Messi fa ciò che vuole Decisivo anche in corsa e il Barcellona ringrazia
Non era riserva da 8 mesi. Contro l’Atletico entra solo nella ripresa, risolve e va a coccolarsi il figlio appena nato
Ieri Leo Messi è andato all’ospedale. No, non per una colica improvvisa legata alla panchina sofferta sabato sera al Calderon. Si è presentato all’ospedale universitario Quiron Dexeus, a due passi dal Camp Nou, per andare a visitare sua moglie Antonella e il figlio Mateo nato venerdì. Tutte le fonti consultate danno per calmo con tendenza al sorridente lo stato d’animo di Messi rispetto al mancato inizio della partita contro l’Atletico. E anche lo scarno ma positivo messaggio su Facebook dell’argentino: il cielo di Messi è sereno.
LA CRISI DI ANOETA Quella di Madrid è la prima panchina di Leo dal 5 gennaio scorso ad Anoeta: allora come sabato era appena rientrato dal Sudamerica e Luis Enrique aveva ritenuto opportuno che riposasse. La Real Sociedad andò in vantaggio, Messi, infuriato, entrò e non cambiò la gara. Il giorno dopo, Epifania, era in programma l’unico allenamento a porte aperte della stagione blaugrana: l’argentino marcò visita dicendo che aveva un problema gastroenterico. Tifosi delusi, giornalisti sovreccitati, dirigenti preoccupati. Crisi nera, Luis Enrique in bilico, Zubizarreta licenziato, Puyol dimissionario, Xavi a far da paciere. Situazione ricomposta e via verso il triplete con Messi (e poi anche Neymar, in panchina con lui a San Sebastian) sempre titolari e mai
sostituiti.
LA PACE DI MADRID Fino a sabato. Leo è andato in panchina, l’Atletico è andato in vantaggio, Neymar ha pareggiato e Messi, entrato al 59’ per la sua sessantesima gara di Liga consecutiva, ha completato la rimonta. «Ho parlato con Leo e abbiamo convenuto che fosse la cosa migliore per tutti», ha detto Luis Enrique al Calderon. Sulla carta, è un non problema e il tecnico aveva tutte le ragioni per la sua scelta: rientrato giovedì dall’America, Leo venerdì non si è allenato con i compagni per la paternità. Però con il reuccio argentino non si sa mai. È andata bene: Messi ha fatto il fenomeno, ha potuto dedicare un gol al piccolo Mateo e ha dimostrato di essere in forma e iper necessario alla squadra: «Quando gioca il migliore del mondo, tutti noi miglioriamo», ha detto vestendo gli umili panni del vassallo il brasiliano Neymar.
MERCOLEDÌ TITOLARE Luis Enrique ha messo una buona freccia nella sua trascurata faretra del turnover però mercoledì a Roma tutto tornerà alla normalità: Messi sarà titolare. Perché è la Champions, perché è l’Olimpico dove nel 2009 Leo segnò di testa in faccia ai centimetri di Rio Ferdinand nella finale per la conquista della seconda delle sue 4 Champions, perché è casa Totti e un ospite tanto apprezzato va rispettato e onorato nella forma migliore. E magari perché con le italiane a Leo sinora è andata in maniera strana: 8 gol in 8 sfide contro il Milan di Allegri, zero nelle 5 partite giocate contro Udinese, Inter e Juventus. La Roma è avvisata.
le reti segnate da Messi in questo inizio di stagione col Barcellona: uno in Liga, due in Supercoppa Europea e uno in Supercoppa di Spagna
i milioni di euro guadagnati dall’argentino nel 2014 secondo la rivista «Forbes», che lo ha collocato al quarto posto fra gli sportivi più pagati al mondo