INTER UN PIENO DI FELICITA’
VINCE IL DERBY, E’ SOLA IN TESTA, VA A +8 SULLA JUVE
Guarin gela il Milan (1-0) e i nerazzurri tornano davanti a tutti dopo 5 anni. Mancini cauto: «Dobbiamo lavorare ancora tanto». I rossoneri, belli solo a sprazzi, ritrovano un gran Balotelli
Partita a lungo in equilibrio e decisa dagli episodi. Melo e Perisic danno sostanza al centrocampo nerazzurro, i rossoneri cambiano volto con l’ingresso di Mario (un palo)
Un colpo secco di Guarin, un sinistro inappellabile quasi allo scoccare dell’ora di gioco: così l’Inter ha vinto il derby del record d’incasso (quasi 4 milioni) ed è volata da sola in cima alla classifica. Punteggio pieno, tre successi di fila. L’ultima volta in «solitaria» 5 anni fa, il 22 settembre 2010, con Benitez, 10 punti alla quarta giornata. Se contro Atalanta e Carpi i gol decisivi erano arrivati agli sgoccioli, stavolta la costruzione della vittoria è stata più meditata. Aveva ragione Mancini a volere Melo e Perisic. Il brasiliano più del croato, se stiamo a ieri sera. Il Milan ha perso, ma incassa una buona notizia: Balotelli è tornato. Mezz’ora o poco più – tanto ha giocato SuperMario – non fa primavera, però, dai, in quei trenta minuti Balo ha sfoderato il meglio del suo repertorio. Se si butta via un’altra volta, è da prendere a calci nel didietro da San Siro alla sua casa di Brescia, altre soluzioni non ne vediamo.
IL FATTORE M Melo ha reso più tosta l’Inter, le ha tolto la patina «fighetta». Melo è un regista duplex, ha il senso della verticalizzazione e la sua cifra caratteriale è la cattiveria, per sua stessa ammissione. Un pizzico di Pirlo – giusto un pizzico, eh – e tanto Roy Keane, per citare uno dei centrocampisti più perfidi della storia. Di qui non si passa, il motto di Felipe. Ieri ha fatto due «melate» e su due avversari non casuali. Prima ha intimidito Bacca con un pestone, poi ha steso Balotelli con un’entrata da ammonizione. È evidente che alcune volte sarà espulso, però con Melo l’Inter si è stabilizzata lì nel mezzo, dove si sperava che attecchissero le belle doti del giovane Kovacic. Per Perisic sarà questione di tempo. Mancini l’ha piazzato sulla trequarti per mettere in difficoltà Montolivo, preferito a De Jong come play «basso». Per ciò che abbiamo visto, non ci sembra che quello del trequartista sia il ruolo più amato dal croato. Il vero Perisic si è intravisto nella ripresa, quando si è allargato spesso a sinistra, le qualità però sono indiscutibili e verranno fuori.
CONTRADDIZIONI Il risultato ha una sua giustezza, l’Inter non ha rubato nulla, ma un pareggio avrebbe avuto un suo perché. Anzi, per dirla tutta, questo derby si è dipanato a lungo sul filo teso dell’equilibrio. Tocca rifugiarsi nelle solite «sliding doors», porte girevoli. Se Handanovic non si fosse superato nel faccia a faccia iniziale con Luiz Adriano, se Balo in un’occasione non avesse fatto rima con palo e se di nuovo Handanovic non si fosse esibito su un altro Balotracciante, racconteremmo altre cose. Ci sono delle zone d’ombra nella vittoria dell’Inter. Nel primo tempo l’asse di centro-sinistra era sbiellato. Kucka si sbarazzava con regolarità di Kondogbia e nella prosecuzione del gioco Luiz Adriano affettava i difensori nerazzurri, in particolare Murillo. L’urgenza sembra essere Kondogbia, forse schiac- ciato dal peso dei 35 milioni di valutazione. Il ragazzo mostra presenza scenica e personalità, ma ieri per 45 minuti ha girato a vuoto. Si è ripreso sul lungo periodo, però è emblematico che il gol sia arrivato pochi attimi dopo un cincischiamento del francese. «Kondo» in area ha gigioneggiato col pallone, ha obbligato Handanovic a un rischioso rinvio, poi la palla è finita a Medel, che l’ha sbrigativamente rilanciata in avanti per la percussione di Guarin. Da un potenziale vantaggio milanista, alla rete da tre punti dell’Inter. A suo modo, la fotografia del match.
PREOCCUPAZIONI Mihajlovic aveva vinto i due derby estivi, quello in Oriente e quello ridotto (45 minuti) al Tim. Due incontri in cui il Milan aveva mostrato di essere più definito dell’Inter. Questa definizione non è scomparsa. Il Milan coltiva il valore della velocità, la palla bassa e alta scorrevolezza per Bacca e Luiz Adriano. Con l’Inter però ci sono stati degli intralci e uno risponde al nome di Honda. Il giapponese ha girovagato, è parso sperso. In quel ruolo, col senno di poi, forse sarebbe stato meglio affidarsi a Bonaventura, confinato sul centro-sinistra. Per lunghi tratti il baricentro milanista è stato molto più alto di quello dell’Inter, 54 metri contro 41, segno che l’atteggiamento non era difensivo, ma propositivo. È mancata concretezza all’inizio con Luiz Adriano e Bacca, e la fortuna ha tradito nel finale. Non tutto è da buttare, ma qualcosa da riparare c’è. Il Balo-show aiuterà a digerire la sconfitta. Se è ritornato il Mario che era, molto potrà essere, anche per la Nazionale.
Aveva ragione Mancini a insistere per Melo, l’uomo che stabilizza la squadra Mihajlovic propone gioco in velocità ma alcuni dei suoi sono sotto tono