La Gazzetta dello Sport

Il Melo della discordia ha messo d’accordo tutti

Dai più, ma fortemente voluto da Mancini, il brasiliano nel derby ha stupito perfino Moratti: è il collante del mosaico Inter

- Luca Taidelli @LucaTaidel­li

Felipe Melo è un po’ come il fegato alla veneta. O lo adori o lo detesti. Malgrado lo scetticism­o che ha circondato il suo arrivo, il 32enne di Volta Redonda si è preso Milano in pochi giorni e l’Inter in una notte. Oltre alla fede e al carattere, lo guida appunto il sacro fuoco di chi vuole smentire troppe voci critiche. Perché la stagione è ancora molto lunga, certo, ma il derby ha lanciato un segnale chiarissim­o. Perso Yaya Touré, Roberto Mancini ha ottenuto nell’ultimo giorno di mercato il totem che faccia da collante e dia un senso alle altre preziose tessere del mosaico nerazzurro.

MORATTI, CARISMA E BALO «Sono meraviglia­to dell’utilità di Felipe Melo, faccio i compliment­i a Mancini per aver insi- stito nel volerlo» ha detto ieri il socio di minoranza Massimo Moratti. Anche lui prima forse era perplesso all’idea di spendere soldi (pochi, invero) per un ex juventino, sul viale del tramonto e abbonato ai cartellini. Che inoltre avrebbe tolto spazio a Medel e al rampante Gnoukouri. Domenica sera tutti però hanno capito che Melo è speciale. A livello tecnico, con recuperi, lanci lunghi, dribbling e quella bussola fondamenta­le soprattutt­o quando il Milan, bravissimo ad attaccare gli spazi, prendeva l’avversario d’infilata. A livello di esperienza, per come ha sopperito ad una condizione carente - è al 60-70% - con trattenute e ancate appena sopra il limite della legalità. Ma soprattutt­o sul piano del carisma. Quello ce l’hai oppure no. E lui nella pentola deve esserci caduto da piccolo, visto come nel derby ha ruggito contro tutti e subito fiutato il nemico numero uno. Appena è entrato Mario Balotelli, lo ha timbrato con due colpi di avvertimen­to. «Quando c’è con la testa, è uno dei più forti al mondo. Dovevo menare, menare» la sua spiegazion­e a fine match.

JU-JITSU E AMICO VERO Il manifesto dello strafotten­te che Mancio ha tanto voluto anche per trasformar­e in grinta il buonismo di diversi compagni reduci da una stagione «da boy scout». Il bello è che l’«animale» Melo nel privato lascia spazio al perfetto padre di famiglia, con zero vizi, qualche hobby (carne, playstatio­n e Ju-Jitsu) e la riconoscen­za verso i veri amici. Tra questi c’è Agostino Alessio, il fisioterap­ista conosciuto ai tempi del Galatasara­y e diventato come un fratello. Anche a lui è andata la dedica post derby, dopo i mille massaggi - quello di ieri abbinato a una seduta in piscina con acqua calda - a ritemprare un fisico bestiale che pure contro il Mi- lan per un attimo ha ceduto ai crampi, dovuti anche allo stress di debuttare in un derby, al termine di un’estate in cui oltre alla perdita del nonno (un secondo padre) Felipe ha dovuto affrontare la paura di non colorare di nerazzurro il suo sogno. Ad «Ago» Melo si era affidato anche a novembre, per recuperare da un intervento per rimuovere un’ernia discale.

IL FELIPRIVAT­O «Amala!» ha twittato ieri Felipe con efficace sintesi interista. Così come ama i tre figli che sua moglie settimana scorsa ha recuperato a Istanbul. Li ha subito iscritti a una scuola internazio­nale e per evitare loro una fredda stanza d’albergo è già entrato in un appartamen­to a City Life, in attesa che terminino i lavori nella vera casa, in zona San Siro. Perché Melo va di fretta. I tifosi dell’Inter se ne sono accorti. Gli avversari stanno iniziando.

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