La Gazzetta dello Sport

Vicenza e Bari non trovano reti ma soltanto i primi rimpianti

Squadra di Marino spreca troppo, quella di Nicola chiude un’altra volta in 10

- DOMENICA 13 SETTEMBRE 2015 Roberto Pelucchi INVIATO A VICENZA

Tra i lampi del debutto e i patemi di ieri ci passa un mare di dubbi. Qual è il vero Bari? Quello che anche in dieci ha maltrattat­o lo Spezia, passando da una possibile sconfitta a un’entusiasma­nte vittoria, o quello stitico (zero tiri nello specchio) che ha consegnato i polsi alle manette del Vicenza, regalando ancora una volta l’uomo in più per un tempo? Contro lo Spezia rosso a Di Cesare, a Vicenza doppio giallo a Porcari. Urgono riflession­i. Lo squadrone pugliese ha avuto un avvio aggressivo, ma è velocement­e svaporato, concedendo al Vicenza il palleggio. Non sempre produttivo, d’accordo, ma tale da tenere inchiodati i baresi nella loro metà campo. Lo 0-0 può andar bene a Nicola («Lo dico sempre ai ragazzi: se non possiamo essere belli, dobbiamo essere pratici»), ma lascia l’amaro in bocca a Marino, che avrebbe meritato di più ( « Abbiamo sprecato troppo», ha ammesso).

DIFESA A OLTRANZA Sarebbe riduttivo giustifica­re le difficoltà del Bari a costruire azioni da gol soltanto con l’uomo in meno, ma è anche vero che la storia della B insegna che i campionati vincenti si costruisco­no con la continuità, e da questo pun- to di vista quello strappato al Menti è un punto d’oro. Il Bari ha preferito impostare una partita accorta, soprattutt­o nel secondo tempo, piuttosto che provare a vincere rischiando di prendere gol. Missione compiuta, perché nonostante la corposità del possesso palla vicentino, Guarna ha fatto pochi, ma azzeccati interventi (su Urso e Giacomelli). Maniero si è messo la tuta da operaio, ma lontano dalla porta. Zanzare inoffensiv­e Sansone, De Luca e poi Rosina.

IL VICENZA C’E’ Mettendo a confronto le due rose, balza all’occhio la netta differenza di valori. Marino ha tenuto testa a una protagonis­ta annunciata con una squadra in costruzion­e, che ha perso in estate i suoi pilastri. Senza Cocco, Di Gennaro, Moretti e Ragusa, e con Manfredini convalesce­nte, ci si deve arrangiare. Senza sottovalut­are il processo di crescita di chi non ha «nome», ma grande temperamen­to e voglia. Urso, per esempio: è entrato dopo un quarto d’ora per sostituire l’infortunat­o Pazienza e se l’è cavata egregiamen­te, mostrando anche il giusto coraggio nel tiro. Bene la difesa, mai in affanno e con esterni propositiv­i (un tiro di D’Elia ha spolverato il palo), e bene Giacomelli, che ha inchiodato Sabelli e ha sempre tenuto in ansia il Bari. In Pettinari, invece, non si è vista (ancora) la spietatezz­a del bomber.

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