Vicenza e Bari non trovano reti ma soltanto i primi rimpianti
Squadra di Marino spreca troppo, quella di Nicola chiude un’altra volta in 10
Tra i lampi del debutto e i patemi di ieri ci passa un mare di dubbi. Qual è il vero Bari? Quello che anche in dieci ha maltrattato lo Spezia, passando da una possibile sconfitta a un’entusiasmante vittoria, o quello stitico (zero tiri nello specchio) che ha consegnato i polsi alle manette del Vicenza, regalando ancora una volta l’uomo in più per un tempo? Contro lo Spezia rosso a Di Cesare, a Vicenza doppio giallo a Porcari. Urgono riflessioni. Lo squadrone pugliese ha avuto un avvio aggressivo, ma è velocemente svaporato, concedendo al Vicenza il palleggio. Non sempre produttivo, d’accordo, ma tale da tenere inchiodati i baresi nella loro metà campo. Lo 0-0 può andar bene a Nicola («Lo dico sempre ai ragazzi: se non possiamo essere belli, dobbiamo essere pratici»), ma lascia l’amaro in bocca a Marino, che avrebbe meritato di più ( « Abbiamo sprecato troppo», ha ammesso).
DIFESA A OLTRANZA Sarebbe riduttivo giustificare le difficoltà del Bari a costruire azioni da gol soltanto con l’uomo in meno, ma è anche vero che la storia della B insegna che i campionati vincenti si costruiscono con la continuità, e da questo pun- to di vista quello strappato al Menti è un punto d’oro. Il Bari ha preferito impostare una partita accorta, soprattutto nel secondo tempo, piuttosto che provare a vincere rischiando di prendere gol. Missione compiuta, perché nonostante la corposità del possesso palla vicentino, Guarna ha fatto pochi, ma azzeccati interventi (su Urso e Giacomelli). Maniero si è messo la tuta da operaio, ma lontano dalla porta. Zanzare inoffensive Sansone, De Luca e poi Rosina.
IL VICENZA C’E’ Mettendo a confronto le due rose, balza all’occhio la netta differenza di valori. Marino ha tenuto testa a una protagonista annunciata con una squadra in costruzione, che ha perso in estate i suoi pilastri. Senza Cocco, Di Gennaro, Moretti e Ragusa, e con Manfredini convalescente, ci si deve arrangiare. Senza sottovalutare il processo di crescita di chi non ha «nome», ma grande temperamento e voglia. Urso, per esempio: è entrato dopo un quarto d’ora per sostituire l’infortunato Pazienza e se l’è cavata egregiamente, mostrando anche il giusto coraggio nel tiro. Bene la difesa, mai in affanno e con esterni propositivi (un tiro di D’Elia ha spolverato il palo), e bene Giacomelli, che ha inchiodato Sabelli e ha sempre tenuto in ansia il Bari. In Pettinari, invece, non si è vista (ancora) la spietatezza del bomber.