale Pietro Mennea nel 1979. Stiamo scherzando ma non è uno scherzo l’evento che ieri ha richiamato in extremis a Flushing Meadows (proprio accanto ai numero uno del Coni e al presidente della Fit Angelo Binaghi), perfino il premier Matteo Renzi inseguito dalle solite polemiche istituzionali. In realtà quello che dobbiamo costruire per Flavia e Roberta, le piccole grandi tenniste che ora il mondo ci invidia, è un monumento a più facce, un monte Rumshore che al posto dei presidenti Usa omaggi gli azzurri di questa settimana. Quell’Italia che, dopo aver arrancato per tutta l’estate, si è alzata sui pedali, ha infilato canestri impensabili, ha schienato avversari sulle immacolate materassine della lotta, ha sparato e lanciato nastri tricolori fino alla beffa finale nel tiro e nella ginnastica ritmica. Se vogliamo, la carica ce l’ha data una Nazionale di basket finalmente in formato Nba che, in un’impresa europea ancora tutta da scrivere, sta raccogliendo sul percorso quegli eserciti di appassionati dei canestri in crisi di astinenza. Ma accanto al tennis non può che esserci l’arrembante scalatore sardo Fabio Aru che, dopo un duello infinito con avversari sempre diversi, ha completato proprio ieri la sua impresa epica che regala il sesto successo italiano a una Vuelta spagnola in crescendo di interesse a valori tecnici. Le stesse tradizioni del tiro a volo che nei Mondiali casalinghi di Lonato, dopo le amarezze riservate all’esordio da Jessica Rossi, ieri ha riservato all’infinito Giovanni Pellielo la gioia mista di amarezza di un oro diventato argento all’ultimo tiro di finale e allo spareggio. Le stesse tradizioni della squadra di ginnastica ritmica che dopo la metamorfosi da Farfalle a Leonesse ai Mondiali di Stoccarda ci ha negato il bronzo per soli dieci centesimi guadagnandosi però il carrozza il pass olimpico. Il contrario di quello che ha fatto l’ex cubano naturalizzato Frank Chamizo, primo italiano campione del mondo nella libera a Las Vegas. Ultima postilla: sono state tante le proteste in questi giorni degli appassionati che non hanno potuto seguire in chiaro i propri beniamini. Argomento spinoso legato a una legge italiana d’ispirazione europea che seleziona gli avvenimenti da trasmettere obbligatoriamente in chiaro. Questa legge è bastata però perché Discovery dirottasse, in contemporanea con Eurosport, su DeeJay tv in chiaro la finale Pennetta-Vinci rendendola visibile a tutti. Vogliamo sperare che anche Sky, esclusivista degli Europei di basket, trovi una soluzione analoga se l’Italia eguaglierà il tennis a questi livelli. Per ora solo una speranza.