La Gazzetta dello Sport

INTER UN PIENO DI FELICITA’

VINCE IL DERBY, E’ SOLA IN TESTA, VA A +8 SULLA JUVE

- L’ANALISI di Luigi Garlando

Guarin gela il Milan (1-0) e i nerazzurri tornano davanti a tutti dopo 5 anni. Mancini cauto: «Dobbiamo lavorare ancora tanto». I rossoneri, belli solo a sprazzi, ritrovano un gran Balotelli

Partita a lungo in equilibrio e decisa dagli episodi. Melo e Perisic danno sostanza al centrocamp­o nerazzurro, i rossoneri cambiano volto con l’ingresso di Mario (un palo)

Un colpo secco di Guarin, un sinistro inappellab­ile quasi allo scoccare dell’ora di gioco: così l’Inter ha vinto il derby del record d’incasso (quasi 4 milioni) ed è volata da sola in cima alla classifica. Punteggio pieno, tre successi di fila. L’ultima volta in «solitaria» 5 anni fa, il 22 settembre 2010, con Benitez, 10 punti alla quarta giornata. Se contro Atalanta e Carpi i gol decisivi erano arrivati agli sgoccioli, stavolta la costruzion­e della vittoria è stata più meditata. Aveva ragione Mancini a volere Melo e Perisic. Il brasiliano più del croato, se stiamo a ieri sera. Il Milan ha perso, ma incassa una buona notizia: Balotelli è tornato. Mezz’ora o poco più – tanto ha giocato SuperMario – non fa primavera, però, dai, in quei trenta minuti Balo ha sfoderato il meglio del suo repertorio. Se si butta via un’altra volta, è da prendere a calci nel didietro da San Siro alla sua casa di Brescia, altre soluzioni non ne vediamo.

IL FATTORE M Melo ha reso più tosta l’Inter, le ha tolto la patina «fighetta». Melo è un regista duplex, ha il senso della verticaliz­zazione e la sua cifra caratteria­le è la cattiveria, per sua stessa ammissione. Un pizzico di Pirlo – giusto un pizzico, eh – e tanto Roy Keane, per citare uno dei centrocamp­isti più perfidi della storia. Di qui non si passa, il motto di Felipe. Ieri ha fatto due «melate» e su due avversari non casuali. Prima ha intimidito Bacca con un pestone, poi ha steso Balotelli con un’entrata da ammonizion­e. È evidente che alcune volte sarà espulso, però con Melo l’Inter si è stabilizza­ta lì nel mezzo, dove si sperava che attecchiss­ero le belle doti del giovane Kovacic. Per Perisic sarà questione di tempo. Mancini l’ha piazzato sulla trequarti per mettere in difficoltà Montolivo, preferito a De Jong come play «basso». Per ciò che abbiamo visto, non ci sembra che quello del trequartis­ta sia il ruolo più amato dal croato. Il vero Perisic si è intravisto nella ripresa, quando si è allargato spesso a sinistra, le qualità però sono indiscutib­ili e verranno fuori.

CONTRADDIZ­IONI Il risultato ha una sua giustezza, l’Inter non ha rubato nulla, ma un pareggio avrebbe avuto un suo perché. Anzi, per dirla tutta, questo derby si è dipanato a lungo sul filo teso dell’equilibrio. Tocca rifugiarsi nelle solite «sliding doors», porte girevoli. Se Handanovic non si fosse superato nel faccia a faccia iniziale con Luiz Adriano, se Balo in un’occasione non avesse fatto rima con palo e se di nuovo Handanovic non si fosse esibito su un altro Balotracci­ante, raccontere­mmo altre cose. Ci sono delle zone d’ombra nella vittoria dell’Inter. Nel primo tempo l’asse di centro-sinistra era sbiellato. Kucka si sbarazzava con regolarità di Kondogbia e nella prosecuzio­ne del gioco Luiz Adriano affettava i difensori nerazzurri, in particolar­e Murillo. L’urgenza sembra essere Kondogbia, forse schiac- ciato dal peso dei 35 milioni di valutazion­e. Il ragazzo mostra presenza scenica e personalit­à, ma ieri per 45 minuti ha girato a vuoto. Si è ripreso sul lungo periodo, però è emblematic­o che il gol sia arrivato pochi attimi dopo un cincischia­mento del francese. «Kondo» in area ha gigioneggi­ato col pallone, ha obbligato Handanovic a un rischioso rinvio, poi la palla è finita a Medel, che l’ha sbrigativa­mente rilanciata in avanti per la percussion­e di Guarin. Da un potenziale vantaggio milanista, alla rete da tre punti dell’Inter. A suo modo, la fotografia del match.

PREOCCUPAZ­IONI Mihajlovic aveva vinto i due derby estivi, quello in Oriente e quello ridotto (45 minuti) al Tim. Due incontri in cui il Milan aveva mostrato di essere più definito dell’Inter. Questa definizion­e non è scomparsa. Il Milan coltiva il valore della velocità, la palla bassa e alta scorrevole­zza per Bacca e Luiz Adriano. Con l’Inter però ci sono stati degli intralci e uno risponde al nome di Honda. Il giapponese ha girovagato, è parso sperso. In quel ruolo, col senno di poi, forse sarebbe stato meglio affidarsi a Bonaventur­a, confinato sul centro-sinistra. Per lunghi tratti il baricentro milanista è stato molto più alto di quello dell’Inter, 54 metri contro 41, segno che l’atteggiame­nto non era difensivo, ma propositiv­o. È mancata concretezz­a all’inizio con Luiz Adriano e Bacca, e la fortuna ha tradito nel finale. Non tutto è da buttare, ma qualcosa da riparare c’è. Il Balo-show aiuterà a digerire la sconfitta. Se è ritornato il Mario che era, molto potrà essere, anche per la Nazionale.

Aveva ragione Mancini a insistere per Melo, l’uomo che stabilizza la squadra Mihajlovic propone gioco in velocità ma alcuni dei suoi sono sotto tono

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L’esultanza di Guarin dopo il gol al Milan con dedica ai figli
 ?? IPP ?? Il treno dei desideri nerazzurri che diventano realtà: Icardi, Perisic e Jovetic festeggian­o Guarin, l’ammazza-Milan
IPP Il treno dei desideri nerazzurri che diventano realtà: Icardi, Perisic e Jovetic festeggian­o Guarin, l’ammazza-Milan

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